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L'odissea dei docenti «inidonei» Dalla cattedra alla segreteria

La Flc Cgil intanto si dice pronta ad «impugnare gli atti».

28/09/2012
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l'Unità

Luciana Cimino

 

Vengono definiti «inidonei». Sono quei docenti che dopo anni di servizio hanno dovuto rinunciare alla classe per il sopraggiungere di malattie gravi, invalidanti (tumori, Sla, distrofie, sclerosi multipla). Fino ad oggi erano stati sistemati dalle scuole nelle biblioteche o nei laboratori, spesso aperti e resi funzionali proprio per l'apporto di questi docenti. Da oggi non più. Il decreto Legge 95/12 (meglio noto come «spending review»), tra le altre cose si occupa anche di loro e all'art. 14 prevede il passaggio forzoso dei docenti inidonei in ruoli Ata. Cioè gli amministrativi, la segreteria. Un passaggio che i professori definiscono come «umiliante, degradante» e che non sarà indolore perché a rimetterci saranno i migliaia di precari che ogni anno vengono chiamati ad assolvere quei compiti e che nel tempo avevano coltivato la legittima aspettativa di essere assunti. In tutto sono circa 3500 docenti dal cui trasferimento lo Stato si aspetterebbe di incassare 28 milioni. «Ma sono persone con professionalità non risorse finanziarie», obietta Eugenio Ghignoni, dalla Flc Cgil Roma ovest. E spiega: «Gli insegnanti verranno mandati a fare un lavoro diverso, che non è il loro, privando dell'impiego persone già formate». «Il personale Ata non è composto da passacarte specifica Ghignoni - ci vogliono competenze per gestire le segreterie degli istituti al tempo dell'autonomia scolastica, così si mortificano gli amministrativi, nel contempo i professori inidonei si erano resi utili a curare laboratori e biblioteche, spesso le uniche in piccole realtà». Patrizia è una professoressa di matematica in una scuola superiore di Terni. Nel 2008 si è ammalata: carcinoma mammario. Ne è seguita operazione e chemioterapia. E ancora sta attraversando un percorso complicato. Parla di «manovra indecente» e racconta: «Io sono in grado di lavorare ma non reggo il ritmo della classe, con i ragazzi ci vuole forza. Ma sono una insegnante, mi sono specializzata, nella scuola sono stata sempre attiva, ora tutto ciò non mi viene riconosciuto e mi vogliono deportare a una funzione diversa per la quale serve una preparazione che non è la mia; i precari Ata fanno bene a essere arrabbiati, a viverlo come uno scippo». Dice che è un «provvedimento fatto sulla pelle dei lavoratori malati». E sottolinea: «Io sto relativamente bene ma altri colleghi hanno la Sla, la distrofia, tumori al cervello, ho l'impressione che al governo non l'abbiano capito e che, sulla scia dell'ex ministro Brunetta, ci vedano come imboscati, gente che non vuol lavorare». «Non ho scelto io di ammalarmi - continua Patrizia io e gli altri inidonei possiamo essere utili per seguire progetti, per formare colleghi, per i contatti esterni, per l'orientamento, oltre che per le biblioteche oppure ci mandino in pensione. Ma non può succedere che se a un certo punto della vita hai problemi gravi allora lo Stato ti dequalifica». Finora l'opposizione di tutti i sindacati di categoria ha bloccato il decreto attuativo. Mimmo Pantaleo, segretario nazionale Flc Cgil, è netto: «è un provvedimento disastroso, in un colpo solo si mortifica la professionalità dei docenti mentre si espellono 3500 precari». La soluzione per Pantaleo potrebbe essere «la dispensa, cioè la possibilità di transitare verso la pensione accertando chi può riprendere a lavorare e chi no» ma non si nasconde che «la situazione è drammatica, tra la riforma delle pensioni della Fornero e i nuovi tagli che il governo sta per varare sulla scuola e che si abbatteranno ancora sul corpo docente». Intanto ai ministri competenti è giunta l'interrogazione della deputata del Pd Caterina Pes. «La spending review è un provvedimento necessario ma il Pd non ha condiviso questa parte sugli inidonei dice - parliamo di docenti laureati che negli anni hanno dato competenze alle scuole che verranno dequalificati mentre i precari amministrativi saranno defraudati del lavoro. Ora è rimasto tutto a metà, non è stato neanche chiarito quali siano le modalità e i termini di questo passaggio, dal punto di vista contributivo o ai fini pensionistici, e adesso insegnanti e Ata non sanno quale sarà il loro futuro, ad anno scolastico già iniziato, hanno il diritto di avere risposte». La Flc Cgil intanto si dice pronta ad «impugnare gli atti». Anche Patriza, «se mi costringono a passare Ata andrò dal giudice».


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