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L’idea che gli studenti siano “consumatori” è dannosa. Parola del Rettore di Cambridge

In relazione allo sciopero dei docenti britannici, il vice-chancellor (equivalente alla nostra carica di Rettore) di Cambridge ha preso posizione attraverso una lettera pubblicata sul suo blog istituzionale di cui riportiamo alcuni estratti.

24/03/2018
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ROARS

«Sarebbe un errore dare per scontato che l’attuale rabbia nei confronti della dirigenza delle università sia dovuta solo alle pensioni del personale. C’è qualcosa di più che sta succedendo nei campus universitari di tutto il Regno Unito. Il risentimento è andato progressivamente crescendo, alimentato dalla convinzione largamente condivisa che le politiche perseguite da un governo dopo l’altro nel corso di due decenni stanno fondamentalmente danneggiando l’istruzione universitaria britannica. Questa settimana ho ricevuto una lettera dalla presidente del sindacato studentesco dell’Università di Cambridge. Ella sostiene che gli scioperi e le dimostrazioni riguardano “il futuro dell’istruzione superiore, la progressiva ‘mercatizzazione’ e la trasformazione degli studenti in consumatori”. Qualcuno potrà rimanere sorpreso venendo a sapere che io condivido pienamente le sue preoccupazioni. So che le condividono anche molti dei miei amici e colleghi nelle università di tutto il paese. Per troppo tempo l’idea dannosa che gli studenti siano “consumatori” è stata contrastata troppo debolmente. […] Ridurre gli studenti a semplici consumatori ha senso solo se il valore delle università è semplicemente economico. Questo sarebbe un errore fondamentale. Per secoli, le università hanno aiutato le generazioni successive a raggiungere il loro potenziale in questi luoghi di scoperta mozzafiato e intuizioni dirompenti. […] È da una generazione ormai, che i politici di ogni colore parlano come se le università britanniche fossero guaste e pertano bisognose della “disciplina del mercato”. […] Questo è un autogol.» Questa la reazione del Rettore di Cambridge al dibattuto sullo sciopero dei docenti britannici. E in Italia? In occasione dello sciopero dei docenti dello scorso settembre, il Presidente della CRUI non era stato meno pronto del Rettore di Cambridge. Pronto sì, ma non a difendere l’autonomia e i valori dell’istituzione universitaria, quanto piuttosto a convocare le rappresentanze dei docenti per regolamentare il diritto di sciopero, sostenendo che la Conferenza da lui presieduta costituiva l’organo rappresentativo dei “datori di lavoro”.

In relazione allo sciopero dei docenti britannici, il vice-chancellor (equivalente alla nostra carica di Rettore) di Cambridge ha preso posizione attraverso una lettera pubblicata sul suo blog istituzionale di cui riportiamo alcuni estratti.

However, it would be mistake to assume that the current anger directed at university leadership is all about staff pensions. Something more is happening on university campuses across the UK. Resentment has been building steadily, rooted in a widely shared sentiment that policies pursued by successive governments over two decades are fundamentally damaging British higher education.

I received a letter this week from the President of the Cambridge University Students’ Union. She argued that the strikes and demonstrations are “about the future of higher education, continued marketization and the move towards students as consumers.” It may surprise some to discover that I fully share her worries. I know that many of my friends and colleagues in universities across the country do, too.

For too long the damaging idea that students are “consumers” has been only weakly resisted. Being a “consumer” implies that students are nothing more than passive recipients of ideas delivered by lecturers. Yet, at its core, education is about active engagement of students with inherited knowledge, with new research, with other students, and with more senior academic guides and mentors. Of course, education is also about preparing students for life in the wider world, for careers, and for making a contribution to the community.

Reducing students to mere consumers only makes sense if the value of universities is simply economic. That would be a fundamental error. For centuries, universities have helped successive generations to achieve their potential in these places of breath-taking discovery and disruptive insight. […]
for a generation now, politicians of all stripes have talked as if UK universities are broken, and hence in need of “market discipline”. They talk as if our students, smart and energetic people, are in need of protection. This is an own goal.

Testo completo

https://www.cam.ac.uk/news/the-future-of-uk-universities-vice-chancellors-blog

Una versione editata è stata pubblicata sul Times:

https://www.thetimes.co.uk/article/turning-universities-into-businesses-caused-strikes-hzrxsv2q6


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