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L’esame di maturità può saltare, ma gli studenti dovranno raccontare la loro “alternanza scuola lavoro”

La bozza di un decreto sulla scuola potrebbe essere approvata entro domenica dal governo, La soglia del prossimo 18 maggio diventa decisiva non solo per gli scrutini telematici, ma anche per la maturità 2020. Se le scuole non riaprono entro quella data, gli esami di maturità e di terza media saranno ridimensionati. E gli studenti non saranno né bocciati né rimandati

03/04/2020
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il manifesto

Roberto Ciccarelli

Se l’emergenza coronavirus non permetterà il rientro a scuola entro il 18 maggio, si legge in una bozza di un decreto legge sulla scuola che sarà all’esame del Consiglio dei ministri tra il 3 e il 5 aprile, salterebbero le prove scritte dell’esame di maturità di quest’anno. Gli esami saranno allora ridotti a un colloquio onnicomprensivo di tutte le discipline con sei docenti interni e il presidente esterno. Nel caso in cui si tornasse prima del 18 maggio, la seconda prova dell’esame sarà sostituita da un’altra predisposta dalla singola commissione affinché sia aderente alle attività didattiche svolte nel corso dell’anno scolastico. Non è nemmeno esclusa l’ipotesi dell’eliminazione dell’esame di scuola media a causa dell’emergenza.

L’alternanza scuola lavoro non sarà considerata un requisito per accedere all’esame, ma il ministero guidato dalla Cinque Stelle Lucia Azzolina si è imputato e per non perdere una delle chicche della riforma renziana della cosiddetta “Buona scuola” sostiene nella bozza che le esperienze nei “percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento” – la nuova dizione nella buro-lingua ministeriale – saranno considerati parte del colloquio. I candidati potranno spiegare, in video, come hanno vissuto il primo assaggio dell’apprendistato al precariato.

Nemmeno lo svolgimento della prova Invalsi sarà considerato un criterio di ammissione all’esame di maturità, diversamente da quanto stabilito dai governi Conte 1 e Conte 2 che hanno messo un Cinque Stelle alla guida di Viale trastevere. Questo movimento aveva promesso in una lontana campagna elettorale di abolire la riforma di Renzi, e dunque sia l’alternanza scuola lavoro e che le prove Invalsi.

Non sarà tenuto conto, in ogni caso, dil monte ore di presenza, i debiti formativi, le sanzioni disciplinari.

Il provvedimento prevede la definizione dell’eventuale esame di recupero in tutti i cicli nel corso dell’anno scolastico successivo a decorrere dal primo settembre 2020, considerandoli attività didattica ordinaria. Non è prevista allora la bocciatura alla fine di quest’anno scolastico. Il decreto conferma la sospensione dei viaggi d’istruzione, iniziative di scambio o gemellaggio, visite guidate e uscite didattiche fino alla fine dell’anno scolastico 2020.

La data di inizio delle lezioni, il prossimo anno scolastico, potrà essere ridefinita, d’intesa con la Conferenza Stato-Regioni, «anche tenendo conto dell’eventuale necessità di recupero degli apprendimenti»; le procedure di immissione in ruolo dovranno concludersi entro il 15 settembre. «La ministra tira fuori dal cilindro le misure per la scuola, senza nessun confronto parlamentare. Andava data una più ampia opportunità di confronto», commenta Pino Turi segretario Uil Scuola «Ora che la pausa forzata dalla scuola in presenza si sta ulteriormente allungando vogliamo mettere in campo nuovi strumenti per sostenere docenti e studenti. Adotteremo un piano complessivo che possa guidare la Scuola nella prosecuzione di questo anno scolastico e guardando al prossimo. Di concerto con tutte le forze politiche che compongono la maggioranza», ha scritto nel pomeriggio su fb la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina.


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