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L’aspirante preside ha copiato il compito

Nove candidati scoperti e espulsi dal concorso

21/12/2011
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La Stampa

Maria Teresa Martinengo

Che in ogni concorso qualche furbetto tenti di copiare è nell’ordine delle cose. Ma che a infilare i bigliettini nel vocabolario sia chi aspira a diventare dirigente scolastico - nell’immaginario collettivo ancora «l’integerrimo», «il giusto», «il sanzionatore» - colpisce. Dispiace. Crea smarrimento. Eppure è successo.

È successo che, mercoledì scorso, primo dei due giorni di prove scritte dell’ormai celebre concorso nazionale partito con i contestati quiz, nove candidati si siano fatti buttare fuori dal D’Azeglio. Il liceo classico di via Parini, vicino a

Porta Nuova e al metrò, era stato scelto per accogliere i 460 docenti e vicepresidi che, su 1500, avevano superato la preselezione di ottobre. Studenti a casa due giorni, quindi, e professori di greco e latino a scuola, trasformati in addetti alla vigilanza dei colleghi impegnati nell’esame (sotto la direzione di una commissione ministeriale). A disposizione dei candidati, vocabolario e testi di legge non commentati. Niente cellulari, ovvio, bigliettini e appunti «utili».

«Nella mia aula - racconta un candidato - ci sono stati due casi. La commissione girava tra i banchi, ha aperto qualche vocabolario e due sono risultati “farciti”». In quel momento, i docenti che avevano violato le regole (inflessibili con i loro allievi?), deve essersi sentito ringiovanito di colpo. «Deve aver provato quella vergogna che da ragazzo, chissà, aveva provato in analoga circostanza», commenta un altro aspirante alla dirigenza.

Ma ringiovaniti si sono sentiti anche i candidati che onestamente faticavano sul tema (l’evoluzione della figura del dirigente scolastico negli ultimi decenni). «Dov’ero io non è accaduto nulla di strano, ma i colleghi che sorvegliavano - racconta una docente - ci aggiornavano sul numero degli espulsi: cinque, sette, nove. La commissione è arrivata anche da noi a controllare. Mi è venuta l’ansia, per un quarto d’ora non sono più riuscita a scrivere. Mi dicevo: tranquilla, la maturità l’hai già data...». Atmosfera tesa, insomma.

«Quei docenti non hanno fatto certo una bella figura. Non hanno ricevuto sanzioni, ma la sanzione vera è l’espulsione», dice il direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale, Francesco De Sanctis. «In queste prove c’è sempre chi ha il desiderio di avere a disposizione “qualcosa di rassicurante”, ma quelle persone hanno esagerato. Sappiamo - aggiunge - che anche altrove è successo, in Puglia, per esempio. Noi, comunque, abbiamo dimostrato di aver controllato». A livello nazionale il Piemonte è stata la regione dove le prove si sono svolte nel modo migliore. «Le nostre tracce non hanno ricevuto critiche. Tra l’altro, erano talmente aperte che non c’era nulla da copiare», conclude De Sanctis.

Per il direttore dell’Ufficio Scolastico Territoriale Alessandro Militerno «l’espulsione di una decina di candidati è stata una sorpresa. Avrebbero dovuto raggiungere i massimi livelli della dirigenza della scuola, invece si sono comportati come i loro allievi dodicenni». Per Tommaso De Luca, presidente dell’Asapi, l’Associazione delle scuole autonome del Piemonte, «il preside manager non dovrebbe dimenticare quello che è stato ed è il suo primo mestiere, l’educatore. E al mattino dovrebbe sempre potersi guardare allo specchio».
 


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