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L’accordo sui precari e la scuola condannata alla supplentite

L’ultimo accordo siglato al Miur fra governo e sindacati ne è la rappresentazione plastica: un groviglio di diritti (sacrosanti) e scorciatoie (ingiuste)

13/06/2019
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Corriere della sera

Orsola Riva

Niente da fare. Apparentemente la scuola italiana è condannata alla «supplentite», quella malattia cronica che costringe i precari ad anni di purgatorio prima di poter entrare in ruolo, e i nostri figli a una girandola di prof. L’ultimo accordo siglato al Miur fra governo e sindacati ne è la rappresentazione plastica: un groviglio di diritti (sacrosanti) e scorciatoie (ingiuste). Sono passati meno di sei mesi da quando l’allora neo ministro Marco Bussetti prometteva di porre fine una volta per tutte alla giungla delle abilitazioni inaugurando una stagione fatta solo di concorsi snelli che avrebbero fatto salire in cattedra prof freschi di laurea. Che cosa resta oggi, dopo l’intesa raggiunta, di quelle promesse? Un concorso ordinario da 24 mila posti, la metà di quelli che erano previsti originariamente. Come mai? Perché l’altra metà andrà per un concorso straordinario — leggi facilitato — riservato ai precari con più di 36 mesi di supplenze alle spalle. Per loro ci sarà una supervalutazione del punteggio di servizio, tanto che le prove risulteranno quasi solo una formalità. Insomma, ancora una volta i più vecchi passeranno davanti ai più giovani secondo una logica del diritto guadagnato sul campo identica a quella che regola la carriera degli insegnanti dove l’unica forma di progressione possibile (anche negli stipendi) è quella dettata appunto dall’anzianità. E comunque i primi vincitori dei due concorsi non saliranno in cattedra prima di settembre 2020, mentre dopo l’estate ci sarà un nuovo record di supplenti. Ma c’è un’altra zeppa contenuta nell’accordo di martedì sera, anche più grave di questa ennesima sanatoria: è quella sui nuovi percorsi abilitanti (Pas) che verranno avviati nei prossimi mesi per consentire l’iscrizione nella seconda fascia delle graduatorie — quella che dà diritto alle supplenze per tutto l’anno — a un nuovo esercito di precari. Oltre infatti a quelli con 3 anni di scuola pubblica alle spalle, il governo ha deciso di aprire anche ai docenti delle paritarie (care alla Lega) e ai dottori di ricerca, andando così a gonfiare di nuovo le sacche del precariato che già la Buona scuola aveva promesso di svuotare. E dire che il combinato disposto dell’onda lunga dei pensionamenti dei baby boomer e del Quota 100 avrebbe offerto a questo governo l’opportunità unica di una programmazione efficace, fatta di concorsi (veri) con cadenza biennale e di prof scelti in base alle competenze e nelle regioni dove effettivamente servono. A meno che l’accordo siglato ieri con grande soddisfazione dai sindacati in realtà non faccia ancor più comodo al governo che invece di coprire i posti che si svuoteranno con dei docenti assunti a tempo indeterminato, in questo modo ancora per qualche anno potrà evitare di pagare le ferie estive a decine di migliaia di supplenti.


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