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Its garanzia di occupazione: il 90% ha un lavoro «coerente»

«Sbloccati 32 milioni destinati alle Regioni»

13/05/2019
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Il Sole 24 Ore

Claudio Tucci

Passano gli anni, cambiano i governi ma gli Its, le super scuole di tecnologia post diploma - a oggi l’unico canale terziario alternativo all’università - si confermano un formidabile passepartout per il lavoro: l’80% dei diplomati, a un anno dal titolo, ha un impiego; e nel 90% dei casi, per di più, in un’area coerente con il percorso svolto, in aula e “sul campo”. Si tratta di due numeri, contenuti nel monitoraggio 2019, targato Miur-Indire, che verrà presentato domani, che spiccano in un’Italia dove il tasso di disoccupazione giovanile è al 30,2% (peggio di noi, solo Spagna e Grecia); e dove circa un terzo delle imprese lamenta difficoltà nel reperire profili tecnici a causa dell’elevato mismatch.

Il successo dei percorsi Its (il monitoraggio ne passa al setaccio 139, con 3.367 iscritti e 2.601 diplomati) è legato a due fattori. Il primo, è che questi istituti si collegano a un reale bisogno delle aziende. Il secondo, è che formano le persone direttamente per un “mestiere”. I docenti infatti che provengono dal mondo del lavoro sono il 70% e in stage si fa il 42% delle ore totali. Quasi il 40%, poi, dei partner degli Its, sono imprenditori che assumono o fanno assumere i ragazzi che specializzano. La stragrande maggioranza dei contratti firmati sono stabili: tempo indeterminato o apprendistato.

Certo, a una decina d’anni dal loro debutto, i dati restano di nicchia: le fondazioni, che gestiscono gli Its, hanno superato quota 100, ma tutti gli studenti frequentanti sono circa 13mila; un dato di gran lunga inferiore alla Germania, per esempio, dove i giovani che frequentano sistemi di formazione terziaria professionalizzante sono 764.854. In Francia sono 529.163, in Spagna 400.341, nel Regno unito 272.487. Inoltre, dei 139 percorsi monitorati da Miur e Indire, 74 sono vere e proprie eccellenze (si trovano in Lombardia, Veneto, Piemonte, Liguria, Emilia Romagna e Umbria, soprattutto - e principalmente nelle aree tecnologiche della meccanica, della mobilità sostenibile, della moda). Trentatre percorsi sono bocciati o “rimandati” (in testa Sardegna, Calabria e Sicilia), 32 sono sufficienti.

«Il monitoraggio 2019 manda un messaggio chiaro a famiglie e studenti - commenta il vice presidente di Confindustria per il Capitale umano, Gianni Brugnoli -. Chi sceglie un Its ha la garanzia di trovare subito un lavoro e di trovarlo coerente con il proprio percorso formativo. Ci sono però dei problemi da risolvere. Bisogna analizzare ai raggi X i percorsi critici o problematici e capire come migliorarli. Serve inoltre ragionare insieme su come potenziare ulteriormente - per farne modelli replicabili e diffondibili - i percorsi con elevati standard di qualità. Premiare i migliori servirà anche ad affrontare quella che è una questione strategica per la nostra economia: il numero annuale di diplomati Its è ancora basso, poco più di 2.600 persone. Ne servono almeno 20mila soltanto per rispondere all’emergenza di competenze delle nostre imprese nei prossimi 12 mesi». Quest’anno gli istituti tecnici superiori, rifinanziati dal precedente esecutivo in chiave 4.0, possono contare su 32 milioni di euro statali, a cui si aggiungo i 50 circa provenienti dalle regioni. Ma, per il salto di qualità, servono risorse aggiuntive, stabili e un’operazione di semplificazione burocratica e normativa (a oggi ancora al palo).

«Gli Its sono il canale formativo che ha maggiore successo occupazionale in Italia - aggiunge il presidente di Indire, Giovanni Biondi -. Per questo sono cresciuti gli investimenti nel settore, ma adesso occorre spingere le Regioni a fare una manutenzione efficace del sistema. Ci sono fondazioni che non erogano corsi da tre anni, e percorsi inseriti nell’area critica per lo stesso periodo. Bene, quindi, premiare i migliori, ma si dovrebbe prevedere anche la chiusura per gli altri».

Del resto, gli Its “al top” sono una risorsa, specie in chiave Industria 4.0. Un esempio? All’Its Umbria Academy (presente tra i percorsi eccellenti). «Quest’anno - risponde il direttore, Nicola Modugno - i ragazzi si sono confrontati con la reingegnerizzazione di un drone ad uso civile, per alleggerirlo, sostituendo un sopporto metallico, che è stato riprogettato, prototipizzato e collaudato, grazie all’utilizzo di software di progettazione, stampanti 3D di ultima generazione e sistemi di misura tridimensionali e laser, presenti nel laboratorio. L’obiettivo è far confrontare gli studenti con le più evolute tecnologie per avvicinarli, rapidamente, al mondo del lavoro».

«Sbloccati 32 milioni destinati alle Regioni»

Eugenio Bruno

La lunga attesa è finita. Il decreto ministeriale che assegna agli Its i 10 milioni aggiuntivi previsti dalla manovra 2018 ma mai stanziati è stato “scongelato”. L’annuncio lo dà al Sole 24 Ore del Lunedì lo stesso ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti. «L’ho firmato in queste ore. Con largo anticipo rispetto al termine che la legge fissava a settembre. Le Regioni avranno 32 milioni di euro da destinare al fondo per il finanziamento degli Istituti tecnici superiori. Di questi 22 potranno essere erogati subito, mentre la quota rimanente sarà utilizzata a titolo di premialità».

A che cosa serviranno?

Più risorse e disponibili prima vuol dire garantire una maggiore offerta formativa per i nostri giovani, programmata per tempo. Abbiamo voluto fare in fretta perché sosteniamo convintamente i percorsi Its: il nostro Paese ha bisogno di tecnici qualificati in grado di inserirsi nei settori strategici del sistema economico-produttivo.

Rivedrete anche la governance per rafforzare il ruolo delle imprese?

La loro partecipazione nella governance è fondamentale. Dal monitoraggio che abbiamo svolto quest’anno, emerge che già adesso è pari al 37,4% nel partenariato delle fondazioni Its. Proprio in questi giorni stiamo stipulando un Protocollo con Confindustria, perché crediamo sia importante potenziare la sinergia con il mondo produttivo. Una delle priorità di questo Governo è costruire percorsi di sviluppo e progresso per il nostro Paese a partire dal nostro straordinario capitale umano. In altre parole, vogliamo creare un legame più stretto tra mondo dell’istruzione e della formazione e imprese, per far sì che l’innovazione si traduca in produttività, occupazione, crescita.

Dal monitoraggio emerge però che un Its su 4 non è all’altezza del compito. Come interverrete?

I monitoraggi sono utili perché consentono di intervenire strategicamente, per obiettivi precisi. E da quello effettuato, in realtà non emergono dati allarmanti, anzi: dei 139 percorsi monitorati nel 2019 solo 14 risultano problematici. Per questi sono previste azioni specifiche di supporto, in un’ottica di miglioramento progressivo, anche integrando atti di programmazione regionale. Ci sarebbero poi 19 percorsi critici e per questi valuteremo gli interventi opportuni in base all’accordo in Conferenza Unificata del 2015. Sicuramente, come previsto dalla legge di bilancio 2019, avvieremo un processo di ridefinizione degli standard organizzativi delle strutture e dei percorsi degli Its.

Nonostante i tassi di occupazione al top gli iscritti restano pochi: 12mila contro gli 800mila della Germania?

La Germania ha una tradizione differente in questo ambito e fare paragoni può essere fuorviante. Ma è indubbiamente è un settore che nel nostro paese va potenziato. Gli Its sono relativamente giovani, sono nati 10 anni fa. Ma il numero degli iscritti aumenta di anno in anno. E questo dipende dall’alto livello dell’offerta. Ma anche dall’attività di orientamento: per questa sono stati investiti oltre 370mila euro, quasi il doppio rispetto allo scorso anno. Inoltre, grazie alle risorse liberate con il decreto di cui parlavamo prima, saranno circa 3.000 i giovani in più che, terminata le superiori, potranno accedere agli Its. Ripeto: il nostro obiettivo è far sì che ciascun giovane trovi la propria strada.

Si supererà la concorrenza reciproca tra Its e lauree professionalizzanti che non serve a nessuno?

Dobbiamo definire un sistema integrato e farlo funzionare al meglio. L’obiettivo deve essere strutturare percorsi di qualità rispondenti alle esigenze degli studenti e dei territori. Non costruire poltrone. Creare condizioni di lavoro in sinergia e maggiori collaborazioni. Non sovrapposizioni. Stiamo approfondendo la questione e interverremo nella maniera più opportuna. In modo tale da non disperdere risorse e da raggiungere risultati significativi.


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