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Italia, il Paese della laurea ereditaria: 4 medici su 10 sono figli di medico

A un bambino nato in una famiglia povera ci vogliono 5 generazioni per raggiungere il reddito medio. L’ascensore sociale rotto e il dibattito sul fallimento della meritocrazia

18/11/2020
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Corriere della sera

Orsola Riva

La laurea? In Italia non si ottiene, si eredita. Da noi se non hai almeno un genitore laureato hai pochissime probabilità di riuscire a tagliare il traguardo. Solo un ragazzo su sette ce la fa (il 13,9%), contro il 25 per cento dei tedeschi e quasi un francese su tre. Tutti gli altri (l’86,1%) restano al palo. E - si badi - i dati non si riferiscono a tutta la popolazione: solo ai 30-44enni. Al contrario, chi ha almeno un genitore laureato ha il titolo praticamente in tasca (87% dei 25-64enni). Se poi per caso è figlio di un notaio, di un avvocato o di un medico, è probabile che scelga a sua volta di fare l’avvocato, il notaio o il medico. Basta buttare un occhio a chi ha appena concluso il percorso: un laureato in Giurisprudenza su tre e più di 4 laureati su dieci in Medicina e Odontoiatria hanno seguito le orme di mamma o papà (dati Almalaurea sul profilo dei laureati nel 2019). Evidentemente, nemmeno il test d’accesso all’università è riuscito a scardinare un sistema in cui la professione si passa di padre in figlio.

Dati Almalaurea 2020Dati Almalaurea 2020

L’ascensore sociale rotto

Sul lato opposto della scala sociale, vale più o meno lo stesso per i figli dei lavoratori manuali: quattro su dieci da adulti svolgono lo stesso tipo di occupazione dei genitori. Mentre solo il 6% dei figli di chi è fermo alla terza media riesce a laurearsi. I ricercatori dell’Ocse hanno calcolato che in Italia perché un bambino nato in una famiglia povera possa fare il salto di classe e raggiungere il reddito medio ci vogliono 5 generazioni. Intendiamoci: non siamo certo l’unica economia avanzata in cui l’ascensore sociale si è rotto. Gran Bretagna, Stati Uniti, Francia e Germania fanno come o peggio di noi. Ma questo non significa che accorciare le distanze sia impossibile. Nei Paesi scandinavi, per esempio, bastano due, massimo tre generazioni.

La tirannia del merito

Che cosa non ha funzionato di qua e di là dall’Atlantico? Tante cose, ma ultimamente nel dibattito intellettuale, soprattutto in America, a finire sul banco degli imputati è stata la dottrina meritocratica, che nel mondo anglosassone impera da alcuni decenni e da qualche anno si era imposta anche in Italia con la promessa di scardinare un sistema basato su familismi amorali, raccomandazioni e spintarelle. Alla prova dei fatti, la cosiddetta meritocrazia non solo non ha ridotto le diseguaglianze di partenza, ma ha finito per giustificarle moralmente in nome di un darwinismo sociale per cui se non ce la fai è solo colpa tua. Questo, almeno, è quanto sostiene il filosofo Michael Sandel, professore ad Harvard, nel suo ultimo saggio intitolato «The tiranny of merit». Secondo Sandel la recente fortuna planetaria dei vari movimenti e leader populisti sarebbe riconducibile in ultima istanza proprio alla rabbia dei ceti più poveri traditi dalla retorica meritocratica dei leader democratici (da Blair a Obama) secondo cui chiunque lavori duro e coltivi i propri talenti ha la possibilità di raggiungere i traguardi che merita. E se non ci riesce, non può prendersela che con se stesso.

«Choosy» a chi?

Di questa retorica colpevolizzante abbiamo avuto qualche esempio anche da noi, con accuse periodiche ai giovani di essere sdraiati, bamboccioni o «choosy». Se in Italia così tanti ragazzi e ragazze sono disoccupati e così pochi raggiungono la laurea, era ed è il retropensiero, un po’ forse è anche colpa loro. Seguendo questa logica, negli ultimi anni ci si è concentrati più sulla lotta agli universitari fuoricorso che sugli aiuti agli studenti bisognosi (e meritevoli). Mentre intanto l’Italia continuava a sprofondare nelle classifiche internazionali. L’anno scorso eravamo penultimi in Europa per numero di giovani laureati: 27,6 per cento dei 30-34enni. Le cause sono molteplici: caro tasse (da noi una laurea triennale costa 1.350 euro, in Francia qualche centinaio di euro, in Germania è gratis), scarsità di borse di studio, marginalità dell’offerta di corsi di laurea professionalizzanti, che in altri Paesi (Germania in testa, dove le Fachhochschule contano 800 mila iscritti) sfornano un esercito di tecnici super specializzati ambitissimi dal mondo del lavoro.

Il buco delle lauree professionalizzanti

A due anni dalla partenza, la sperimentazione delle lauree professionalizzanti che avrebbero dovuto formare i geometri e i periti agrari e industriali di domani, resta confinata a una trentina di corsi in tutta Italia da 50 posti ciascuno. Quanto agli Its, i corsi triennali di formazione post secondaria che lavorano in sinergia con le realtà produttive territoriali, hanno tassi di occupabilità altissimi (83 per cento a un anno dal diploma), ma al momento sono fermi a 15 mila iscritti. La ministra Lucia Azzolina vorrebbe strappare due miliardi dal Recovery Fund per arrivare a 37.500 iscritti fra cinque anni: obiettivo ambizioso, ma comunque lontanissimo dai traguardi tedeschi.

Penultimi o ultimi? Questo è il dilemma

Sul fronte del diritto allo studio, invece, va dato atto al ministro dell’Università Gaetano Manfredi di aver scongiurato il rischio che l’emergenza Covid si traducesse in una drammatica emorragia di nuovi iscritti, strappando al governo oltre 200 milioni per il diritto allo studio: con quei soldi è stato possibile innalzare la soglia di reddito della no-tax area universitaria da 13 a 20 mila euro e ridurre l’anomalia tutta italiana degli idonei non beneficiari (studenti che avrebbero diritto a una borsa di studio ma non la ricevono per mancanza di fondi). Ma, per come siamo messi, tenere la posizione non può certo bastare. Se non approfittiamo subito dei soldi messi a disposizione dall’Europa per un gigantesco piano di rilancio dell’università, c’è il rischio che anche la Romania, che è subito dietro di noi per numero di giovani laureati, ci superi. E allora, saremo proprio gli ultimi.


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