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Istruzione, bocciata l'Italia aumenta il divario Nord-Sud

È un quadro sconfortante quello che esce dal rapporto Istat sull'istruzione e l'occupazione

23/07/2020
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Il Messaggero

Agli ultimi posti in Europa per livello di istruzione, e ai primi per il numero di Neet, ovvero di giovani che non studiano e non lavorano. Sono un esercito di due milioni. Tra l'altro - e non è per nulla un fattore irrilevante - con un divario sempre più ampio tra Nord e Sud. Nel Mezzogiorno solo poco più della metà degli adulti (54%) ha conseguito almeno il diploma di scuola secondaria superiore: nel Centro Nord sono i due terzi (65,7%). E ancora: appena un meridionale su cinque ha raggiunto la laurea, mentre nel resto del Paese la percentuale è uno su tre. È un quadro sconfortante quello che esce dal rapporto Istat sull'istruzione e l'occupazione.
L'Italia è davvero indietro rispetto ai suoi principali partner europei. Abbiamo una media di diplomati pari al 62,2%, contro il 78,7% di quella Ue. Solo Spagna, Malta e Portogallo stanno messi peggio di noi. Siamo quasi 25 punti percentuali sotto la Germania (86,6%), circa 18 punti in meno della Francia (80,4%) e 19 rispetto al Regno Unito (81,1%). E se è vero, come è vero, che più un Paese è istruito più ha capacità di sviluppo, allora c'è poco da stare tranquilli.
I giovani stanno recuperando (e questo ci dà un po' di speranza): nel 2019, oltre i tre quarti (76,2%) dei 25-34enni ha almeno il diploma di scuola secondaria superiore, a fronte di appena la metà (50,3%) dei 55-64enni. Ma lo svantaggio rispetto all'Europa resta marcato. Soprattutto a livello di laurea: nella fascia di età under 35 solo il 27,6% aveva conquistato la laurea nel 2019 (-0,2 punti rispetto al 2018), piazzandoci penultimi nell'Ue, avanti solo alla Romania. Secondo l'Istat, una ragione c'é: la limitata disponibilità di corsi terziari di ciclo breve professionalizzanti. 
Nel Mezzogiorno poi la situazione è davvero drastica: si laurea circa un quinto dei giovani (21,2%, stabile rispetto al 2018), contro l'oltre 30% registrato nel Nord (31,4%, -1,1 punti rispetto al 2018) e nel Centro (31,3%, +1,4 punti). La popolazione residente nel Mezzogiorno è meno istruita ma i vantaggi occupazionali dell'istruzione sono maggiori rispetto al Centro-nord.
La laurea paga, è vero: nel 2019, il tasso di occupazione italiano tra i laureati di 25-64 anni è di quasi 30 punti (28,6) più elevato di quello registrato tra chi ha conseguito al massimo un titolo secondario inferiore. 
LA DISILLUSIONEMa non tutti i laureati trovano lavoro. «Il tasso di occupazione della popolazione laureata residente in Italia è superiore solo a quello greco ed è di ben 5 punti più basso di quello medio europeo» fa notare l'Istat. In Italia la quota degli occupati tra i 30-34enni laureati non raggiunge l'80% (78,9%) contro un valore medio europeo dell'87,7%. 
E così prende il sopravvento la disillusione: vale davvero studiare così tanto per poi rimanere disoccupati? È la domanda che si fanno i tanti che abbandonano precocemente gli studi. E poi rimangono nel limbo chiamato Neet (non studiano e non lavorano). Lo abbiamo detto: in Italia sono un esercito, due milioni. Pari al 22,2% dei giovani nella fascia d'età 15-29 anni. Un dato in diminuzione rispetto al 2018, (-1,2%), ma resta comunque la quota più alta in Europa, circa 10 punti superiore al valore medio Ue (12,5%). E anche in questo caso il Sud ha il primato del primato: nel Mezzogiorno l'incidenza dei Neet è più che doppia (33%) rispetto al Nord (14,5%) e molto più alta di quella rilevata al Centro (18,1%). 
LA QUESTIONE FEMMINILELa condizione di Neet è più diffusa tra le donne (24,3% contro il 20,2% degli uomini). Eppure le donne sono più istruite rispetto agli uomini. Le laureate sono il 22,4% contro il 16,8% degli uomini, e il 64,5% delle donne ha in tasca un diploma contro il 59,8% degli uomini. Accadde anche nel resto dell'Europa che le donne siano più istruite degli uomini, ma da noi il gap è di 5 punti percentuali, la media Ue è di un solo punto di differenza. Tuttavia, nel mondo del lavoro le donne restano sfavorite: il tasso di occupazione femminile è al 56,1% rispetto al 76,8%. A incidere è sicuramente anche il percorso di studi che si sceglie: le cosiddette lauree Stem (Science, Technology, Engineering and Mathematics) sono diffuse al 37,3% tra gli uomini e solo al 16,2% tra le donne, che continuano a preferire le lauree umanistiche. 
Giusy Franzese


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