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Istituti tecnici superiori, il Miur:verranno premiati solo i migliori

Il sottosegretario Toccafondi: basta fondi a pioggia, sempre più aziende chiedono figure specializzate. Sette milioni di euro solo per gli Its che fanno trovare lavoro

06/11/2015
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Corriere della sera

Claudia Voltattorni

Roma C’è l’istituto dove si impara a lavorare il pellame direttamente da Gucci. E quello dove si sale sulle navi Costa e si naviga per mesi. A Bari, si impara la meccanica con i professori della Bosch. E a Malpensa tecnici di Finmeccanica e di Alenia insegnano a montare gli aeroplani. Sono 82 in tutta Italia, «un’eccellenza unica» che anche la cancelliera Angela Merkel invidia, «tanto che la stanno studiando anche in Germania». Ma ora, dice il sottosegretario all’Istruzione Gabriele Toccafondi, «serve una marcia in più». Perché gli Istituti tecnici superiori, (Its), dal 2009 ad oggi stanno diventando sempre di più un punto di riferimento per far nascere nuovi professionisti in quei settori in cui l’Italia eccelle. E un punto di riferimento per le aziende, piccole e grandi, per cercare e formare i propri lavoratori specializzati del futuro.

Lavoro entro un anno

Ma, «dice Toccafondi - occorre alzare il livello qualitativo: gli Its hanno dimostrato che quando la scuola, le aziende, il mondo del lavoro, gli enti di ricerca collaborano i risultati si vedono». L’80 per cento dei ragazzi uscito dopo i due anni di corso ha trovato un lavoro entro un anno. Sono 3095 finora i diplomati. I corsi conclusi 205 con 363 percorsi attivati. Dal 2010 in media sono stati aperti una ventina di Its all’anno. E la richiesta da parte delle aziende cresce. I corsi prevedono infatti 600 ore obbligatorie da effettuare sotto forma di stage all’interno delle imprese. Le aziende coinvolte finora sono state 3.156. Ma solo il 7% è una grande azienda (con oltre 250 dipendenti). «È qui che serve un salto di qualità - dice Toccafondi -: bisogna coinvolgerne semper di più perché loro hanno sempre più bisogno di personale qualificato».

Nuove regole: stop fondi a pioggia

Ma servono nuove regole. «Sempre più enti, Regioni, province, stanno chiedendo di aprire un Its nella propria area, non tutti sono di qualità altissima». Ecco allora che il Miur, un anno fa, ha deciso di fare un prima mappatura del tipo di corsi offerti e soprattutto dei risultati alla fine dei corsi. Perché «la formazione specializzante deve essere collegata alla richiesta del territorio: non dovrebbe mai essere costituito un Istituto in un’area tecnologica che non ha interlocutori a livello di imprese». Su 82 Its, una decina non è stata valutata positivamente dal Miur. Quindi, ecco le nuove regole. «Basta fondi a pioggia - spiega Toccafondi -: il 30% delle risorse per gli Its (20 milioni circa) sarà assegnato su parametri qualitativi basati per il 40% sull’occupabilità dei ragazzi. Gli Its che riceveranno una valutazione inferiore a 50/100 non riceveranno finanziamenti e, dopo 3 anni di valutazioni negative, non potranno più rilasciare titoli di studio». Ma questo è solo il primo passo. Perché la formazione degli Its, continua Toccafondi, «va inclusa nel Piano Nazionale della Ricerca e poter quindi accedere ai fondi Pon (20 milioni di euro)», ma soprattutto: «Entrare nell’orientamento alle scuole superiori: bisogna rendersi conto che le nostre eccellenze possono uscire anche da questo tipo di scuole, più legate al mondo del lavoro di quanto non lo siano altre realtà: c’è un muro culturale da abbattere».


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