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Istat, la disfida gialloverde per conquistare la presidenza

Il M5S non vuole lasciare a Salvini il controllo dell’Istituto che diffonde i dati chiave

24/09/2018
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la Repubblica

Luisa Grion

Sembrava quasi fatta, e invece i tempi per designare il nuovo presidente dell’Istat si allungano: quello che sembrava ormai deciso non lo è più e la partita considerata chiusa si è riaperta. Tanto che la Corte dei Conti - per mettere fine ad una vacanza di vertice proprio nel momento in cui l’istituto di statistica é chiamato a fornire al governo i numeri sui quali appoggiare la manovra - ha deciso di affidare " provvisoriamente" le funzioni di presidente dell’istituto a Maurizio Franzini, consigliere anziano dell’Istat e docente all’Università La Sapienza di Roma. Un incarico senza compenso, dovuto "all’eccezionalità della situazione" e in attesa di una nomina definitiva alla quale, sottolinea la Corte, bisognerà provvedere "con sollecitudine".

Nei fatti però la soluzione del caso sembra ancora lontana, perché alla partita - fino a poco tempo fa saldamente in mano alla Lega - ora sono molto interessati anche i 5Stelle, ormai decisi a non lasciare campo libero agli alleati di governo in un terreno tanto delicato come quello della definizione dei parametri economici. Così i candidati " di punta " sono diventati due: Gian Carlo Blangiardo, molto gradito alla Lega, e Maurizio Vichi, preferito invece dal Movimento. E a complicare il quadro di una nomina entrata a pieno titolo nel duetto delle spartizioni, ci sono anche le accuse di scarsa trasparenza delle procedure mosse dal sindacato.

É proprio da lì che nasce il caso. L’incarico dell’ ex presidente Giorgio Alleva, scaduto a metà luglio, era stato prorogato fino a metà agosto. Forte del fatto che la proposta del nuovo vertice spetta al ministro della Funzione Pubblica, quindi alla leghista Giulia Bongiorno, alla fine di luglio già circolava con insistenza il nome di Gian Carlo Blangiardo, presentato come il candidato del governo, ma di fatto considerato in quota Lega. Classe 1948, cattolico, attuale-vice direttore del dipartimento di Statistica e metodi quantitativi dell’Università Bicocca di Milano, esperto in demografia, Blangiardo ( che nel frattempo aveva confidato " è molto probabile che mi debba trasferire a Roma") ha un curriculum di peso, ma é noto alle cronache per le sue posizioni contro lo Ius soli, la stretta all’immigrazione e per le divergenze del caso con Tito Boeri, presidente dell’Inps. Posizioni che gli hanno fatto conquistare la simpatia di Matteo Salvini. Con il suo nome, dunque, la questione sembrava risolta: la procedura per designare la presidenza Istat è infatti abbastanza complessa, prevede passaggi al Consiglio dei ministri e maggioranza nelle commissioni Affari costituzionali di Camera e Senato, ma il nome viene identificato dal ministro della Funzione pubblica che lo sceglie da un elenco di autocandidature online. Quando fu fatto circolare il nome di Blangiardo " l’avviso pubblico per manifestazione d’interesse" non era ancora stato pubblicato sul sito del ministero, tanto che la Flc Cgil, parlò di " chiamata diretta e rischio di lesione all’indipendenza dell’istituto". Il bando fu pubblicato a fine mese e chiuso dopo ferragosto. Oggi l’elenco comprende una quarantina di auto candidati, fra i quali Gian Carlo Blangiardo e Maurizio Vichi, direttore del dipartimento di Scienze statistiche della Sapienza di Roma, classe 1959, altrettanto ampio curriculum nazionale e internazionale e un particolare interesse per la digitalizzazione e la certificazione dei dati. Sarebbe lui il candidato di punta del Movimento, consapevole ormai dell’ importanza " politica" della diffusione dei numeri e quindi poco intenzionato a lasciare alla Lega totale autonomia di scelta. Spartizione a parte, resta il problema del metodo: "Non si può procedere, come oggi avviene, con una designazione secca di un qualunque esecutivo in base a criteri non conosciuti, ci deve per lo meno essere un comitato di garanzia che presenti una ristretta rosa di nomi", dice Francesco Sinopoli, segretario generale Flc Cgil. Un problema, quello della trasparenza e della definizione dei metodi, che il futuro presidente dovrà affrontare anche all’interno dell’istituto. Negli ultimi giorni di presidenza, quindi in regime di " prorogatio", Alleva firmò le delibere di avvio di concorsi pubblici con una metodologia fortemente contestata dai sindacati che hanno inviato all’ex presidente una diffida a procedere. I requisiti richiesti dai bandi sarebbero "oltremodo dettagliati e adatti all’esperienza di pochi candidati". Tanto da risultare " ad personam e strettamente connessi alla presidenza ormai conclusa". Altra patata bollente da gestire per il presidente che verrà, perché Franzini, deve occuparsi solo dell’ordinanza amministrazione.


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