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Intervista alla ministra Fedeli: i docenti meritano più soldi, ma anche il rispetto dei genitori

Subito il concorso a Preside, fra un anno tocca ai docenti

27/07/2017
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La Tecnica della Scuola

Alessandro Giuliani

I rapporti tra insegnanti e genitori spesso si sono deteriorati anche perché non c’è più quella forma di rispetto che si coltivava in passato.

A dirlo alla Tecnica della Scuola è la ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Valeria Fedeli: un’altra “chicca” che il nostro portale offre ai suoi lettori, trattandosi della prima intervista rilasciata ad un giornale on line specializzato.

La lunga intervista arriva nel bel mezzo di una estate, quella del 2017, che per la scuola si prospetta come un vero spartiacque: il nuovo anno scolastico, con diverse deleghe della 107/15 che entreranno a regime, porterà infatti diverse novità.

È lunga la lista degli appuntamenti da marcare in rosso. La Fedeli li ha affrontati uno a uno, spiegando la posizione del Miur e come si sta procedendo: l’ordinato avvio del nuovo anno, la prosecuzione del piano sull’edilizia scolastica e la messa a regime dell’alternanza scuola-lavoro, l'immissione in ruolo dei docenti del concorso 2016 e l'avvio del nuovo reclutamento, l'immediata assunzione di 52mila insegnanti, il rinnovo del contratto e delle graduatorie d’istituto, la mobilità dopo i problemi dell’algoritmo dell'anno scorso, le polemiche sul boom di trasferimenti al Sud grazie alla Legge 104, l’attuazione dei decreti legislativi della Buona Scuola, la stabilizzazione dei precari storici.

Ministro, lei ha detto più volte che la valorizzazione del personale scolastico è legata a doppio filo al rinnovo del contratto. L’accordo, però, si fa in due e i sindacati pretendono più soldi da parte del Governo: come se ne esce?

Il ruolo delle insegnanti e degli insegnanti, cui spetta il compito centrale e delicato di guidare le nuove generazioni nel domani, è importante e come tale va riconosciuto. Anche economicamente. In questi ultimi anni, dall’approvazione della Buona Scuola in poi, sono state messe in campo risposte importanti sul personale della scuola: il piano straordinario di assunzioni a tempo indeterminato, il successivo concorso, le nuove regole, contenute in uno dei decreti attuativi della Buona Scuola, per l’accesso all’insegnamento nella scuola secondaria, il Piano per la formazione. Adesso è il momento di sbloccare, dopo otto anni di attesa, il rinnovo del contratto.

Si è presa l’impegno a sottoscrivere il contratto della scuola entro fine 2017: ce la farete?

Abbiamo avviato un confronto su questo tema con le organizzazioni sindacali che hanno riconosciuto l’importanza di questo percorso. Ora procederemo con il tavolo di contrattazione. L’obiettivo è comune: troveremo soluzioni condivise.

Quando nelle settimane scorse ha dichiarato che gli insegnanti italiani meriterebbero 3mila euro al mese, cosa intendeva?

Il riconoscimento professionale delle e dei docenti, del personale della scuola tutto, delle e dei dirigenti passa senza dubbio anche da quello economico. Nessuno ha intenzione di nascondere la testa sotto la sabbia: sappiamo che i contratti sono stati bloccati troppo a lungo e che gli stipendi delle e degli insegnanti non sono in linea con gli standard europei e internazionali. Si è cercato di intervenire, in maniera collaterale, attraverso misure per la valorizzazione del merito e per l’aggiornamento e la formazione della classe docente, ma l’obiettivo è comunque trovare risorse per consentire di ridare dignità al loro ruolo, corrispondendo loro una retribuzione adeguata. 

La strada però è in salita?

Stiamo lavorando in tal senso e faremo tutto ciò che è in nostro potere per ottenere risultati importanti e attesi. Per chiarezza quando ho risposto, in tv, alla domanda su quanto meriterebbero i docenti ho spiegato che dovrebbero guadagnare il doppio di quanto guadagnano ora, ma ho anche subito detto, per serietà, che, al momento, queste risorse non ci sono nelle casse dello Stato e comunque si lavora allo sblocco del contratto.

Per valorizzare la categoria basterebbe alzare lo stipendio?

No: è importante che anche l’opinione pubblica capisca che oggi le docenti e i docenti sono poco valorizzati, che vanno rispettati per il ruolo centrale che hanno nella costruzione delle società del futuro. Dobbiamo ridare prestigio sociale a questa professione. Penso anche ai rapporti fra scuola e famiglia, fra insegnanti e genitori che spesso si sono deteriorati anche perché non c’è più quella forma di rispetto che si coltivava in passato. Io credo che la Buona Scuola abbia gettato le basi per il rilancio e il tempo lo dimostrerà. 

Capitolo trasferimenti: possiamo garantire ai docenti che non si ripeteranno gli errori dell’algoritmo dello scorso anno?

Mi permetta di ribadire innanzitutto che quest’anno abbiamo lavorato per anticipare tutte le operazioni di avvio del nuovo anno. Con un risultato già importante portato a casa: le operazioni di mobilità si sono chiuse un mese prima, e tutto questo senza criticità, lo scorso 20 luglio. Come spiegato anche nei nostri comunicati pubblici, abbiamo lavorato sempre in sinergia con le Organizzazioni sindacali, passo dopo passo, a tutela delle e dei docenti. Siamo convinti di aver lavorato rapidamente e bene. Ricordo: sempre mettendo al centro il sistema scuola.

Su utilizzazioni e assegnazioni provvisorie alla fine l’hanno spuntata i sindacati: il blocco per neo-assunti e trasferiti è stato superato, anche se sono state introdotte delle restrizioni rispetto al 2016. È un giusto compromesso?

Qui non è una ‘gara’ a chi la spunta, parliamo di scuole e crediamo di aver lavorato tutti avendo la scuola e la sua qualità come obiettivo ultimo. Dobbiamo ricordare due cose: per assegnazioni e utilizzazioni abbiamo voluto assicurare alle e ai docenti il rispetto dei loro diritti, ma anche garantire che non ci fossero abusi, con paletti rigidi e scadenze certe. Abbiamo previsto che queste operazioni termineranno entro il 31 agosto, avendo bene in mente il tema della continuità didattica. E abbiamo previsto che i posti di sostegno non possano essere dati in assegnazione provvisoria a non specializzati.

Assunzioni 2017: alla fine saranno 52mila, con circa 15mila posti sottratti all’organico di fatto. È soddisfatta?

Stiamo stabilizzando 52.000 docenti che altrimenti sarebbero stati costretti al precariato per un tempo non quantificabile e questo grazie alla collaborazione con il Mef, con il quale nei mesi scorsi siamo riusciti a chiudere un accordo importante per la scuola e la qualità dell’insegnamento. Dobbiamo sempre ricordarci che prima del piano di assunzioni della Buona Scuola la media delle assunzioni era di 24.000 all’anno. Si può sempre fare di più, ma bisogna riconoscere che questo Governo, in continuità con il precedente, ha preso degli impegni e li ha rispettati, come nessun altro aveva mai fatto prima. E sempre con uno sguardo lucido e razionale alle reali esigenze degli istituti e delle comunità scolastiche.

Concorso a cattedra 2016: molti vincitori si lamentano perché i posti riservati a loro sono pochissimi. In alcune regioni, come la Sicilia, addirittura solo un decimo di chi sta in graduatoria verrà immesso in ruolo. Possiamo tranquillizzarli, garantendo loro che verranno tutti assunti?

Le regole di questo concorso prevedono che chi ha vinto sarà assunto. I tempi non saranno gli stessi dappertutto, naturalmente. Come indica il caso da lei citato. 

A proposito di regioni del Sud, in questi giorni sono stati pubblicati i dati sui tantissimi maestri trasferiti nel Meridione grazie alla Legge 104. Mentre al Nord sono pochissimi ad usufruirne. Qual è il suo parere in merito?

La 104 è una norma di civiltà, nata per tutelare chi ha bisogno. Non può essere usata come scorciatoia facile ai danni di famiglie in difficoltà. Per questo combatteremo strenuamente ogni abuso. Il nostro obiettivo è garantire i diritti di chi ha reali necessità. Nelle scorse settimane ho mandato una lettera formale alle Regioni, al Ministero della Salute e all’Inps per avviare un tavolo che lavori a tale scopo. Inps e Ministero della Salute hanno già risposto confermando la loro disponibilità.

Ministra, si parla molto dei dirigenti scolastici. Con il suo approdo al Miur il “vento” è cambiato: da dicembre ha incontrato i rappresentanti dei presidi una mezza dozzina di volte. Anche subito dopo la mobilitazione del 25 maggio è seguito un nuovo lungo incontro. A che punto siamo?

Usciremo nelle prossime settimane con il bando per il nuovo concorso che come tutti sapete è più che mai necessario per abbattere il fenomeno delle reggenze, che è ormai patologico. Non possiamo avere troppe scuole assegnate ad un reggente, soprattutto perché il ruolo della dirigenza è fondamentale in una scuola per il coordinamento del lavoro e per tenere insieme la comunità scolastica. Lei ha detto bene: abbiamo visto le dirigenti e i dirigenti con molta frequenza in questi mesi e voglio dire che non ho incontrato nessuno ‘sceriffo’. Un’espressione infelice che ha accompagnato l’attuazione della Buona Scuola, una sintesi che non ha reso merito al lavoro che fa chi oggi dirige una scuola.

I presidi si lamentano molto anche per i carichi di lavoro che con l'autonomia e la Buona Scuola hanno toccato livelli mai visti prima.

Un lavoro spesso gravoso, carico di responsabilità e che vogliamo migliorare anche intervenendo sul carico burocratico. Su questo abbiamo aperto un tavolo specifico al Ministero che stiamo portando a conclusione. Nel corso del tavolo sono state individuate le prime soluzioni a problematiche indicate dalle scuole che ridurranno il carico amministrativo e faranno aumentare la qualità.

Come valuta i suoi primi 200 giorni al dicastero di Viale Trastevere?

In questi mesi abbiamo lavorato mettendo sempre al centro le studentesse e gli studenti e la qualità del sistema di istruzione, avendo come obiettivo primario, come dichiarato fin dalle Linee programmatiche presentate in Parlamento, un ordinato avvio del prossimo anno scolastico. Perché, indubbiamente, consentire alle nuove generazioni di avere in classe le e gli insegnanti dal primo giorno di scuola e, quindi, procedere negli studi regolarmente, è fondamentale per essere messi nelle condizioni di imparare al meglio. Non a caso abbiamo voluto un cronoprogramma molto serrato di tutte le operazioni di avvio del nuovo anno, che io stessa ho presentato in conferenza stampa il 4 luglio al Miur. Ma non solo.

Quali sono le direttive principali su cui avete operato?

In questi mesi abbiamo operato in una dimensione di confronto e coinvolgimento di tutte le componenti della comunità educante, per dare attuazione e seguito al percorso di riforma del sistema di istruzione e formazione intrapreso con la Buona Scuola. Nella società della conoscenza scuola, università, alta formazione e ricerca sono la risposta più efficace alla crisi. In questi mesi abbiamo fatto scelte precise. Come quella di esercitare le deleghe previste dalla legge 107, che scadevano a gennaio: sono una delle parti più qualificanti della legge e daranno solidità e continuità ai cambiamenti introdotti. Abbiamo poi lavorato per portare avanti il Piano nazionale per l’edilizia scolastica.

Come procede il miglioramento della sicurezza e dell'edilizia dei circa 40mila plessi scolastici sparsi per l'Italia?

Grazie anche alla nuova governance siamo ora in grado - attraverso l’Osservatorio Nazionale e l’Anagrafe, attivati dopo quasi venti anni di attesa - di agire più velocemente, di avere i dati per individuare le priorità e distribuire più rapidamente i finanziamenti, che ammontano, ormai, a oltre 9 miliardi di euro.

Per il miglioramento della didattica, come vi state muovendo?

Stiamo realizzando interventi mirati per potenziare e portare avanti il Piano Nazionale Scuola Digitale: proprio oggi lanceremo nuovi accordi in un evento a Roma con imprese, Comuni e Regioni in cui ribadiremo che il Piano è fondamentale per l’innovazione del sistema scolastico e del Paese. Stiamo accompagnando l’attuazione dell’alternanza scuola-lavoro, che quest’anno va a regime. Uno strumento importante a disposizione delle giovani e dei giovani per sperimentarsi nel futuro, per orientarsi al meglio. Attraverso un portale dedicato interverremo, come ho più volte annunciato, a partire dal nuovo anno scolastico, per cercare di eliminare le criticità emerse e consentire a studentesse e studenti di segnalarle in modo diretto.

E per le attività a scuola che vanno oltre la mera didattica?

A gennaio abbiamo lanciato un piano in dieci azioni che stanzia 840 milioni di euro del PON per una scuola più aperta, innovativa e inclusiva: bandi che mettono al centro l’ampliamento dell’offerta in orario extrascolastico, anche come risposta alla dispersione e al disagio sociale. Attraverso il dialogo con il Forum delle studentesse e degli studenti e il Forum dei genitori stiamo lavorando per rilanciare l’alleanza educativa, il patto fra scuola e famiglia. C’è già un gruppo di lavoro attivato e farà le sue proposte entro novembre. Grazie alla collaborazione di Enrico Giovannini, Anna Serafini, Marco Rossi Doria, abbiamo istituito tavoli su: sviluppo sostenibile - venerdì presenteremo un piano specifico sulla sostenibilità e sull’attuazione dell’Agenda 2030 nella scuola -, adolescenza, dispersione scolastica.

Fuori gli istituti cosa è previsto?

Il Ministero dell'Istruzione è tornato a lanciare anche dibattiti culturali: penso alle iniziative che abbiamo voluto per esercitare una memoria attiva dopo la scomparsa di Tullio De Mauro, per approfondire Don Milani e far parlare nelle scuole di Grazia Deledda.

Come state tentando di rilanciare l’arte e la musica?

È importante dire che stiamo ridando centralità anche all’Università e all’Afam, l’Alta formazione musicale e coreutica, perché sono i percorsi ai quali volgeranno lo sguardo le ragazze e i ragazzi dopo il diploma. E sono mondi che, insieme alla ricerca, vogliamo connettere maggiormente con la scuola. Ripeto, tutto in una dimensione di confronto e dialogo - anche acceso e franco - con chi la scuola la vive e la fa ogni giorno. E questo credo sia un punto di forza della nostra azione collettiva - non esclusivamente ministeriale - perché ci consente di agire in sinergia a beneficio delle giovani e dei giovani.

L’ultima domanda è sul precariato: con la delega sul nuovo reclutamento della L.107/15, nel 2018 per i docenti in II fascia d’istituto si apre una porta riservata che condurrà alle immissioni in ruolo dopo un periodo di formazione. Possiamo dare per certo che questo nuovo concorso verrà bandito il prossimo anno?

Questo è il nostro obiettivo. Più in generale, voglio assicurare che stiamo lavorando rapidamente all’attuazione dei decreti della Buona Scuola. A breve manderemo al Consiglio superiore della Pubblica istruzione il provvedimento che regola il nuovo modello dell’Esame di Stato della secondaria di I grado. Sempre al Cspi stiamo per mandare la modifica al regolamento per le supplenze per la maggior continuità didattica sul sostegno. Il Cun, Consiglio Universitario Nazionale, ha vagliato il decreto sui 24 crediti formativi universitari necessari alle laureate e ai laureati non abilitati per poter partecipare al prossimo concorso per l’ingresso nella scuola secondaria e procederemo anche su questo.


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