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«Insegnare da remoto? Proposta irricevibile tranne in caso di lockdown»

Giannelli, presidente dell’associazione dei presidi

14/10/2020
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Corriere della sera

«È stata una sciocchezza», così il presidente dell’Associazione nazionale presidi Antonello Giannelli derubrica la proposta del governatore Luca Zaia, che aveva detto: se si diminuiscono i posti sui mezzi pubblici, rimandiamo i ragazzi delle superiori a fare lezioni a casa. «È un’idea irricevibile: la scuola si fa in presenza, si può fare la didattica a distanza solo se ci dovesse essere un lockdown generale. Altrimenti è fonte di iniquità e mette in difficoltà studenti e famiglie».

In verità molte superio ri fanno giù una parte delle lezioni online perché non hanno gli spazi per mantenere il distanziamento.

«Forse lo fanno perché non sono arrivati ancora tutti i professori. Ma prima o poi tutto andrà a regime. Se si tratta di mancanza di spazi anche in questo caso gli enti locali non si sono mossi per tempo. Ma non è possibile immaginare che uno studente dell’alberghiero impari a fare la carbonara solo leggendo la ricetta senza provarla mai o che i periti tecnici o meccanici non facciano neppure un’ora in laboratorio: la scuola si è preparata per la ripresa, comprando mascherine, gel, banchi. Gli enti locali potevano comprare dei bus».

Non è proprio la stessa cosa. Già per i banchi per esempio ci sono molti ritardi rispetto alle promesse.

«Ma stanno arrivando. E comunque le scuole hanno già scaglionato gli orari di ingresso e uscita, pensato a protocolli per la sicurezza. Bisogna che Comuni e Regioni mettano in sicurezza il trasporto pubblico. Io non vorrei che ci fosse anche una componente di natura politica nella richiesta del Veneto».

Le scuole si sono preparate, ma al momento regna una certa confusione su tamponi, isolamento e quarantene. Bisogna ripensare i protocolli per i contagi?

Le famiglie

«Tornare alla Dad sarebbe una fonte di iniquità e metterebbe le famiglie in difficoltà»

«Le Asl sono in difficoltà, forse ci vorrebbero altre risorse per sveltire i tamponi e i referti. Questo può influire anche sull’operatività delle scuole. Ma continuo a credere che siano uno dei posti più sicuri, più dei bar e delle pizzerie: se anche fuori dalla scuola si applicassero le regole che si usano in classe ci sarebbero molti meno contagi».

I movimenti degli studenti cavalcano il tema della poca sicurezza in classe per le proteste di autunno. Teme che anche loro vogliano tornare alle lezioni a distanza?

«Non mi sembra una gran pensata, comunque sono molto poche queste proteste».

L’ultimo Dpcm ha deciso di vietare le uscite didattiche: non si era detto che bisognava portare gli alunni fuori dalle scuole per ridurre i contagi?

«Non è portando i ragazzi al museo che si risolve il problema degli spazi».


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