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Insegnanti sempre più poveri. Italia maglia nera dei salari europei

Lo stipendio dei docenti italiani è del 30% sotto la media Ue. E negli ultimi dieci anni è addirittura sceso del 7%. Dall'anno prossimo la busta paga salirà di 85 euro lordi.

31/07/2017
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Da www.quotidiano.net/

di Veronica Passeri

Gli insegnanti italiani sono i meno pagati d’Europa e anche quelli i cui stipendi hanno subito la contrazione più forte negli ultimi anni: circa il 7% dal 2005 al 2014. Nello stesso decennio, in Finlandia le buste paga di chi fa formazione pubblica sono cresciute di 6 punti percentuali, in Norvegia del 9%, in Germania del 10%, in Irlanda del 13%. In Italia un prof guadagna in media 1.300 euro netti al mese appena assunto e 1.800 a fine carriera. Il paragone con gli altri paesi europei non regge: a dimostrarlo, una volta di più, ci pensa l’ultima ricerca dell’Ocse. Anche la ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli si è schierata dalla parte degli insegnanti ribadendo che guadagnano troppo poco e «dovrebbero percepire almeno il doppio di quello che prendono ora», ovvero 3 mila euro. I fondi? La ministra ha subito precisato che «attualmente le risorse non ci sono».

DAL FOCUS dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico emerge, dunque, che in Italia le retribuzioni degli insegnanti sono diminuite in un decennio di 7 punti percentuali diversamente che negli altri Paesi europei. Soltanto in Francia e in Grecia, i docenti hanno condiviso il destino dei colleghi italiani, registrando un calo delle retribuzioni pari al 5% per i francesi e al 30% per i greci. In Italia, inoltre, spiega l’Ocse, «si registra una delle quote più basse d’insegnanti di sesso maschile. Dai 6 ai 7 insegnanti su 10 sono ultracinquantenni, circa il 65%, mentre 8 insegnanti su 10 sono di sesso femminile».

ANCHE sulle retribuzioni a fine carriera – a fronte di una media salariale annua nei paesi Ocse di 44.407 euro lordi a docente e a una media europea di 44.204 – l’Italia si piazza agli ultimi posti con 35.951 euro seguita solo da Grecia, Polonia, Ungheria e Slovacchia. Lo stipendio di un docente italiano a inizio carriera è in media di 29.445 euro annui, sei anni fa era di 31.914 euro: a pesare è anche l’inflazione che continua a salire, l’1,2% rispetto al 2016. Per dare un’idea del distacco: lo stipendio medio dei docenti in area Ocse è pari a 38.253 dollari all’anno per le scuole dell’infanzia, a 41.300 per le scuole primarie, a 43.374 per le secondarie di primo grado e a 47.165 per le secondarie superiori. Per recuperare il gap con gli altri paesi europei all’Italia mancano 17 miliardi di euro di investimenti.

IN QUESTO quadro poco confortante si inserisce la trattativa tra Miur e sindacati per il rinnovo del Contratto: in base all’accordo siglato quasi un anno fa a partire dal 2018 i prof troveranno in busta paga 85 euro in più. «Per recuperare il gap rispetto agli altri docenti d’Europa il minimo che il Governo possa proporre – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – è il recupero dell’inflazione indicizzata, a partire da settembre 2015, come ha stabilito due anni fa la Corte Costituzionale, che in media fa 105 euro. A cui si aggiunge la stessa cifra per l’aumento effettivo: quindi almeno 210 euro a docente. Ma siccome sinora non ci sono i presupposti per ottenere tali cifre, Anief ha deciso sin d’ora di mettere a disposizione dei lavoratori i modelli di diffida per il recupero totale degli arretrati, attraverso lo sblocco dell’indennità di vacanza contrattuale da assegnare per legge».

«GLI STIPENDI dei docenti sono assolutamente inadeguati al ruolo che coprono – sottolinea Francesco Sinopoli, segretario generale Flc Cgil – nella trattativa per il rinnovo del contratto nazionale, che risale al 2007, sappiamo che gli 85 euro mensili di aumento per gli statali in realtà ancora non ci sono: il governo ha assicurato di stanziarli in Legge di Stabilità. Siamo ben lontani quindi dal raddoppio degli stipendi: alla scuola servono risorse straordinarie ma al momento non ci sono». Lapidario Pino Turi, segretario generale Uil scuola: «In Italia abbiamo pagato la crisi con il blocco delle paghe, altrove si investe nella scuola».


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