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In piazza con la carta d’imbarco la protesta dei precari della ricerca

Dal Cnr all’Infn contratti a termine dimezzati in due anni. Ma le stabilizzazioni vanno avanti a singhiozzo Oggi la manifestazione: " Non siamo cervelli usa e getta, così ci costringete a salire su un aereo ed espatriare"

14/05/2019
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la Repubblica

di Corrado Zunino Roma —

Entrano a ondate che sembrano singhiozzi. I precari della ricerca, quelli che studiano le proprietà dei neutrini solari e impilano missioni in Antartide, in questi giorni vengono spinti dentro gli istituti di ricerca — sono ventidue, vigilati da sette ministeri diversi — non proprio tenendo conto di titoli e trascorsi scientifici. Sanati a folate, folate non potenti, sempre frenate da un Tar, da una contestazione interna.

Nell’ultimo anno e mezzo ogni ente ha assunto " ex contrattisti" a modo proprio interpretando una legge — la " Madia" del maggio 2017 — che dice che «gli enti possono» (non «devono » ) stabilizzare. E così il capofila Consiglio nazionale delle ricerche ha cambiato status a 1.189 precarioni, ma non ha impiegato tutti i fondi a disposizione, in particolare quelli che dovrebbe tirare fuori dal bilancio interno. L’Istituto di Fisica nucleare ha chiamato stabilmente in ufficio i "comma 1" (almeno tre anni su otto di lavoro da precario), ma non i " comma 2" ( perlopiù assegnisti che, tra i fisici nucleari, vengono considerati post- studenti da formare e non veri e propri lavoratori). L’Invalsi, ancora, ha profittato dei compiti accresciuti in queste stagioni scolastiche per imbarcare 45 nuovi laureati e far scendere di nove punti l’aliquota precari ( che resta però molto alta, il 53 per cento del totale).

Si va avanti così, a spallate. Rimpiazzano la mancanza di concorsi stabiliti in anticipo e offerti a scadenze certe. E i malumori tra i precarioni non si sedano nonostante i risultati la legge Madia li abbia prodotti — da 10.000 precari a novembre 2017, come certificò Repubblica, agli attuali 5.000, la metà — . Questa mattina, dalle 10, qualificati a tempo determinato da tutta Italia convergeranno in Piazza Montecitorio. E allestiranno un karaoke del precariato per i deputati e, per i turisti, un racconto sceneggiato — con tanto di carta d’imbarco — di come alcuni di loro, sfiniti dall’attesa di un posto italiano, abbiano deciso di volare altrove. All’estero.

In piazza ci saranno i sindacati classici, a partire dalla Cgil. Ma la rappresentanza più attiva e inventiva sarà quella dei quattrocento "Precari uniti" che dal 2016 ad oggi hanno incontrato quindici politici (tre volte il viceministro all’Università Lorenzo Fioramonti, due volte il suo ex segretario Iena, Dino Giarrusso) e allestito sedici tra manifestazioni, flashmob, occupazioni. Dicono adesso: «Diversi ricercatori del Cnr nel 2019 sono stati lasciati a casa a fine contratto: niente rinnovo. Altri 250 sono destinati, senza interventi, alla stessa sorte nel corso dell’anno. Un terzo del personale avente diritto rischia di perdere il posto».

Daniela Gaglio, studiosa del metabolismo tumorale, dopo quattordici anni di precariato d’eccellenza, gli ultimi sei trascorsi al Cnr, è riuscita a entrare. Ricorda: « Al Mit Massachusetts avevo rifiutato due post- doc, 4.500 euro al mese l’uno, poi un terzo contratto in Belgio. Volevo fare qualcosa per il mio Paese e sono rientrata. Ce l’ho fatta » . Altri non hanno retto la mancanza di risorse pubbliche. Sara Di Lonardo, Istituto di biometeorologia di Firenze, nel 2013 ricevette un premio da 5.000 euro dal presidente del Senato. Il Cnr l’ha scaricata, è andata a insegnare Scienze alle scuole medie.

Massimo Inguscio, presidente del Consiglio nazionale delle ricerche, prova a spiegare le assunzioni a ondate irregolari: « Noi abbiamo stabilizzato 1.400 persone, praticamente tutte lo scorso dicembre. E andiamo avanti, anche con i soggetti non prioritari. Con gli ultimi ingressi il costo del personale arriverà al 95 per cento del totale. Abbiamo abbassato gli stipendi dei direttori, venduto istituti, ma così non possiamo andare avanti. La Legge Gelmini ci ha tagliato 70 milioni, devono restituirceli».

All’Istituto nazionale di Fisica nucleare — che ha partecipato a due Premi Nobel nelle ultime sette stagioni con propri ricercatori — molti precari tornano a casa. Il sindacato Cobas, comparto ricerca, ha contato cinque espulsi a settimana. Ancora i "Precari uniti" (questi dell’Infn): « Dietro a questa produttività di eccellenza ci sono pratiche di sfruttamento » . L’uso sempre più spinto di contratti di collaborazione a progetto, per esempio. Sono rapporti di lavoro esenti Irpef: prevedono scarsi contributi previdenziali e un importo minimo inferiore anche del 30 per cento rispetto ai contratti subordinati. Non prevedono tredicesime né contributi familiari. « Da precari ora diventiamo usa e getta».


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