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In Francia la riapertura delle aule diventa subito un caso

La scelta dell'Eliseo

01/11/2020
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Corriere della sera

Stefano Montefiori

«Priorità alla scuola», ha sempre ripetuto Emmanuel Macron, e questa promessa per adesso è mantenuta. Le scuole restano aperte nonostante il nuovo lockdown in vigore da venerdì in tutta la Francia. Dopo le due settimane di vacanze per le feste di Ognissanti, gli allievi dalle elementari al liceo domani tornano in classe, nonostante la paura che soprattutto i più grandi possano continuare il contagio, vanificando in parte gli sforzi del confinamento. Ma il governo francese ha deciso di non rompere la continuità scolastica per due ragioni fondamentali: tutelare l’apprendimento degli studenti, senza ricorrere alla scuola a distanza che secondo Macron approfondisce il divario tra gli allievi più avvantaggiati e gli altri; permettere ai genitori che lavorano di continuare a farlo, con lo smart working o negli uffici.

Le scuole restano aperte quindi con un pensiero ai bambini e ai ragazzi — mascherina obbligatoria dai sei anni in su — e un altro all’economia, che non avrebbe potuto permettersi una produttività ridotta perché uno dei genitori doveva restare a casa a badare ai bambini.

Le condizioni del ritorno in classe dopo le vacanze però sono poco chiare, e secondo gli insegnanti affidate troppo alle condizioni dei singoli istituti. Il ministro dell’Istruzione, Jean-Michel Blanquer, ha chiesto che venga osservata la distanza di un metro al massimo tra ogni allievo, alle scrivanie e alla mensa, e che vengano scaglionate le entrate, le uscite e i tempi di ricreazione, «quando questo è materialmente possibile».

Questa è la frase decisiva, fonte delle polemiche: «quando è possibile» significa che i protocolli sanitari esistono, i modi per limitare i rischi di contagio sono conosciuti, solo che molte scuole non saranno in grado di rispettarli, per la conformazione della scuola o semplicemente per impreparazione. «Dire “quando è possibile” equivale ad ammettere che si fa quel che si può, e quindi che si fa come prima del lockdown — dice Jean-Rémi Girard, presidente del Sindacato nazionale degli insegnanti Snalc —. Secondo noi un protocollo sanitario dovrebbe identificare chiaramente quel che è obbligatorio, permesso o proibito».

Un’altra accortezza, caldeggiata da insegnanti e epidemiologi, era quella di ridurre il numero degli allievi nelle classi ricorrendo a turni, ma è stata scartata perché troppo complicata da realizzare. Oltreconfine, nel Belgio che a sua volta ha appena deciso il lockdown, le scuole resteranno chiuse fino al 15 novembre. La scelta francese è coraggiosa, e si spera anche non controproducente.


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