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In caso di un nuovo lockdown didattica a distanza regolamentata

Ma sarà solo un piano B in caso di nuovo lockdown. Le linee guida approvate lo scorso 26 giugno lo chiariscono espressamente

13/07/2020
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Il Sole 24 Ore

Claudio Tucci e LAura Virli

La didattica a distanza, che dal 5 marzo ha caratterizzato gli ultimi 3 mesi del corrente anno scolastico, non sarà “cestinata” con la ripresa delle lezioni il prossimo 14 settembre. Ma sarà solo un piano B in caso di nuovo lockdown. Le linee guida approvate lo scorso 26 giugno lo chiariscono espressamente. Intanto, prevedendo che alle scuole superiori - qualora le condizioni di contesto, le dotazioni tecnologiche e l’età degli studenti- il singolo istituto possa pianificarla per integrare in misura complementare, l’attività in presenza. E poi stabilendo che possa essere adottata integralmente, in forma sostitutiva, come extrema ratio, soltanto qualora l’emergenza sanitaria porti a una nuova sospensione delle lezioni in classe. Sulla base però di nuove indicazioni nazionali che sono attese a giorni.

Il recupero delle ore del curriculo

L’utilizzo di una didattica mista, in presenza e a distanza, permette di recuperare parte delle ore del curricolo del piano di studi nel caso in cui sia necessario ridurre le ore di frequenza in presenza. Ad esempio, se una classe può frequentare solo per il 70 per cento delle ore in presenza, potrà recuperare l’altro 30 per cento attraverso l’utilizzo di metodologie didattiche innovative da organizzare a distanza attraverso gli strumenti tecnologici.

Del resto in questi mesi la didattica da remoto ha dovuto premere l’acceleratore, seppur tra alti e bassi. Dopo 30 giorni dalla chiusura delle scuole quasi 7 milioni di ragazzi avevano attivato le lezioni online (sugli oltre 8 milioni complessivi). Certo, l’esperienza ha avuto luci e ombre, ricalcando i ritardi storici dell’Italia, con ampi divari digitali, edifici non all’altezza, soprattutto quelli del primo ciclo, e una scarsa familiarità del digitale per la stragrande maggioranza degli insegnanti. Nonostante infatti una strumentazione 2.0 ormai diffusa in tutta Italia (oltre il 90% utilizza il registro elettronico), la formazione dei docenti alle nuove tecnologie è ancora bassa (secondo gli ultimi dati sul piano scuola digitale, poco più del 50% dei professori si è formato specificamente su strumenti digitali).

Formazione ad hoc per i prof

Ecco allora che un capitolo delle linee guida si sofferma proprio sulla formazione, in primis al digitale, dei docenti. Si prevede che i piani di formazione delle scuole potranno essere integrati con approfondimenti, organizzati a livello territoriale e nazionale, in base ai fabbisogni della comunità scolastica e del territorio.

Le scuole potranno organizzare attività di formazione, singolarmente o in rete, attraverso le reti di ambito per la formazione, anche attraverso webinar, sia per il personale docente che per gli Ata, anche al fine di non disperdere e potenziare ulteriormente le competenze acquisite durante il lockdown. Tra le varie tematiche relative ai docenti si potranno approfondire l’utilizzo di metodologie innovative di insegnamento, le modalità per la valutazione nel caso di metodologie innovative di insegnamento e di apprendimento realizzate, ad esempio, attraverso le tecnologie multimediali.

Per il personale Ata la formazione potrà vertere sull’organizzazione del lavoro, la collaborazione e realizzazione di modelli di lavoro in team, sui principi di base dell’architettura digitale della scuola, sulla digitalizzazione delle procedure amministrative anche in relazione al lavoro agile. Per i presidi spazio a specifici momenti formativi su privacy e sicurezza nella didattica digitale integrata, gestione dello stato emergenziale, gestione delle riunioni e degli scrutini a distanza.

Tutti “da remoto” se torna il virus

Lo abbiamo lasciato per ultimo, anche come forma di scaramanzia. Ma se torna il virus scatterà la sospensione della didattica in presenza e la ripresa dell’attività a distanza.

Dovrebbero arrivare apposite linee guida ministeriali sulla «didattica digitale integrata», che conterranno alcune proposte metodologiche, ad esempio, sulla gestione della privacy, sui rapporti scuola-famiglia, su come organizzare la didattica digitale integrata, dall’orario alla frequenza delle lezioni, al coinvolgimento delle famiglie. Ogni scuola dovrà, perciò, aggiornare il Ptof con il «Piano scolastico per la didattica digitale integrata» sulla base delle proprie dotazioni tecnologiche, delle condizioni di connettività dell’utenza e del territorio, dei livelli di competenza degli alunni e del personale.


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