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Immissioni in ruolo e sentenza 26 novembre chiudono capitolo del precariato a vita nella scuola italiana?

Due provvedimenti che si intrecciano e che fanno ben sperare per le sorti delle kilometriche graduatorie ad esaurimento, croce degli insegnanti precari italiani condannati al precariato anche decennale.

20/11/2014
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OrizzonteScuola

di Lalla

Due provvedimenti che si intrecciano e che fanno ben sperare per le sorti delle kilometriche graduatorie ad esaurimento, croce degli insegnanti precari italiani condannati al precariato anche decennale.

Rottamare le storiche Graduatorie ad esaurimento. E se l'ex sottosegretario Reggi ancora ad agosto parlava di 100.000 assunzioni in 3 anni (di piani triennali di assunzioni dal 2002 in poi ne potremmo citare parecchi!) Immissioni in ruolo. Reggi: 100.000 in tre anni. Graduatorie esaurimento da rottamare agli inizi di settembre, con la presentazione delle Linee Guida su La Buona Scuola il Governo Renzi dà una sferzata al problema, annunciando un piano straordinario di assunzioni il cui obiettivo è quello di svuotare sia le Graduatorie ad esaurimento che le graduatorie del concorso 2012 (vincitori e idonei).

Un disegno affascinante e complesso, mosso dall'incombere della sentenza europea volta a condannare l'abuso del precariato praticato in Italia con la reiterazione dei contratti a tempo determinato per il personale docente e Ata (quest'ultimo dimenticato nei piani di Renzi - Giannini, se non per i tagli annunciati).

Ce lo chiederà l'Europa, dunque. Si avvicina la data del 26 novembre 2014 in cui la Corte emanerà la sentenza.

Il precariato a vita, dicevamo. Gli ultimi inserimenti nelle Graduatorie ad esaurimento risalgono al 2009 per la terza fascia (significa che ad andar bene il precario più giovane al 1° settembre 2015 conta già 6 anni di permanenza nella graduatoria dalla quale ha maturato il diritto all'assunzione in ruolo - al di là del fatto che in questi anni abbia svolto o meno reale servizio di insegnamento). Nel 2012 è stata poi creata una fascia aggiuntiva alla terza (la cosiddetta quarta fascia) in cui rientrano poche categorie di abilitati ( docenti che negli anni 2008/09, 2009/10 e 2010/11 hanno conseguito l'abilitazione dopo aver frequentato
a) i corsi biennali abilitanti di secondo livello ad indirizzo didattico (COBASLID) ;
b) il secondo e il terzo corso biennale di secondo livello finalizzato alla formazione dei docenti di educazione musicale delle classi di concorso 31/A e 32/A e di strumento musicale nella scuola media della classe di concorso 77/A;
c) i corsi di laurea in scienze della formazione primaria )

Ma al di là di queste situazioni non è difficile incontrare nelle graduatorie docenti inseriti nel 2000, ma abilitati anche precedentemente. Il quindicennio del precariato, con situazioni diverse per classe di concorso e provincia.

Piano straordinario di immissioni in ruolo (già finanziato nella Legge di Stabilità) e sentenza storica della Corte di Giustizia Europea (chi riguarda e cosa potrà accadere in pratica? Intervista all'Avv. Walter Miceli)

Sarà sufficiente per eliminare il ricrearsi di un'analoga sacca di precariato? Non è che semplicemente, archiviato il problema delle multe salatissime che l'Italia potrebbe essere chiamata a pagare, si trasferisce il problema dalle graduatorie ad esaurimento alle graduatorie di istituto.

No, risponde il Governo, che ha anche la soluzione: concorsi biennali per gli abilitati. Regolarità nel reclutamento.

Ma è proprio questo a fare paura. Anche nel 2001 avevamo una legge che garantiva i concorsi docenti ogni 3 anni (ne sono trascorsi 13 prima di mettere in piedi il primo).

La paura che in Italia alle parole non seguano i fatti, la paura che spente le luci sulle immissioni in ruolo, accese quelle sulle problematiche che la gestione dei nuovi ingressi comporterà nella vita quotidiana delle scuole, ci si possa "dimenticare" dei disegni programmati o che si dilazioni la previsione. Una paura, ad oggi. Saranno bravi quei Ministri e legislatori che sapranno anche creare un clima di fiducia in provvedimenti da realizzare nel futuro. (ad oggi, purtroppo, ne siamo lontani).


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