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Il sì degli atenei di Cagliari e di Teramo

Arrivano nuove adesioni all’appello di Giardina, Segre e Camilleri "La storia bene comune"

30/05/2019
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la Repubblica

di Ilaria Zaffino

«Di sicuro non è una materia per vecchi». Non usa giri di parole Maria Del Zompo, rettore dell’università di Cagliari che insieme all’ateneo di Teramo, dopo Torino e Roma Tre, ha aderito in blocco all’appello in difesa della storia lanciato su Repubblica da Andrea Giardina, Liliana Segre e Andrea Camilleri. Sono già quattro dunque gli atenei italiani che all’unanimità hanno alzato la voce per salvare «un bene comune», che «rende liberi» e insegna a non ripetere gli errori del passato.

«Il manifesto girava già tra i nostri dipartimenti, ne parlavamo in termini di adesioni di singoli», racconta Maria Del Zompo, «e riflettevamo su quel che sta accadendo, e che per noi è molto grave: culturalmente e dal punto di vista dei principi basilari della democrazia e del significato profondo del concetto di libertà, la storia non è un fattore di contorno, è la base di questi valori. Poi, su Repubblica,ho letto quel che aveva fatto il mio collega di Torino, il rettore Gianmaria Ajani». L’esempio ha funzionato ed è partito un seppur timido effetto domino, che si spera vada oltre. «Perché al di là delle richieste del manifesto, di non diminuire le ore di insegnamento, a scuola come all’università, il discorso è più ampio e riguarda il significato profondo che la storia ha per il mantenimento di una democrazia e di una libertà che non sia la non libertà di altri».

L’ateneo cagliaritano è da sempre attento agli argomenti della storia: ci sono tanti ricercatori giovani in storia medievale, moderna, contemporanea. E l’adesione al manifesto non è che il coronamento di un percorso avviato da tempo, che cerca di portare avanti valori di condivisione e di inclusione, «anche contro la forza politica maggioritaria adesso in Sardegna», sottolinea il rettore. Non solo. C’è molta attenzione verso il mondo degli archivisti, «che può sembrare qualcosa di antico ma non lo è: abbiamo un archivio importante che adesso stiamo cercando di riorganizzare», per rendere fruibili a tutti i documenti che sono lì nascosti e raccontano 400 anni di storia: perché la storia dell’università cagliaritana è un po’ la storia della città e della popolazione. L’ateneo nel 2020, infatti, festeggerà i 400 anni dalla sua fondazione: è un’università "storica", nata nel Seicento. «Attraverso questi documenti abbiamo scoperto », continua il rettore, «che sotto il fascismo tre docenti erano stati espulsi in seguito alle leggi razziali: allora abbiamo organizzato una manifestazione, sono venuti due figli, oggi anziani, di uno dei docenti espulsi». Anche così si insegna la storia. Soprattutto così.

E la scuola cosa dovrebbe fare? «Per esempio, attrarre con nuove modalità didattiche gli studenti e aiutarli ad appassionarsi a una materia fantastica», propone Del Zompo, che come formazione è un medico e insegna Farmacia, «però bisogna fargliela piacere a questi ragazzi, e anche l’approccio, il modo come la insegni, ha la sua importanza. Il fatto che nel nostro ateneo ci siano molti dottorandi e ricercatori in ambito storico dimostra una cosa: di sicuro non è una materia per vecchi».

Dello stesso avviso è Dino Mastrocola, rettore dell’ateneo di Teramo, dove tra i componenti del senato accademico non c’è nessuno storico, eppure tutti hanno riconosciuto l’importanza dello studio della storia come chiave di interpretazione del presente, «come strumento per ridurre e evitare gli errori». A Teramo ci sono cinque facoltà che sembra non abbiano molto a che fare con la storia, da Giurisprudenza a Bioscienze e Veterinaria. Eppure anche qui la storia «serve a dare delle chiavi. Perché pure una disciplina relativamente giovane come la Food Technology ha bisogno di ricollegarsi al passato, sapere da dove deriva per poi meglio decidere dove andare. E storia vuol dire memoria»: per questo ieri all’ateneo di Teramo è stata ospitata la sorella di Giovanni Falcone, Maria, per esempio. «Perché la nostra missione », conclude Mastrocola, «è di fare degli studenti dei cittadini consapevoli, non solo formarli nel settore specifico di competenza».