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Il servizio tagliato

Perché il Ministro Profumo non rende noti i dati “sul massacro del tempo scuola” nella primaria e nella secondaria di I° grado?

23/03/2012
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La Rosa Rossa news

Osvaldo Roman

Sabato 17 marzo, ho seguito lavori del 4° Seminario Nazionale del Forum Nazionale del PD per le Politiche dell’istruzione, dedicato in questa occasione al tema i “Cicli scolastici: lo snodo delle Medie”.
Dopo le relazioni introduttive di Luigi Berlinguer, Giovanni Bachelet e Andrea Gavosto (Direttore della Fondazione Giovanni Agnelli), ho domandato ai relatori perché da loro non fosse mai stato citato il problema del maestro-unico. Ho brevemente motivato quel mio, in qualche modo strumentale quesito, con la necessità di avere sempre molto ben presente, quando si annunciano ipotesi riformatrici (come la riduzione di un anno della durata complessiva dei cicli) o si presentano valutazioni comparative fra i medesimi, che cosa sia nel frattempo accaduto, negli ultimi tre anni, nelle nostre scuole.
Ad esempio se si riferiscono i risultati di una ricerca, in gran parte fondata sui dati ricavati da un indagine TIMSS realizzata dal 2003 al 2007 e su altri dati precedenti al 2009, è difficile sostenere che la scuola media è l’anello debole nel sistema dei cicli per il semplice motivo che non conosciamo quale è lo stato di salute degli altri due e perfino quello della stessa scuola secondaria di primo grado. dopo la colossale destrutturazione operata nella loro organizzazione didattica dalla cosiddetta riforma Gelmini.
La conoscenza della situazione strutturale della nostre scuole, dopo l’entrata in vigore dei Regolamenti che riducono di 87 mila unità il numero dei docenti in servizio, rappresenta sicuramente un dato non sufficiente, ma sicuramente necessario per comprendere se con tale cura siano state aumentate ad esempio le capacità formative della nostra scuola primaria o se quel ruolo di cerniera debole assegnato dalla ricerca della Fondazione Agnelli alla scuola media sia stato contrastato o aggravato.
Si deve ancora apprezzare concretamente in termini di risultati formativi, e ci vorrà sicuramente del tempo per capirlo, se ha avuto ragione un ministro che ha preteso di migliorare il nostro sistema scolastico con una semplice operazione di riduzione dell’offerta formativa, oppure i suoi critici che hanno preannunciato le funeste conseguenze di tale scelta.
Ma per l’intanto è singolare che un ministro tecnico, che ha fatto della necessità di trasparenza una delle cifre più significative della sua breve gestione, non sia ancora riuscito a fornire, almeno sugli aspetti strutturali, la documentazione in materia, di cui pure dispongono per legge i suoi uffici di statistica. Qui non si tratta di realizzare discontinuità di sorta, si tratta di documentare la realtà affinché i cittadini possano comprendere le cause che determinano, in positivo o in negativo, determinati fenomeni anche in vista delle future scelte elettorali.
Nell’anno scolastico 2009-2010 sono entrati in vigore i DPR n.89 e n. 81 recanti rispettivamente il Regolamento riguardante la revisione ordinamentale, organizzativa e didattica della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione e il Regolamento recante norme per la razionalizzazione della rete scolastica.
L’anno scolastico 2011-2012 è il terzo anno di attuazione della controriforma Gelmini. Come segnalavo finora non sono stati resi noti i danni risultanti dal grave attacco portato alla scuola pubblica a partire da quelli arrecati alla sua offerta formativa e alla sua organizzazione didattica. A tutto oggi solo con la pubblicazione ministeriale ”Scuola in Cifre 2009-10”, peraltro carente di ogni termine di confronto con gli anni passati, si sono potuti accertare, con qualche fatica aggiuntiva, alcuni effetti prodotti nella configurazione degli orari settimanali di frequenza delle attività didattiche nell’anno scolastico 2009-10.
Negli allegati Dossier riguardanti rispettivamente la scuola primaria (1) e quella secondaria di primo grado (2) sono stati ricostruiti e riportati, divisi per aree geografiche, i dati riguardanti l’offerta del tempo scuola.
Come è noto nella scuola primaria nell’anno citato, per le prime classi, è stata realizzata l’introduzione del cosiddetto “maestro unico” e per le classi successive, è iniziato lo smantellamento dei TEAM docenti (in genere tre docenti ogni due classi) e l’eliminazione delle compresenze nel tempo pieno.
Nella scuola secondaria di primo grado è stato gravemente ridimensionato il tempo prolungato e ridotta l’offerta formativa ordinaria.
Mentre per la scuola secondaria di I° grado la controriforma è ormai a regime fin dal suo primo anno di attuazione, il nuovo assetto della scuola primaria ha investito, sino ad oggi, solo le classi seconde e terze e nei prossimi due anni riguarderà le quarte e le quinte.
Per i maestri la riduzione dell’organico di diritto, nel triennio 2009-10; 2010-11: 2011-12, ha riguardato circa 28 mila posti di cui 9.245 solo nell’anno scolastico 2011-2012.
Per i docenti di scuola media la riduzione dei posti nell’organico di diritto è stata nel triennio di 20.631 unità

Altre riduzioni di organico, tra l’altro non contemplate dalla legge di controriforma (art.64. legge 133/08) perché nell’anno in corso sono stati raggiunti gli obiettivi previsti con una riduzione del numero complessivo dei docenti in servizio che ha riguardato complessivamente 87 mila unità, si verificheranno negli anni 2012-13 e 2013-14.

La pubblicazione del MIUR “La scuola in cifre” nel numero del 2008, riferiva per la scuola primaria che nell’anno scolastico 2007/08 su un totale di 2.575.310 studenti 669.101 (26,0%) che frequentavano classi di 40 ore settimanali a tempo pieno (due insegnanti con 4 ore di compresenza e 4 a disposizione per la programmazione); 430.770 (16,7%) frequentavano classi con un orario settimanale variante dalle 31 alle 39 ore con mensa (i cosiddetti TEAM); 53.311 (2,1%) frequentavano classi da 31 a 39 ore senza mensa; 1.303.473 (50,6%) frequentavano classi con un orario variante tra le 28 e le 30 ore settimanali e 118.665(4,6%) frequentavano classi con 27 ore settimanali.
Per la scuola secondaria di I°grado la stessa pubblicazione riferiva che per lo stesso anno scolastico 2007-08, su un totale di 1.623.947 alunni, 381 627 avevano frequentavano classi con un orario normale di lezione di 30 ore settimanali e altri 86.122 avevano frequentato classi con un orario di 29 ore settimanali. Le classi di tempo prolungato da 31 a 33 ore settimanali erano state frequentate da 813.597 studenti e quelle da 34 a 36 ore da altri 246.839 studenti. Infine solo 95.989 studenti erano stati inseriti in classi con un orario settimanale tra le 37 e le 40 ore.
Di recente è stata finalmente resa nota l’ultima edizione di La Scuola in Cifre. Essa si riferisce agli anni 2009 e 2010, e tratta prevalentemente i dati dell’anno scolastico 2009-2010.
Un primo elemento molto significativo che emerge da tale analisi riguarda il fatto che, in tale anno scolastico, per la scuola primaria nelle classi dalla seconda alla quinta, non ancora pienamente investite dalla controriforma la percentuale degli alunni che hanno frequentato classi a tempo lungo, fino a 39 ore, è precipitata dal 19,2% dell’a.s. 2008-09 all’8,4% dell’anno successivo. Il passaggio a livello nazionale è da 492.674 a 214.935 unità.
Gli alunni frequentanti il tempo pieno a 40 ore settimanali senza compresenze sono stati nelle prime classi il 34,8% (177.480) nelle classi dalla seconda alla quinta il 27,9% (571.950) per un totale di 749.430 alunni pari al 29,2% sul totale (nel 2008-09 questi erano stati 685.908 pari al 26,7%).Rispetto all’a.s. 2007-08 tale percentuale risulta invariata.
Il tempo pieno a 40 ore senza compresenze è aumentato sul piano nazionale quindi di 65.682 unità mentre 286.224 alunni non hanno più l’orario lungo in gran parte con mensa.
Se si considerano le percentuali di andamento dei servizi di tempo pieno (TP) e di tempo lungo (TL) per aree geografiche risulta che nel NORD il TP passa dal 36,9 al 40,8 e il TL dal 24,3 all’11,5. Nel CENTRO il TP passa dal 36,6 al 39,8 e i TL dal 23,5 al 9,6. Nel Mezzogiorno (sud e isole) il TP passa dal 7,7 al 10,9 e il TL dal 13,6 al 4,9.
Per la scuola secondaria di I° grado la situazione se è possibile è ancor più drammatica. Infatti in tale settore già nel primo anno di attuazione è stata attuata la parte più rilevante degli interventi.
Sono stati infatti ricondotti al tempo normale (30 ore) 1.283.318 alunni pari al 75,3% del totale dei frequentanti (1.704.274) con una differenza in più di 815.569 unità rispetto all’anno precedente!
Di conseguenza ben 717.877 alunni sono stati nel nostro paese privati del tempo prolungato e dei relativi anche se non generalizzati servizi di mensa. Del 1.060.436 alunni che frequentavano un tempo prolungato settimanale organizzato da 31 a 36 ore ne restano ad usufruirne, già nel primo anno di attuazione della riforma, solo 342.559.
Questo è il dato nazionale e ovviamente come si potrà leggere nell’allegato Dossier la situazione più grave si registra nel Sud (-289.954; -61,3%) e nelle isole(-100.879; -45,5%)

Si verifica cioè che, servizi molto richiesti e spesso molto qualificati della scuola primaria e secondaria di primo grado, già dopo il primo anno della riforma, subiscano un calo vistosissimo.
Questo calo nella scuola primaria si ridistribuisce con un aumento di circa il 3% di un tempo pieno ridotto a 40 ore senza compresenze e talvolta messo insieme con una pluralità di docenti e con un incremento dell’orario ridotto settimanale di 30 o di 27 ore .
Le statistiche ministeriali non recano traccia delle notizie sul servizio di mensa pur presenti nella scheda di rilevamento statistico di quell’anno. Le riduzioni operate, a partire dal 2010, nei trasferimenti comunali in nome del federalismo fiscale lasciano presagire quale sarà stato l’andamento di tale fenomeno nei due anni successivi.
Quello indicato è il primo significativo bilancio, in termini di servizio della scuola primaria, e secondaria di I° grado che scaturisce dalla tragica controriforma.
Una prima riflessione sulla situazione dianzi descritta mi suggerisce due considerazioni.
La prima riguarda l’esigenza che tra le proposte di politica scolastica per la prossima legislatura accanto alla necessaria innovazione ci sia spazio per un’indispensabile opera di ricostruzione.
Una proposta di ricostruzione ad esempio di un nuovo ciclo della scuola di base, anche settennale, che recuperi tutte le risorse umane disponibili per ricostruire il TEAM, il tempo pieno e il tempo prolungato con compresenze e con adeguati servizi e supporti, anche di carattere multimediale, per l’attività didattica, da utilizzare in ambienti scolastici finalmente bonificati.
Un nuovo ciclo di base a cui agganciare in alto un biennio obbligatorio della scuola secondaria superiore, articolato negli indirizzi ma unitario nella indicazione degli obiettivi formativi, che dovrà terminare con una certificazione delle competenze e delle abilità acquisite e in basso un terzo anno obbligatorio della scuola dell’Infanzia.
La seconda riguarda l’esigenza di richiedere l’avvio tempestivo di una ricerca seria e indipendente sullo stato in cui si trovano le nostre istituzioni formative. Fa veramente impressione oggi, nella situazione che si è determinata, sentire nominare i test INVALSI. Nel nostro caso non basta l’OCSE servirà, specialmente per la condizione delle strutture edilizie e per la sparizione dei relativi finanziamenti, probabilmente la magistratura o almeno un’inchiesta parlamentare e forse l’UNESCO.
Dossier Primaria
La scuola secondaria statale di primo grado