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Il Senato accademico di Roma Tre aderisce all’appello per la Storia

È il secondo ateneo a fare proprio il manifesto di Giardina, Segre e Camilleri rilanciato sul nuovo "Robinson" e firmato da 50 mila persone

22/05/2019
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la Repubblica

di Ilaria Zaffino

Torino chiama e Roma non tarda a rispondere. Un’altra firma pesante si aggiunge alle oltre cinquantamila che hanno sottoscritto il manifesto in difesa della storia lanciato sulle pagine di Repubblicada Andrea Giardina, Liliana Segre e Andrea Camilleri: anche il senato accademico di Roma Tre ha approvato, all’unanimità, l’appello. «Si tratta di difendere l’oggettività del sapere, il ricorso alla fonte documentaria, l’importanza della memoria. Noi siamo questo: l’università è preparare il futuro fondandolo sulla conoscenza del passato », sottolinea il rettore dell’ateneo romano Luca Pietromarchi. Tra i firmatari della prima ora del manifesto, tantissimi sono stati i docenti di Roma Tre: proprio tra loro è maturata l’idea di sottoporlo al senato accademico per valutare la possibilità di una firma collettiva, dopo tante adesioni singole. «E il senato ha risposto all’unanimità, riconoscendosi perfettamente nelle richieste e nello spirito. Tanto più che Roma Tre dal prossimo anno offrirà a tutti gli studenti dell’ateneo — da matematica a giurisprudenza, da lettere a ingegneria e fisica — un corso di Storia moderna che varrà sei crediti formativi». Una novità di cui Roma Tre va particolarmente fiera e che ben si sposa alla firma del manifesto. «Né poteva essere altrimenti », riconosce Manfredi Merluzzi, docente di Storia moderna. «Il manifesto è in linea con alcuni passi che il nostro ateneo ha fatto negli ultimi mesi: dalle giornate sull’Unione Europea in previsione delle prossime elezioni all’incontro con Massimo Cacciari sul significato storico dell’Europa», volti a ribadire la centralità della storia come disciplina di formazione per la cittadinanza. Nel manifesto, dice Merluzzi, «c’è anche una considerazione sul sentimento di diffidenza nei confronti degli esperti e sull’effetto distorsivo dei social media. Per questo era ancor più importante aderire: l’appello non riguarda solo chi è interessato alle discipline storiche. Vuol dire difendere il pensiero critico, la conoscenza come principio di democrazia ».

Per ora sono due le università che in blocco si sono schierate dalla parte della storia. «Ma sarebbe auspicabile un effetto domino» che da Torino e Roma contagi le altre, si augura Merluzzi. «C’è la conferenza dei rettori: potrebbe essere argomento di cui parlare in quell’occasione. Nel momento in cui gli atenei a catena cominciano a manifestare adesione il caso si sposta». In fondo, anche la «nostra bella novità», come la chiama il rettore Pietromarchi, nasce da un’esigenza condivisa nel mondo accademico, che prende le mosse da un fenomeno generalizzato e sempre più preoccupante: «C’è un livello di sapere storico che ha toccato dei minimi inaccettabili. Non è plausibile che uno studente possa dirsi laureato in qualsiasi disciplina senza avere una conoscenza della storia, del mondo, adeguata. Ci sentiamo obbligati a supplire alle carenze dell’insegnamento della storia nelle scuole». Viene da qui l’idea di questo nuovo corso di storia «aperto a tutti, anche a un fisico o a un matematico». Si chiama "Uno sguardo rivolto al futuro. Comprendere la storia": tratterà temi attualissimi, «per far capire che ciò che succede adesso non è occasionale né casuale. E per capirlo bisogna andare a ritroso: è questo che fa la st oria».


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