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Il registro social della prof

Il caso dell'insegnante sospesa

19/05/2019
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la Repubblica

Stefano Bartezzaghi

Q uando la professoressa palermitana Rosellina Dell’Aria tornerà in aula, si spera per il rientro del provvedimento di sospensione e non per la scadenza dei suoi termini, avrà pronta una nuova lezione.

L’argomento è la comunicazione contemporanea, "social" e non solo "social". La teen age non è nota per i giudizi equilibrati, tantomeno è tarata sui bilancini del politicamente corretto — quello che è oggi realmente in vigore, cioè quello per cui mettere in dubbio le camere a gas nazista è diritto di opinione. Negli elaborati e nelle discussioni in classe si riversano enormità di ogni sorta e il primo compito della docente è rivolto al funzionamento dell’argomentazione: la correttezza logica e grammaticale, prima di quella detta "politica".

Poi può spiegare come alcune tesi siano state confutate dalla storiografia, che per essere "ufficiale" non è detto sia compromissoria e indulgente verso i vincitori. La verità ufficiale a volte è proprio vera. E si può — appunto — verificare. La scuola è dunque un laboratorio in cui ogni giovane mente può sperimentare libere concatenazioni di pensieri e selezionarle, correggerle, affinarle a contatto con quelle altrui, cioè elaborate dalle menti compagne, e con le opinioni socialmente correnti, portate in aula dalla docente. Come è allora possibile che una docente venga punita, e severamente, per opinioni espresse dai suoi studenti?

Il paragone fra leggi razziali del ’38 e provvedimenti contemporanei sull’immigrazione è contenuto in una "slide" elaborata dagli studenti (la traduzione letterale del termine inglese peraltro sarebbe "scivolata"). Cellula della "presentazione", la slide è la protagonista di tutte le spiegazioni che il mondo d’oggi dà a sé stesso. Ogni slide vorrebbe essere un emblema da rinascimentale Teatro della Memoria, una sintesi di immagine e figura che serve all’oratore come richiamo di ciò che deve dire e servirà all’uditorio per ricordarlo. La sua virtù espressiva è la semplicità dell’evidenza.

Nel passaggio della slide dai confini dell’ambito scolastico all’orizzonte aperto dell’ambito "social", e quindi alla tv, alle pagine dei giornali, l’effetto è stato quello delle vignette più ciniche, traslocate dai giornali satirici alle magliette dei ministri in tv. La satira non ha limiti: ha posti in cui può essere intesa come satira. Le slide di un componimento scolastico non sono insegnamenti impartiti o da impartire: sono manifestazioni esteriori di pensieri legittimamente rozzi. Ammesso che sia poi davvero rozzo comparare i modi in cui in periodi diversi la storia italiana ha inteso costruire un concetto di "italianità" opponendolo a identità considerate altre.

La comunicazione contemporanea, in particolare quella "social" ma non solo quella, prevede continui travalicamenti di orizzonti comunicativi: le parole si staccano dai contesti, le foto private diventano pubbliche, i contenuti testuali si deformano, per manipolazione arguta o ideologica. Se le fiction vengono scambiate per cronache, vuoi che i componimenti di discenti non vengano presi per insegnamenti di docenti? Basta congegnare un semplice cambiamento di contesto: gli zelanti reprimeranno e gli ignoranti vocianti voceranno, magari da posti di governo.

Quello che è capitato alla docente palermitana le dà dunque spunto per mostrare alle sue classi, ma anche a tutti noi, cosa può succedere nel passaggio da un’aula ai social media e da questi ai mass media. In realtà la lezione era stata impartita già da tempo ma non era stata appresa. Si tratta allora di una ripetizione, capita spesso di doverne fare ma non è un problema. Le professoresse hanno pazienza, e ne hanno tanta.


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