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Il progetto su 150 mila precari. Le scelte: dai nuovi programmi agli «scatti di competenza»

Due i cardini sui quali gli annunci di queste settimane si trasformeranno in norme: la legge di Stabilità 2015 e un decreto legge da presentare al massimo entro gennaio

03/09/2014
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Corriere della sera

Centocinquantamila precari assunti per decreto. Sorpresa doveva essere e sorpresa è: la «Buona Scuola» è innanzitutto un piano per l’assunzione di quasi 150 mila persone in un solo anno scolastico, il prossimo. Così è scritto nel documento che spiega il percorso normativo del progetto che stamattina verrà messo online sul sito passodopopasso.italia.it . Due i cardini sui quali gli annunci di queste settimane si trasformeranno in norme: la legge di Stabilità 2015 e un decreto legge da presentare al massimo entro gennaio, dopo la consultazione di due mesi che partirà dal 15 settembre e si concluderà a metà novembre. Il ruolo del Parlamento è dunque ridotto al minimo, vista la scelta del decreto legge che dovrà essere convertito a tappe forzate per poter essere pronti entro luglio per gli adempimenti amministrativi e per far partire la nuova Scuola dal prossimo anno scolastico 2015-2016. Un disegno di legge avrebbe consentito una discussione più distesa nelle commissioni competenti ma così si rischiava di sforare i tempi. Minimo sarà anche il ruolo dei sindacati perché non è previsto alcun passaggio per un prossimo contratto di categoria. Saranno ascoltati come tutti nella consultazione pubblica «con le forze politiche, sociali, economiche, produttive e con tutti i cittadini».
I fondi
Il primo snodo sarà contenuto nella legge di Stabilità che «dovrà prevedere il finanziamento del piano straordinario di assunzioni a decorrere dall’anno scolastico 2015-16 di tutti i precari storici iscritti nelle graduatorie a esaurimento aggiornate a luglio 2014 e dei vincitori e idonei dell’ultimo concorso bandito nel 2012». Il secondo passaggio consisterà nella predisposizione di un decreto legge. Per spiegare i requisiti di necessità e urgenza dello strumento normativo scelto — la riforma per decreto — il documento del governo invoca la gravità della situazione economica «che impone scelte che valorizzino la cultura» e la fretta per arrivare entro settembre del prossimo anno ad attuare le misure.
Gli undici punti
Che cosa ci sarà nel decreto? I titoli dei capitoli sui quali il governo ritiene di intervenire nei prossimi dieci mesi sono contenuti nello schema che circola in queste ore nei ministeri e in Parlamento. Eccoli: l’allargamento dell’organico di diritto e la definizione di quello «funzionale» inteso come una batteria di professori senza cattedra a disposizione di una rete di più scuole vicine sul territorio per coprire posti vacanti, spezzoni e buchi che altrimenti verrebbero assegnati ogni volta a un docente diverso; il superamento delle supplenze brevi; l’ampliamento delle classi di concorso e le regole per la mobilità geografica degli insegnanti; la nuova procedura di abilitazione dei docenti; il ripensamento dello stato giuridico del docente con riferimento a quelli che nel documento vengono definiti come gli «scatti di competenza» legati alla valutazione e alla valorizzazione delle competenze didattiche dei docenti (è questo un punto centrale della riforma renziana, ribadito ancora ieri dal presidente del Consiglio. Basta con il sistema di retribuzione basato solo agli scatti di anzianità: lo stipendio va modulato in base al merito, ovvero alle competenze acquisite e sviluppate in itinere dai singoli docenti grazie anche ai corsi di formazione); le risorse per il fondo per il miglioramento dell’offerta formativa; il rafforzamento del ruolo dei presidi con maggiore autonomia delle scuole; le nuove competenze dei ragazzi; le regole per l’ingresso dei privati nelle scuole; la semplificazione delle regole per la procedura di alternanza Scuola-lavoro e infine la revisione delle procedure amministrative potenziando la digitalizzazione degli uffici e delle segreterie.
Il testo unico
Nelle scorse settimane si era parlato anche della possibilità di una legge delega per la riforma. Il ruolo della delega, secondo l’ultima versione della Buona Scuola, riguarda la scrittura di un testo unico (l’ultimo è del 1994) che raccolga tutte le norme che riguardano l’istruzione in modo organico. Il punto resta ora quello del reperimento dei fondi, «le coperture finanziarie non solo per il 2015 ma anche a regime devono essere contenute nella legge di Stabilità», è scritto nel documento. La fretta per la regolarizzazione dei precari ha un argomento forte nel verdetto della Corte di Giustizia europea sui precari della Scuola atteso nei prossimi mesi. Se, come è molto probabile, arriverà una condanna per violazione del diritto comunitario (la direttiva 1999/70/CE che prevede l’assunzione in via definitiva per tutti quei dipendenti che hanno svolto almeno 36 mesi di servizio) lo Stato italiano rischia di dover pagare multe salatissime.

Gianna Fregonara
Orsola Riva
 


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