FLC CGIL
Contratto Istruzione e ricerca, filo diretto

https://www.flcgil.it/@3903759
Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Il prof con il curriculum taroccato che giudica gli aspiranti colleghi

Il prof con il curriculum taroccato che giudica gli aspiranti colleghi

Aveva inserito testi mai pubblicati. Il giallo della correzione di GIAN ANTONIO STELLA

08/07/2013
Decrease text size Increase text size
Corriere della sera

Accettereste d'essere giudicati da un professore che per entrare in commissione e giudicare voi ha presentato un curriculum taroccato? Mai, direte. Eppure è quanto sta accadendo agli aspiranti docenti universitari, ordinari e associati, di Storia moderna. Non solo: sullo scandalo è stata messa una pezza ancora più strabiliante. Il permesso al taroccatore, udite udite, d'aggiustare quel curriculum retroattivamente.
Teatro della storia, Messina. Dove l'ateneo, già al centro di mille polemiche e scosso ieri dagli arresti per gli «esami facili» e le rivelazioni sulle interferenze della ‘ndrangheta, era stato sconvolto anni fa perfino da un delitto, l'uccisione a colpi di lupara del professore Matteo Bottari. Un omicidio seguito da inchieste arroventate e dalla definizione della città peloritana come di un «verminaio».
Tutto comincia quando, nel tentativo di lasciarsi alle spalle le sconcezze di certi concorsi del passato quando i baroni più spregiudicati potevano mettere in cattedra figli, mogli, cognati, famigli e somari, viene tentata la strada di commissioni nazionali delegate non ad assegnare le cattedre ma a valutare gli aspiranti professori. I quali, una volta abilitati, avranno il diritto a partecipare ai vari concorsi in questa o quella materia in questo o quell'ateneo.
Una scelta positiva, sulla carta. Ma seguita da una serie di grane. Prime fra tutte, come i lettori ricorderanno, le polemiche sulla definizione delle «riviste scientifiche» (tra le quali vennero inseriti all'inizio perfino settimanali diocesani e bollettini comunali) e il numero esorbitante di concorrenti in certe materie. Vedi la commissione di Letteratura italiana, per esempio, che avrebbe dovuto esaminare entro il 30 giugno una tale massa di lavori da imporre la lettura (almeno in teoria) di 1.610 pagine al giorno.
Bene: tra i 54 aspiranti membri della commissione per l'abilitazione in Storia moderna, c'è anche Angelo Sindoni, ordinario di Storia moderna all'Università di Messina dal 1986. Ed è proprio lui, con Marina Formica di Tor Vergata, Francesco Gui della Sapienza, Giuseppe Agostino Poli della «Aldo Moro» di Bari e José Ignacio Fortea Pérez della Università spagnola di Cantabria, ad essere sorteggiato per l'incarico. Il curriculum è lungo lungo: 53 pubblicazioni principali più altre cinque sotto la voce «altre pubblicazioni».
Poco dopo Natale, però, Saverio Di Bella, già docente dell'Ateneo messinese, già senatore del Pds e massone dichiarato (nel 1995 fece scalpore la sua presenza a una marcia di «liberi muratori» sul Gianicolo), spedisce una lettera velenosissima all'allora ministro Francesco Profumo: quel curriculum è almeno in parte taroccato. Contemporaneamente, diffonde la denuncia con tutti i dettagli tra amici, conoscenti e colleghi. Finché Francesco Margiocco, cacciatore curioso di «chicche» universitarie (era suo anche lo scoop sul «giovane professore» sessantenne fatto «rientrare» dalla Mongolia dove non insegnava affatto) ne scrive su «Il Secolo XIX».
La faccenda finisce nelle mani dell'Anvur, l'Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca. La quale, sia pure sospirando, non può che prendere atto di come alcune pubblicazioni inserite nel curriculum vitae del commissario Sindoni, effettivamente, non siano mai state pubblicate. Nonostante fosse annotato nel documento perfino il numero isbn (International Standard Book Number) cioè di codice di 13 cifre usato internazionalmente per classificare i libri e rintracciarli poi nelle varie biblioteche. Un banale errore dovuto a un eccesso di vanità? Dura da sostenere: l'inserimento di quei codici isbn attribuiti all'editore Rubbettino dimostra infatti una malizia difficile da spiegare con una leggerezza causata dalla vanagloria.
Che fare? Pensa e ripensa, l'Anvur decide di lasciare le cose come stanno perché, in fondo in fondo, i titoli portati da Angelo Sindoni a sostegno della propria candidatura sarebbero stati sufficienti anche senza quelle pubblicazioni fantasma. Risultato: sulla pagina web del ministero dove si elencavano gli aspiranti commissari tra i quali furono sorteggiati i 5 della commissione di Storia Moderna (https://abilitazione.miur.it/public/commissariEleggibili.php?settore=11/A2) il nome del professor Sindoni è seguito da un asterisco che in fondo alla pagina spiega: «Il presente curriculum vitae è stato rettificato in base alla nota direttoriale n.12976 del 3 giugno 2013». Infatti ora è diverso da quello originale. La data è la stessa: ore 19.19 del 28 agosto 2012. Ma i documenti no: nel primo, l'originale taroccato, Sindoni si vanta d'aver all'attivo 53 pubblicazioni principali più altre 5 sotto la voce «altre pubblicazioni». Nel secondo, le une e le altre scendono rispettivamente a 47 e a 5.
Chi l'ha firmato, quel misterioso decreto direttoriale che consente il ritocco postumo del curriculum taroccato? Boh… Su internet non c'è verso di trovarlo, quel decreto, neppure con l'aiuto di chi conosce link per link il sito ministeriale. Che quella scelta di lasciare al suo posto il commissario beccato a «gonfiare» le carte sia legittima non vogliamo neanche metterlo in dubbio. Diamo per scontato che sia tutto corretto e morta lì. Sarebbe, secondo gli esperti, un «falso innocuo»: fosse stato determinante per la promozione del nostro professore a commissario, sarebbe stato un reato. Così, a quanto pare, no.
Ma resta la domanda iniziale. Dopo decenni di sospetti e polemiche su concorsi universitari troppe volte finiti con la promozione di candidati stupefacenti era davvero il caso, eticamente e politicamente, di imporre agli aspiranti docenti di Storia moderna di farsi esaminare da un professore che si è fatto beccare con le dita nella marmellata? Cosa ne pensa il ministro Maria Chiara Carrozza che faceva il rettore al Sant'Anna di Pisa dove i curriculum sono una cosa seria? E siamo sicuri, come chiede una interrogazione del Movimento 5 Stelle, che i curriculum ritoccati non siano più di uno?
 


La nostra rivista online

Servizi e comunicazioni

Seguici su facebook
Rivista mensile Edizioni Conoscenza
Rivista Articolo 33

I più letti

Filo diretto sul contratto
Filo diretto rinnovo contratto di lavoro
Ora e sempre esperienza!
Servizi assicurativi per iscritti e RSU
Servizi assicurativi iscritti FLC CGIL