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Il prof bravo ti segna la vita Ma (quasi) nessuno lavora nelle scuole svantaggiate

Non basta assumere più insegnanti per far funzionare meglio la scuola.

12/06/2018
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Corriere della sera

Gianna Fregonara

N on basta assumere più insegnanti per far funzionare meglio la scuola. In linea di principio aiuta, ma come dimostra l’ultimo rapporto dell’Ocse-Pisa, curato dall’italiano Francesco Avvisati, bisogna anche avere delle buone regole per sfruttare le qualità dei docenti e rendere così efficace ed equo il sistema scolastico. Quello che invece succede nel nostro Paese è che nelle scuole superiori con una maggiore concentrazione di studenti svantaggiati ci sono troppo spesso gli insegnanti meno qualificati (per esempio quelli che non hanno ancora preso l’abilitazione) e con meno esperienza. E tende a esserci un ricambio di prof (precari per lo più) molto più rapido che nelle scuole considerate migliori e per questo meta privilegiata degli insegnanti con più titoli: un quarto dei prof di scienze con contratti più corti di un anno si trovano nelle scuole più povere, mentre in generale sono solo uno su dieci. È vero che le cronache sono piene di storie di insegnanti esemplari che insegnano in realtà difficili con vero spirito di missione, spesso purtroppo anche rischiando l’incolumità. Ma altro sarebbe una politica che cancellasse questa discriminazione non scritta: e cioè che chi è meno fortunato nei fatti rischia di avere diritto a una scuola dove i professori con più esperienza non ci sono. Dalla Gran Bretagna all’Irlanda sono tanti gli esperimenti che mirano a invogliare gli insegnanti a scegliere sedi disagiate: incentivi economici e di carriera ma anche fondi alle scuole per finanziare cattedre con classi più piccole (in Francia). Si tratta di scuole dove cresce un quarto dei nostri ragazzi, che del resto non credono al lavoro di prof: solo il 3% dei 15enni pensa che da grande vorrà diventare un insegnante.


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