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Il "popolo della scuola pubblica" straccia il decreto Moratti

Il "popolo della scuola pubblica" straccia il decreto Moratti Tempo pieno, cresce la protesta C'è ancora spazio per contrastare la riforma Moratti. Ieri alla periferia sud di Roma (178...

19/12/2003
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Il "popolo della scuola pubblica" straccia
il decreto Moratti
Tempo pieno, cresce la protesta
C'è ancora spazio per contrastare la riforma Moratti. Ieri alla periferia sud di Roma (178° circolo didattico) un'altra scuola elementare è "caduta" nelle mani di genitori e bambini che la occupano per rivendicare il diritto al tempo pieno. Per la stessa ragione, ieri, si sono mossi anche i genitori della Val di Cecina, oggi lo faranno quelli livornesi di Colle Salvetti e domani pomeriggio, a Genova, le 17mila famiglie dei bambini del tempo pieno e prolungato aspettano tutti al Mandraccio per una "festa-protesta".
Tende a espandersi, e pensa già a un forum nazionale sull'istruzione, quel movimento spontaneo di genitori, docenti, lavoratori e studenti che ha coinvolto sigle sindacali, associazioni, collettivi e partiti il 29 novembre scorso ma con due grossi appuntamenti separati a Roma e Bologna. Ora, il "popolo della scuola pubblica" lancia una scadenza unitaria ancora più grande per il 17 gennaio, ultimo sabato utile prima del 23, quando il consiglio dei ministri deciderà sul decreto che taglia il tempo pieno, istituisce il maestro unico, anticipa le iscrizioni alla prima elementare, destina l'ultimo anno delle medie all'orientamento tra istruzione e formazione. "Noi proporremo all'opposizione anche l'ostruzionismo per far ritirare quel decreto", annuncia Titti De Simone, deputata di Rifondazione in commissione Scuola.

In pratica si cancella il "tempo scuola" sostituendolo con 27 ore obbligatorie, 3 facoltative per le famiglie e 5-10 di "tempo mensa"". A conti fatti "tempo scuola" e il pasticcio della ministra sono entrambi di 40 ore settimanali "ma non è la stessa cosa, è una truffa e i genitori iniziano a comprenderlo", continua De Simone. Nei quartieri "a rischio" sarà una catastrofe, come spiega Elisabetta Valente che con un comitato di genitori dei quartieri romani Rebibbia-Ponte Mammolo-S. Basilio da anni collabora con le istituzioni per una scuola "luogo di formazione permanente. Che cosa diventerà ora la scuola di tutti?".

La riforma, infatti, annulla l'obbligo scolastico in favore del più ambiguo diritto-dovere all'istruzione che allude "a un supermarket dell'educazione ridotta a merce - dice Piero Castello del coordinamento nazionale per la difesa del tempo pieno - in cui viene gerarchizzato il corpo docente ed esternalizzato, a "esperti", il lavoro del nuovo doposcuola".

"Ma nelle scuole, chi ha mai chiesto tutto ciò?", si chiede Domenico Chiesa del Cidi: "Il tempo pieno è un progetto unitario e la vera riforma sarebbe la sua generalizzazione (oggi ne usufruisce solo il 28% degli alunni, ndr)". Il salto all'indietro della riforma Moratti è ancora più evidente se si considerano i "programmi avanzatissimi che si lascia dietro - aggiunge Nicoletta Lanciano del Movimento di cooperazione educativa - e che ci hanno insegnato il bisogno di tempi lunghi non solo per leggere, scrivere e far di conto ma per imparare a tessere relazioni". Se la scuola allude a un modello di società quella di Moratti, "sostituisce i valori di solidarietà e inclusione con la competitività", denuncia Bruna Stacconi del Cgd, coordinamento genitori democratici. "Se si assume la famiglia come unica istanza decisionale - spiega anche Franco Salcuni di Legambiente - si instaurano meccanismi ferrei di riproduzione sociale". "Con queste logiche si possono formare solo dei sudditi, incapaci di costruire democrazia", dice Massimo De Santi, del comitato livornese per la scuola pubblica che invita a lanciare messaggi di continuità delle lotte anche durante le vacanze natalizie.

Checchino Antonini


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