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«Il Pc va bene all’università Ma da piccoli serve la penna»

dove non ci sono problematiche fisiche e di abilità somatica, la scrittura a mano deve rimanere un momento essenziale della formazione

11/09/2017
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Corriere della sera

«Pc e tablet sono un ausilio importante, ma la scrittura a mano resta uno strumento fondamentale», riflette Nicola Gardini, professore di Letteratura italiana e comparata all’Università di Oxford e autore di Con Ovidio (Garzanti).

Stiamo andando verso una generazione che non saprà più scrivere a mano?

«Sì. Si vede già negli Usa, dove in molti Stati si impara a scrivere solo in stampatello, che è più simile alla scrittura elettronica. In Inghilterra questo non è ancora così evidente. Ad Oxford per gli esami scritti utilizziamo carta e penna, per tradizione e per evitare che gli studenti si possano procurare le informazioni con gli strumenti elettronici. È pur vero che abbiamo molta difficoltà a “decifrare” certi scritti. In alcuni casi ci serviamo addirittura di un decodificatore, oppure, se sappiamo già che la scrittura dello studente è particolarmente indecifrabile, offriamo la possibilità di utilizzare il pc, come avviene con gli studenti dislessici e disgrafici. Gli studenti scrivono sempre meno a mano».

La tendenza è irreversibile?

«In alcuni Paesi, sì, soprattutto quelli con sistemi di scrittura alfabetici. È più difficile che ciò avvenga con i sistemi non alfabetici. Ma si può tentare di mantenere viva la tradizione “amanuense”, momento creativo importante, in cui la mano conserva traccia dei ripensamenti e la mente si sofferma sulle scelte. Questo a partire dalla formazione primaria. Arrivati all’Università si possono incoraggiare gli studenti a prendere appunti a mano durante le lezioni».

L’Università di Cambridge sta quindi andando nella direzione giusta?

«Quella di Cambridge è una scelta razionale e funzionale che rasserena gli studenti, che si sentono più sicuri nell’utilizzare la modalità di scrittura di cui si servono di norma, e i docenti, che possono correggere e valutare gli scritti in modo più sereno. Mi opporrei invece all’introduzione indiscriminata dei computer nella formazione primaria. Sono sì un ausilio fondamentale. Ma dove non ci sono problematiche fisiche e di abilità somatica, la scrittura a mano deve rimanere un momento essenziale della formazione».

Cecilia Bressanelli