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Il pasticcio banchi "Impossibile finirli entro ottobre"

Come detto, all’appuntamento con la riapertura il governo italiano si è presentato con un clamoroso ritardo. Le cui ragioni, a ben vedere, non sono da attribuire solo al Commissario

17/09/2020
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la Repubblica

di Giuliano Foschini Fabio Tonacci

ROMA — Quattromila camion in 44 giorni. Ecco cosa servirebbe per rispettare la deadline fissata dal commissario straordinario Domenico Arcuri per la consegna dei due milioni e mezzo di banchi monoposto. Quattromila camion in giro per la penisola, da oggi al 31 ottobre. Una missione ardua, tutta in salita, secondo gli interessati praticamente impossibile. «Poiché ogni tir contiene al massimo 500 banchi, vorrebbe dire essere capaci di far uscire dalle nostre fabbriche qualcosa come 90 autoarticolati al giorno. I quali poi devono raggiungere le città, entrare nei trafficati centri storici, scaricare i colli nelle scuole e, infine, montare i banchi», spiega Luca Trippetti. È il responsabile di Assufficio, la sezione di Federlegnoarredo che raggruppa le ditte che stanno lavorando al vero miracolo italiano: dare banchi e sedie ai nostri studenti ai tempi del Covid. «Appunto, parliamo di miracoli. E per questi non siamo ancora attrezzati», chiosa Trippetti.

Eppure non era questo che ci era stato assicurato. Il governo aveva detto che tutto sarebbe stato pronto per la prima campanella del 14 settembre. E invece, a oggi sono stati consegnati appena 200mila banchi (meno del 10 per cento del totale) in 1.300 scuole, con gli studenti in qualche caso limite costretti a scrivere in ginocchio appoggiati alle sedie. Perché? Chi ha sbagliato?

Il grande ritardo

Il pasticcio dei banchi monoposto comincia a materializzarsi il 30 giugno, quando il Comitato tecnico scientifico fissa in un metro la distanza minima da garantire in classe tra un alunno e l’altro, pena la mancata ripartenza della scuola. A quel punto il ministero dell’Istruzione interroga i dirigenti dei plessi sul territorio e, dopo un mese, elabora il fabbisogno: 2,4 milioni di banchi e 400 mila sedute innovative. Arcuri si mette al lavoro e ai primi di agosto, pur potendo procedere ad affidamenti diretti (i poteri da commissario glielo permettono) emana un bando europeo per selezionare le aziende disponibili a fabbricarli.

Arcuri è un uomo a cui non fa difetto l’ottimismo. «Entro fine ottobre, cioè in due mesi, li consegneremo tutti», dichiara in un’intervista a Repubblica alla vigilia dell’inizio dell’anno scolastico. Come detto, all’appuntamento con la riapertura il governo italiano si è presentato con un clamoroso ritardo. Le cui ragioni, a ben vedere, non sono da attribuire solo al Commissario.

Il fabbisogno gonfiato

Ballano infatti un milione di banchi in più rispetto al fabbisogno realmente necessario per garantire il distanziamento sociale in aula. La stima è dedotta in primo luogo dall’evidente sperequazione della domanda. Se la Valle d’Aosta ha chiesto solo l’8 per cento di banchi nuovi rispetto alla sua dotazione attuale, il Trentino il 12 per cento, il Veneto il 14 e l’Emilia Romagna il 15, altri hanno sfruttato l’occasione del Covid per rinnovare l’arredo scolastico: la Sicilia ne ha chiesti per il 69 per cento della sua dotazione, la Campania il 67 per cento, la Calabria il 56, il Lazio il 52. Un terzo dell’intero "parco banchi a rotelle" finirà in tre Regioni: Sicilia, Campania, Lazio.

Il caos del bando

Non è solo questione di fabbisogno gonfiato, però. C’è anche la burocrazia. È il 20 luglio quando gli uffici del commissario Arcuri, "su richiesta della ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina", pubblicano la gara per l’acquisto di 3 milioni di banchi. Il bando comprende "l’imballaggio, il trasporto, la consegna e il montaggio dei prodotti" da realizzarsi addirittura entro il 31 agosto. Con la sottoscrizione dei contratti al 7 agosto.

Nei giorni precedenti alla pubblicazione, una delegazione delle più importanti aziende italiane del settore ha incontrato gli stretti collaboratori di Arcuri. «Quel bando che avete pensato, è sbagliato», hanno avvertito i fabbricanti. «Ci sono requisiti che nessuna azienda ha. Il settore in Italia produce 200mila banchi all’anno, ci state chiedendo di fare in due mesi quello che facciamo in dodici anni. Non ce la facciamo».

Il bando viene pubblicato così com’è, senza modifiche. E qualche giorno dopo Arcuri è costretto alla prima rettifica: cambiano i requisiti di partecipazione. Poco dopo cambieranno anche i termini e la tempistica. E infine decide un ulteriore cambiamento, il terzo: passa alla trattativa privata con le aziende che hanno partecipato e predispone 11 contratti, di cui Arcuri non ha voluto rivelare i beneficiari. «Come prevede la legge, devono passare 30 giorni dalla firma del contratti per renderli pubblici», ha spiegato.

Ecco la lista delle aziende

Questo mese serve per consentirgli di non perfezionare accordi con aziende non in regola. È accaduto con la Nexus — un solo dipendente per una commessa da 45 milioni — e con una seconda società. Sono al lavoro, invece, raggruppate in un’Associazione temporanea di imprese, Vastarredo, Mobilferro, Siriani, Sudarredo, Arredalascuola, Paci e Biga per fornire mezzo milione di banchi e 300mila sedute. E inoltre: Quadrifoglio (400mila pezzi), Gonzagarredi (circa 100mila), Estel (200mila banchi con le rotelle). Ci sono poi altre cinque aziende straniere.

Il punto dolente, però, è un altro: non è ancora chiaro chi dovrà coprire il buco di 400mila banchi lasciato dalle due ditte escluse. Dalla struttura commissariale fanno sapere che le risorse produttive basteranno lo stesso. Però i dubbi, soprattutto sui tempi di consegna, sono molti. I contratti firmati prevedono delle penali in caso di ritardo. Le clausole sono riservate, ma, dicono fonti tra gli imprenditori, se riusciranno a rifornire tutte le scuole entro la fine del 2020, è assai probabile che non ci saranno multe da pagare.


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