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Il panino da casa è vietato «La scuola è una comunità»

Le sezioni unite della Cassazione hanno deciso: tutti dovranno mangiare il cibo preparato dalla mensa scolastica.

31/07/2019
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Il Messaggero

TORINO I bambini che frequentano le scuole di Torino non potranno più portarsi il panino da casa. Le sezioni unite della Cassazione hanno deciso: tutti dovranno mangiare il cibo preparato dalla mensa scolastica. E' la fine di una lunga  battaglia legale che con questa sentenza, sulla base di un ricorso presentato dal ministero dell'Istruzione e del Comune di Torino, riporta la situazione indietro nel tempo, al 2017, quando fu il tribunale di Torino a decidere che i genitori potevano scegliere se dare la «schiscetta ai propri figli» o iscriverli a mensa. Una battaglia portata avanti da un comitato di genitori del capoluogo piemontese e dal loro legale, Roberto Vecchione. Si aprì una querelle infinita che coinvolse poi anche il resto d'Italia. Ieri è arrivata la parola fine.
LA DECISIONELa Cassazione ha riconosciuto che la mensa non è un «diritto soggettivo» e ha annullato la sentenza di appello che aveva dato regione al Comitato Caro Mensa seguito da Vecchione. «Un diritto soggettivo perfetto e incondizionato all'autorefezione individuale, nell'orario della mensa e nei locali scolastici, non è configurabile» - si legge nella sentenza depositata ieri con cui le sezioni unite civili della Corte si sono pronunciate sulla vicenda che era stata sollevata da alcuni genitori a Torino. «L'istituzione scolastica - sottolineano le Sezioni Unite della Cassazione - non è un luogo dove si esercitano liberamente i diritti individuali degli alunni né il rapporto con l'utenza è connotato in termini meramente negoziali, ma piuttosto è un luogo dove lo sviluppo della personalità dei singoli alunni e la valorizzazione delle diversità individuali devono realizzarsi nei limiti di compatibilità con gli interessi degli altri alunni e della comunità», con «regole di comportamento» e «doveri cui gli alunni sono tenuti», con «reciproco rispetto, condivisione e tolleranza».
Peraltro, spiegano i giudici, «i genitori sono tenuti anch'essi, nei confronti dei genitori degli alunni portatori di interessi contrapposti, all'adempimento dei doveri di solidarietà sociale, oltre che economica». In altre parole se tutti partecipano alla mensa i costi della stessa saranno più bassi per tutti. E la questione posta «non è comparabile», come sostenuto dai genitori, con la scelta di non avvalersi dell'insegnamento di religione. E adesso, a poco più di un mese dal ritorno sui banchi, la decisione rischia di creare problemi all'avvio delle scuole che si sono organizzate prevedendo sia  il pasto da casa e il servizio mensa. La Cassazione ha accolto la tesi dell'Anci, associazione dei Comuni, secondo cui «la mensa è un luogo di socializzazione e di uguaglianza».
«Alla luce del nuovo pronunciamento delle Sezioni Unite - ha commentato l'assessore all'Istruzione Antonietta Di Martino - l'amministrazione provvederà a supportare le famiglie e le scuole nelle prossime delicate fasi organizzative che conseguono a questo pronunciamento». Il commento a caldo dei genitori che portano avanti la battaglia per il panino da casa contro il caro mensa sulla sentenza della Cassazione non è tardato ad arrivare. «La Cassazione a Sezioni Unite ha deciso: la scuola dell'obbligo gratuita da Costituzione è da buttare nel cesso, d'ora in avanti o paghi la minestra o salti la finestra (sempre che non ti portino via la casa per morosità)». Il post è stato pubblicato sulla pagina Facebook del gruppo CaroMensa a Torino. La rivoluzione riguarda i bambini che frequentano le scuole primarie e secondarie.
LA RIVOLTALa vicenda del «panino da casa» era iniziata nel novembre 2014, quando 38 genitori di alunni delle scuole comunali elementari e medie di Torino decisero di avviare una causa contro il Comune e il ministero dell'Istruzione. In primo grado le loro istanze erano state respinte. La decisione successiva della Corte d'Appello, a loro favorevole, aveva aperto le porte ad un movimento nazionale per la libertà del panino da casa, spingendo molte altre scuole a decidere in questo senso. Anche una sentenza del Consiglio di Stato sul Comune di Benevento, che annullava il regolamento voluto dalla giunta che vietava il pasto da casa, andava in questa direzione. E poi man mano la tendenza si era allargata a macchia d'olio da Torino a quasi tutto il piemonte, estendendosi a Venezia, Verona, Ferrara, Genova, Guidonia, Milano, Benevento, Lucca e altre decine e decine di comuni in Italia. In tutti questi posti sono stati presentati e vinti ricorsi, inoltrate diffide ed alla fine i genitori hanno vinto. Ma il pronunciamento di ieri mette fine a questa possibilità. I genitori ribelli dovranno adeguarsi alla mensa.
Giacomo Nicola


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