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Il Nuovo-L'Italia discuterà la riforma senza mediazioni

L'Italia discuterà la riforma senza mediazioni" Il vice della Moratti, Valentina Aprea, risponde a muso duro a chi critica gli Stati generali. "Lasciata Foligno per i diktat del sindaco. I sinda...

18/12/2001
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Il Nuovo

L'Italia discuterà la riforma senza mediazioni"

Il vice della Moratti, Valentina Aprea, risponde a muso duro a chi critica gli Stati generali. "Lasciata Foligno per i diktat del sindaco. I sindacati temono la delegittimazione? E' un problema loro".
di Alberico Giostra
ROMA - Valentina Aprea, sottosegretaria all'Istruzione, è anche responsabile del Dipartimento Pubblica Istruzione di Forza Italia. Classe 1956, la Aprea è stata una giovanissima direttrice didattica. E' la principale responsabile organizzativa degli Stati Generali della scuola.

Che cosa vi ha spinto a trasferire gli Stati generali della scuola da Foligno a Roma?
La volontà di non creare disagi inopportuni e complicanze all'evento. Avevamo provveduto ad accogliere adeguatamente tutti gli invitati e poi ci siamo trovati di fronte al problema dei manifestanti il cui numero cresceva continuamente. Questo problema di ordine pubblico e di presenze avrebbe rischiato di mettere in forse la realizzazione stessa dell'evento. Di fronte alla presunta o reale presenza di decine di migliaia di manifestanti, si è deciso di spostare la manifestazione a Roma, una città senz'altro capace di ospitare un evento del genere.
Ha pesato in questa decisione il diktat del sindaco di Foligno "o mi aiutate ad ospitare 4000 studenti o non concedo l'auditorium"?
Sì, ha senz'altro giocato un ruolo decisivo.

Qual è lo spirito degli Stati Generali della scuola?
La volontà di informare un più ampio pubblico del nostro progetto di riforma della scuola. Un pubblico che non sia il solito pubblico di addetti ai lavori o di gente abituata a circolare nei Ministeri. La volontà di informare il paese dei possibili scenari di riforma della scuola alla luce dei problemi attuativi che la legge 30, (la riforma dei cicli del centro-sinistra ndr.) ha incontrato e alla luce dei nostri progetti di cambiamento della scuola. Con gli Stati Generali vogliamo coinvolgere tutto il paese. Tutti i soggetti della scuola italiana saranno presenti. Ad esempio ci saranno oltre 100 studenti anche se ne parleranno solo sei. Ci saranno genitori e docenti, direttori didattici e scolastici.

I sindacati mettono in dubbio la rappresentatività di questi Stati Generali.
Non ci siamo posti il problema di una rappresentatività degli Stati Generali. Noi vogliamo semplicemente sentire più voci di quelle che abitualmente ascoltiamo. La riforma della scuola non si deciderà agli Stati Generali, si tratterà solo di sondare una prima reazione al lavoro del gruppo del professor Bertagna. Sarà un modo per informare e informarci.

Come giudica la decisione di non concedere ai manifestanti la piazza antistante il Palazzo dei Congressi dell'Eur dove si svolgeranno gli Stati Generali?
Non spetta a me valutare questa decisione. Se è stata presa evidentemente la si è ritenuta necessaria.

Studenti e no-global hanno detto di voler assediare gli Stati Generali. Come giudica questo messaggio?
Sono dichiarazioni poco democratiche che suonano strane nella bocca di chi dice di battersi per una scuola più democratica.

Gli Stati Generali possono rappresentare, se la riforma otterrà un vasto consenso, un'occasione per delegittimare eventuali e successive critiche dei sindacati alla riforma stessa?
E' un problema dei sindacati non nostro. Io non credo che i sindacati vogliano sostituirsi alla società civile. Il paese ha diversi modi di manifestare le proprie idee. I sindacati difendono i lavoratori. Hanno senz'altro un'idea della scuola e nel passato hanno contribuito alla costruzione della scuola attuale in alcuni casi bene in altri male. Nessuno vuole toccare il loro ruolo ma le riforme non si debbono necessariamente fare solo con loro. I sindacati sono necessari ma non esclusivi.

Che cosa succederà dopo gli Stati Generali?
Ci sarà un momento di riflessione e poi la parola passerà alla politica. Alle commissioni parlamentari


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