FLC CGIL
Contratto Istruzione e ricerca, filo diretto

https://www.flcgil.it/@3926553
Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Il nuovo capo dei rettori: «La Buona Università? Il governo investa soldi»

Il nuovo capo dei rettori: «La Buona Università? Il governo investa soldi»

Gaetano Manfredi, 51anni, ingegnere, rettore della Federico II di Napoli eletto presidente della Crui: «Missione sociale dell’università, giovani, competitività»

24/09/2015
Decrease text size Increase text size
Corriere della sera

Gaetano Manfredi, Rettore dell’Università di Napoli Federico II, è il nuovo Presidente della Crui. Lo ha eletto alla prima tornata e all’unanimità l’assemblea dei Rettori. Manfredi, 51 anni, ingegnere, succede a Stefano Paleari, già rettore dell’Università di Bergamo. Insegna Tecnica delle Costruzioni presso l’ateneo partenopeo che guida dal giugno 2014. È membro del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici e della Commissione Grandi Rischi.

«Buon lavoro»

Al neoeletto presidente sono arrivati gli auguri del Sottosegretario all’Istruzione, Davide Faraone: «Sono sicuro che potremo riflettere insieme sulle “questioni dell’Università” che per me coincidono con le questioni del paese: un sistema universitario rinnovato ed efficace può porsi come perno di sviluppo economico, culturale e sociale. Dopo la scuola, è arrivato il momento di adeguare il sistema universitario ai tempi, alle sfide culturali, come anche ai cambi di paradigma, che ci aspettano. Ci incontreremo presto per metterci da subito a lavoro», ha detto Faraone. Auguri di buon lavoro anche da Francesca Puglisi, responsabile Scuola, Università e Ricerca del Partito Democratico: «Come lui, siamo convinti che l’investimento sul capitale umano sia il miglior fattore di competitività per consolidare la crescita del nostro Paese. Ringraziamo anche Stefano Paleari per il lavoro svolto e per la proficua collaborazione di questi anni», ha scritto Puglisi in una nota.

Missione sociale

Subito dopo l’elezione, il neopresidente ha detto: «Il compito che le università italiane devono svolgere nei prossimi anni dopo i tempi bui della crisi globale, è ancora più complesso rispetto al passato. Non solo centri di formazione e ricerca, ma agenti sociali ed economici, motori dello sviluppo e della trasformazione dei territori e della società». Una grande aspirazione che può essere perseguita solo sui due binari complementari della valutazione e del finanziamento. Su questo il neo-presidente non ha dubbi. «Solo attraverso una rigorosa politica del merito e della qualità potremo contemporaneamente stimolare le eccellenze ed elevare il livello medio del nostro sistema. D’altra parte - ha osservato - su questo fronte si dimentica spesso che l’università italiana è l’unico comparto della Pa a essersi già sottoposto alla valutazione dell’Anvur, un’agenzia terza. Non solo. A differenza di ciò che i luoghi comuni vorrebbero, gli atenei mantengono tassi di competitività che gli indicatori internazionali della ricerca e la qualità dei laureati dimostrano ampiamente». «Tutto ciò - ha proseguito - a fronte di un cronico sottofinanziamento che mette ormai in discussione l’esistenza stessa del sistema nazionale delle università in cui crediamo. Il turn-over bloccato impedisce il ricambio generazionale dei docenti e spinge i giovani di talento a trovare spazio all’estero. Una politica asfittica del diritto allo studio riduce l’accesso alla formazione proprio nel momento in cui sarebbe cruciale investire sul capitale umano». «Si parla ormai da mesi della Buona Università che il Governo si prepara a varare , ma sull’università e sulla ricerca - Manfredi va dritto al dunque - va fatta una scelta politica, e va fatta subito».

No a una riforma «a costo zero»

«È troppo facile parlare di futuro senza immaginare di investire sui mattoni per costruirlo. In quest’ottica confidiamo sul fatto che non si tratti dell’ennesima riforma a costo zero. O meglio i cui costi vengono interamente scaricati sulle comunità accademiche. Giovani, studenti e ricercatori, in primo luogo». «Le sfide che attendono gli atenei italiani non sono né poche né semplici: aumentare l’offerta terziaria guardando a una nuova formazione professionalizzante; promuovere l’internazionalizzazione coniugandola con il governo dei flussi migratori; integrare la formazione a distanza con quella frontale, rispondendo in maniera coerente alla concorrenza delle università telematiche; incrementare una presenza attiva sul fronte dell’innovazione tecnologica basata sul knowledge sharing. L’Italia non può più attendere - ha concluso Manfredi - Per vincere queste sfide su uno scenario internazionale sempre più competitivo e affollato è fondamentale affrontarle con risorse adeguate e il sostegno convinto dei decisori. L’università ha già fatto la sua parte ed è pronta a continuare sullo stesso sentiero. Ci aspettiamo di vedere presto segnali di discontinuità con il passato da parte del Governo».