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Il ministro: sono basita nessuno mi ha avvisato Ora a rischio per i precari l’assunzione a settembre

sconcertata e anche infastidita, Stefania Giannini, ministro che ha provato ad uscire dall’accerchiamento del Pd attorno a viale Trastevere aderendo a quel partito

03/03/2015
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la Repubblica
Alle sei di ieri sera il premier scambia sms con gli uomini (e le donne) che seguono la scuola all’interno del Pd: «Tutto a posto, il decreto fila», scrive. Alle 20.45 Matteo Renzi fa trapelare ai cronisti di Palazzo Chigi la sorprendente novità: niente decreto per le cose urgenti né legge delega affidata al governo per il resto. Va tutto dentro un disegno di legge parlamentare, «e che Brunetta si assuma l’onere di non far assumere 160 mila precari della scuola». I suoi, quelli che nel Pd conoscono la riforma e l’Istruzione, trasecolano: «Qui saltano le assunzioni il primo settembre: per stabilizzare i docenti, metterli a ruolo, costruire l’organico funzionale di ogni istituto, ci vogliono mesi. Non riusciremmo a farcela neppure se il Parlamento approvasse tutto entro l’estate». Si fanno i confronti con gli ultimi provvedimenti: il Job Acts, innanzitutto. No, il piano straordinario sui precari non è compatibile con i tempi di un disegno di legge. Se è così, «bisogna rivedere tutto», dicono i suoi. Le date del concorso da 60 mila persone: «Non si possono fare gli scritti ad ottobre ».
«Sono basita», dice il ministro a chi le annuncia la novità maturata in meno di tre ore, «avevamo messo a posto tutto, con un lavoro di cesello, faticosissimo ». È sconcertata e anche infastidita, Stefania Giannini, ministro che ha provato ad uscire dall’accerchiamento del Pd attorno a viale Trastevere aderendo a quel partito («l’esperienza di Scelta civica era finita»). Ha già conosciuto a settembre le ire del premier, quando “La Buona scuola” non era neppure un librone ben rilegato e Renzi voleva riservare a sé ogni anticipazione. Da allora ha deciso di non opporsi alle decisioni del presidente del Consiglio: la sostituzione del sottosegretario morbido Roberto Reggi con uno decisamente più invasivo come Davide Faraone, la retromarcia a furor di Pd sui test a Medicina (lei li voleva cancellare, sono rimasti) e i cambiamenti sui commissari di Maturità. Ha scelto di lavorare senza conflittualità, la Giannini, e oggi, dopo aver digerito nella notte l’ennesimo colpo di scena senza neppure esserne prima informata, proverà a convincere il premier a stralciare dal disegno di legge almeno la parte delle assunzioni degli insegnanti precari: la più attesa dal mondo della scuola, quella voluta fortemente dallo stesso Renzi. Un “decreto assunzioni scuola”, è l’ultimo tentativo che sarà proposto. Il resto, va bene, dentro un disegno di legge che può servire alle sfide politiche del premier.
È probabile che dietro alla sterzata improvvisa di Renzi ci sia il nuovo corso chiesto dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Lo ha ricordato lo stesso premier, «vogliamo coinvolgere le opposizioni nello spirito del presidente della Repubblica ». Per la “grande stabilizzazione”, poi, nelle bozze non c’era ancora il miliardo annunciato nella Legge di stabilità. So- lo 680 milioni. E poi 2,38 miliardi per il 2016 invece dei tre promessi. Anche i numeri rispetto a settembre si erano ridimensionati: novantamila assunti subito dalle graduatorie, altri diecimila rimasti fuori dal concorso 2012. E poi per 15-18 mila un anno ponte e un concorso a sé. E altri sessantamila nel concorsone 2015-2016. Centosessantamila neo-insegnanti in tutto: 30 mila in meno, a conti fatti, rispetto agli annunci. Pur sempre un’operazione voluminosa. Ora il centrodestra potrà giocare a limare qual piano, che ha sempre definito “un’assunzione clientelare”.
C’era stata, nelle ultime ore, la discussione sugli sgravi fiscali alle famiglie che frequentano le scuole paritarie. E il premier aveva detto: «Sul piano economico è conveniente allo Stato, vediamo se teniamo sul piano politico». Nel disegno di legge, ora, ci sarà, articolo 1, l’autonomia scolastica: prevede che ogni scuola possa farsi il proprio orario. L’alternanza scuola-lavoro prevederà una più ampia “educazione degli studenti all’autoimprenditorialità”. Nascerà il registro nazionale delle imprese dell’alternanza scuola-lavoro: gli studenti di quarta e quinta superiore stipuleranno contratti di apprendistato. Nascerà l’Istituto per l’autonomia e la valutazione scolastica (Ipav) e saranno soppressi Invalsi e Indire. Per i presidi ci saranno 35 milioni in più e gli indennizzi per i docenti non assunti andranno dai 2,5 a 6 mesi. Tutto questo, senza decreto del governo, sarà però più lento e incerto.