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Il Messaggero-Liceo, i 5 anni non si toccano

Sabato 22 Dicembre 2001 La riforma della Moratti/ Presto il disegno di legge in Parlamento "Si partirà già dal 2002" Liceo, i 5 anni non si toccano Scuola, dopo gli Stati generali. Berta...

22/12/2001
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Il Messaggero

Sabato 22 Dicembre 2001
La riforma
della Moratti/
Presto il disegno
di legge
in Parlamento
"Si partirà
già dal 2002"
Liceo, i 5 anni non si toccano
Scuola, dopo gli Stati generali. Bertagna: "Era solo un'ipotesi"
di ANNA MARIA SERSALE

ROMA - Dietrofront sul taglio delle superiori, il liceo non si tocca. "L'ipotesi della riduzione a quattro anni non è un cardine, né un'opportunità che sarebbe controproducente perdere", prima è stato detto tra le righe, poi in modo esplicito, dal palco degli Stati Generali sulla scuola. Giuseppe Bertagna, il presidente del gruppo di lavoro sulla riforma (che partirà nel 2002, presto il disegno di legge andrà in Parlamento), ha spiegato che non c'è alcuna pregiudiziale: la nuova scuola si può fare anche senza toccare la durata delle superiori. Nella bozza riscritta poche ore prima della Convention dell'Eur viene spiegato con chiarezza che "la soluzione dei quattro anni era scaturita automaticamente dalle due raccomandazioni del ministro", quella di fissare a 12 anni la durata complessiva del percorso di istruzione/formazione obbligatorio e quella di riportare da 7 a 8 anni la scuola di base. In poche parole, se bisognava riportare elementari e medie al vecchio assetto, il taglio non poteva che riguardare il ciclo secondario. Ma c'è stata una levata di scudi in difesa del liceo e delle superiori a cinque anni. Tanto che il gruppo Bertagna si è giustamente lavato le mani dalla questione che diventava tutta politica: "Ci limitiamo - ha detto il "padre" della riforma nel suo intervento - a sottoporre le ipotesi, con i pro e i contro, alle istituzioni della Repubblica, al mondo della scuola, alla cultura, senza imbastirvi una questione di principi". Tuttavia Bertagna e gli altri membri della commissione, qualche rilievo lo fanno: "Pochi paesi mandano i loro giovani nelle università a 19 anni, solo Finlandia, Norvegia, Svezia, Danimarca e Polonia e solo perché cominciano la primaria un anno dopo di noi". Inoltre, ci tengono a sottolineare che "storicamente la secondaria quinquennale basata sulla formula "biennio-triennio" è un'imitazione del modello ginnasio-liceo classico". La formula del quadriennio, dunque, viene abbandonata con qualche rimpianto.
La durata delle superiori è questione molto delicata. "Dietro c'è il problema degli organici", osserva con preoccupazione Daniela Colturani, segretario nazionale della Cisl-scuola, uno dei sindacati che ha più messo in luce gli aspetti positivi della riforma. "Il progetto della Moratti ha molti meriti, però quando si parla di posti di lavoro non si scherza", commenta ancora la Colturani. C'è un problema anche più strettamente politico: An era assolutamente contraria al taglio, al punto da scendere in campo e far saltare la riforma.
Se i licei non si toccano, che ne sarà dei tecnici e dei professionali? L'ipotesi di due blocchi con grosse differenze non sembra praticabile. Secondo la commissione Bertagna ridurre a quattro anni solo i percorsi della formazione tecnico professionale avrebbe il sapore di una gerarchia qualitativa tra due sistemi. Implicitamente si affermerebbe la supremazia dei licei rispetto agli altri indirizzi. La durata degli studi sembra destinata a restare di 13 anni. Infatti, l'ipotesi del taglio di un anno della materna e l'anticipo a cinque anni dell'ingresso nella elementare sollevano i cattolici. Gli istituti religiosi sono gestori di gran parte delle materne e non vogliono perdere né rette, né finanziamenti statali.
Ma sulla scuola continua lo scambio di accuse tra maggioranza e opposizione. La Margherita dice: "Berlusconi è stato prudente, segno che il flop degli Stati generali lo ha fatto riflettere". Il giudizio dei Cobas è ancora più duro: "L'Eur - sostiene il portavoce Piero Bernocchi - è stato la debacle del ministro Moratti, contro i tentativi di privatizzazione continueremo a difendere la scuola pubblica". Anche la Gilda degli insegnanti parla di "fallimento" e di "inutile parata". "La Moratti - afferma Alessandro Ameli, coordinatore nazionale - si è anche assunta la responsabilità di radicalizzare lo scontro sulla scuola". Lo Snals, invece, ha una visione diversa: "Sono positivi i segnali di disponibilità del ministro a discutere la riforma". Intanto, tra gli studenti continua lo stato di mobilitazione: il 26 e 27 gennaio hanno indetto a Napoli i "loro" Stati generali.



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