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Il Mattino - Occupare danneggia solo l'istruzione statale

Occupare danneggia solo l'istruzione statale L'appello di una insegnante agli studenti MARIA FILIPPONE * Qualche giorno fa, durante una lezione di greco, invitavo i miei alunni di primo liceo cla...

20/11/2001
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Il Mattino

Occupare danneggia solo l'istruzione statale
L'appello di una insegnante agli studenti
MARIA FILIPPONE *
Qualche giorno fa, durante una lezione di greco, invitavo i miei alunni di primo liceo classico a rivalutare il sentimento dell'indignazione. L'indignazione è un sentimento forte, capace di svegliare le coscienze assopite da una comunicazione che ci ha abituato a fagocitare anche le immagini più cruente di violenza e di morte nella piena indifferenza. Imparare a reagire al "blob" imperante di idee, di valori, di ruoli, a resistere ai tentativi di assopimento dei cervelli è oggi più che mai il vero obiettivo della formazione.
È novembre, è il momento critico dell'anno scolastico in cui monta la "protesta" giovanile e molti -genitori e docenti- sono rassegnati a che "il fato si compia". Addirittura i giornali annunciano occupazioni di istituti scolastici prima ancora che avvengano, certi che l'ineluttabile evento sia scontato in un pericoloso clima di accondiscendenza. È in questi momenti che l'attenzione dell'opinione pubblica sui problemi della scuola fiorisce. I contenuti del dibattito nelle famiglie, sui giornali, tra la gente comune sono ormai consueti e obsoleti: la legittimità delle occupazioni e delle autogestioni, l'incapacità dei presidi di gestire i momenti di crisi interna se non con il ricorso alle forze dell'ordine, gli entusiasmi di genitori che ai figli occupanti portano cornetti e sacchi a pelo, quasi che si tratti di una prova di iniziazione alla vita adulta, la gioia malcelata di professori per una vacanza non da calendario scolastico ma sperata e attesa, i conti fatti a posteriori sui danni arrecati dagli occupanti a strutture già fatiscenti. È uno scenario desolante: occupare una scuola pubblica mette in crisi la stessa scuola pubblica, avvalora la già scarsa considerazione che di essa parte del paese sembra avere, compromette la credibilità di tutte le istituzioni, induce gli studenti e i loro interlocutori a perdere di vista i motivi veri del "disagio" (che ci sono sempre) per ragionare di altro e non risolvere i problemi. Un appello agli studenti: la scuola è il luogo privilegiato della comunicazione e la comunicazione è il mezzo per ragionare insieme e trovare risposte. Interrompere la comunicazione all'interno della scuola con le occupazioni significa rintanarsi, chiudere con un esterno che non si comprende, esprimere la propria sofferenza piangendosi addosso, accettare in partenza la propria sconfitta
* Docente Liceo "A. Genovesi" Napoli


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