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Il Manifesto-Una ragione di più

Una ragione di più LUIGI PINTOR C'è qualcosa di nuovo, nella vile uccisione del professore Marco Biagi. Il copione è sempre lo stesso, anche se ogni volta ci coglie di sorpresa e ci fa inorridi...

21/03/2002
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il manifesto

Una ragione di più
LUIGI PINTOR
C'è qualcosa di nuovo, nella vile uccisione del professore Marco Biagi. Il
copione è sempre lo stesso, anche se ogni volta ci coglie di sorpresa e ci
fa inorridire. E questa volta è addirittura una calcografia del delitto
D'Antona, se si può usare questo termine per un evento sanguinoso. Ma c'è
qualcosa di più, che non è un dettaglio ma un mistero che bisognerebbe
capire.
Si legge su tutti i giornali che si è trattato di una "morte
annunciata". Non è il titolo di un romanzo sudamericano. Significa che
questo agguato mortale era stato autorevolmente previsto cinque giorni
prima, non in una palla di vetro ma negli uffici ministeriali e dai servizi
di sicurezza. E non in termini generici ma specifici, con l'identificazione
della vittima designata.
La dietrologia è un brutto esercizio e neppure
voglio chiedere, da comune cittadino, perché le autorità di governo non
abbiano provveduto, in quei cinque giorni, a tutelare la vita della persona
in pericolo. Dovrebbero bastare una telefonata e due ore di tempo per
ripristinare una scorta. Ma il vero interrogativo è: com'è possibile che le
autorità e i servizi competenti conoscano tutto di un imminente delitto e
ignorino tutto, prima e dopo, dei suoi autori? Così come ignorano tutto, a
tre anni di distanza, dei killer del professor D'Antona che sono
presumibilmente gli stessi?
Non voglio arrivare alla conclusione che le
autorità e i servizi preposti alla sicurezza pubblica siano degli incapaci
oltre misura, anche se il sospetto è lecito. E tanto meno che siano in
qualche modo conniventi, magari per omissione, anche se in molte occasioni
del passato questo sospetto si è dimostrato fondato. Dico che c'è del
marcio in danimarca e che nasconderlo con grida manzoniane contro un
terrorismo senza volto è una disonestà troppo facile.
Certo basta un
singolo delitto come questo, che non è una bomba di carta, per resuscitare
allarme nell'animo di tutti. E' una provocazione sanguinosa che raggiunge
un massimo effetto con un minimo sforzo. Ma quale che sia la sua matrice e
quali che siano gli esecutori (sicari, estremisti, sigle occasionali,
manovalanza malavitosa) non basta per evocare gli anni di piombo per sempre
sepolti. E l'oscurità che avvolge questa e altre vicende non ci impedisce
di vedere chiaramente che il bersaglio politico siamo noi, è il sindacato,
sono i movimenti di lotta, è tutta la sinistra italiana.
Non è una
difficoltà in più ma una ragione di più per alzare il livello della
mobilitazione contro le politiche dissennate della destra di governo. La
manifestazione romana di sabato sarà contro il terrorismo, anzi i
terrorismi, ogni terrorismo, in quanto e perché sarà per la democrazia e
per il primato del lavoro: umiliando il quale i fondamenti stessi della
repubblica e della convivenza civile vengono meno. Sarà un solare primo
maggio anticipato, così come il raduno milanese di otto anni or sono fu un
eccellente venticinque aprile sotto il diluvio. Poi lo sciopero generale ci
ricorderà che a far girare il mondo non è la prepotenza dei potenti ma la
fatica materiale e immateriale delle persone in carne e ossa


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