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Il Manifesto-Tanti forum per salvare la ricerca

Tanti forum per salvare la ricerca Più di 3.000 i firmatari di una lettera al premier. La protesta si allarga ad altri settori TI. BAR. - ROMA Allargheranno la loro protesta su base locale a...

05/12/2001
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il manifesto

Tanti forum per salvare la ricerca
Più di 3.000 i firmatari di una lettera al premier. La protesta si allarga ad altri settori
TI. BAR. - ROMA

Allargheranno la loro protesta su base locale attraverso appositi forum permanenti e, se necessario, sono pronti a un picchetto davanti alla camera quando la finanziaria sarà discussa. Sono ricercatori, scienziati e professori universitari uniti nella battaglia contro i tagli alla ricerca decisi dal governo. In 3.300 circa hanno già sottoscritto una lettera aperta al presidente del consiglio per esprimere pubblicamente la loro viva preoccupazione per le negative conseguenze sulle attività di ricerca e di alta formazione delle norme previste nella finanziaria 2002. E ieri si sono incontrati all'università La Sapienza di Roma con rappresentanti politici e forze sindacali per discutere e decidere le nuove strategie da mettere in campo.
"La precarietà in cui da anni opera il personale della ricerca sta per trasferirsi anche agli stessi enti - afferma Giovanni Garofalo del comitato promotore dell'appello - se, come prevede l'articolo 21 della finanziaria, il governo avrà una delega in bianco per trasformarli in enti privati che dovranno reperire le risorse sul mercato. Questo è solo uno dei tasselli della nuova politica di gestione del sistema Italia. I tagli dei fondi nell'ambito della ricerca sono un'equivalente dell'attacco all'articolo 18 nel mondo del lavoro, tutte facce di una stessa medaglia: il dumping sociale. La nostra battaglia è prima di tutto culturale, per un modello di sviluppo che si basi sulla capacità del paese di crescere. Dobbiamo allargare la protesta e uscire fuori dalla comunità scentifica incontrando le forze sociali interessate".E all'incontro di ieri era stato invitato anche il ministro Moratti, che però "non ha ritenuto di dover partecipare".
"La legge finanziaria in discussione - si legge nella lettera spedita a Berlusconi - contiene norme che rendono ancora più incerte le già difficili condizioni in cui la ricerca opera. Mentre si rende necessario uno sforzo di reclutamento e di ringiovanimento delle risorse umane, l'articolo 12 blocca le assunzioni per il 2002, senza eccezione alcuna, neppure, come mai era accaduto in passato, per i concorsi già in corso di svolgimento. Sono previste decurtazioni generalizzate per tutti i bilanci delle istituzioni interessate. In particolare, il fondo della legge 208/98, che alimenta i più grandi enti di ricerca, viene ridotto di 100 miliardi rispetto al 2001, il fondo finanziamento ordinario delle università non recupera l'evoluzione dei costi di funzionamento, a partire dal 2003 e in riduzione assoluta rispetto all'anno in corso". Si analizzano poi gli articoli 19 e 20 del documento finanziario programmatico, quelli che costituiscono la premessa per la destrutturazione del pubblico nel settore della ricerca, visto che indicano come soluzione la privatizzazione priva di qualsiasi vincolo rispetto alla natura degli enti e alla loro missione istituzionale. "La finanziaria 2001 - si spiega ancora nell'appello - aveva segnato un timido e ancora insufficiente progresso che invertiva un degrado decennale, la finanziaria 2002 riporta la situazione ai periodi più difficili per la ricerca italiana". Secondo Marco Broccati, della Cgil ricerca, i segnali dello sfaldamento pubblico "ci sono già con il commissariamento di enti come l'Anpa e l'Enea e con la proposta di trasformazione privatistica del Cnr". In questo modo, sottolineano ancora i ricercatori, "non raggiungeremo mai il mitico 2% sul Pil che rappresenta la media europea".
La ricetta delle priorità da seguire è semplice, e l'espone Walter Tocci (Ds): sbarrare la strada alla privatizzazione degli enti di ricerca, assumere giovani ricercatori, finanziare maggiormente università e ricerca così come nelle roboanti promesse all'epoca della formazione del governo, sostenere la diffusione della cultura scientifica in Italia".


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