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Il Manifesto-Stecca di classe

EDITORIALE Stecca di classe ROBERTA CARLINI Chissà come sarà venuto in mente alla signora ministro Moratti di organizzare un media-event sulla scuola a Foligno. Certo non sapeva che in ...

18/12/2001
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il manifesto

EDITORIALE
Stecca di classe
ROBERTA CARLINI

Chissà come sarà venuto in mente alla signora ministro Moratti di organizzare un media-event sulla scuola a Foligno. Certo non sapeva che in quella bella cittadina ci sono ancora i container di un post-terremoto (come a San Gregorio Magno). Certo non immaginava che in quella bella ma piccola città volesse recarsi anche qualcuno - qualche migliaio di persone - non in possesso del patinato cartoncino d'invito. Certo non si aspettava che il sindaco della suddetta città potesse istituzionalmente esprimere qualche idea in proposito. Certo non immaginava che d'inverno a volte nevica. Fatto sta che per una serie di sfortunati intralci non previsti dalle private società alle quali l'Evento è stato appaltato il tutto si è trasformato in un boomerang per lo staff Moratti, che perde in casa, sul terreno dell'immagine: sbianchettate gli inviti, l'indirizzo è cambiato, tutti a Roma.
Ma c'è poco da ridere. Questa manager che non sa organizzare neanche un convegno dovrebbe (vorrebbe) riorganizzare l'istruzione in Italia. Dietro di lei c'è la pletora dei beneficiari del parasistema scolastico privato (cattolici in testa, ma non soli), ma davanti a lei c'è la Confindustria. La scuola morattiana (dai tagli in Finanziaria alla "bozza Bertagna") è una traduzione pedagogica dello stesso principio che ha ispirato il primo atto del governo Berlusconi, l'abolizione della tassa di successione: un sistema fatto per chi "nasce bene", gli altri si arrangino. O si adeguino: paghino per le scuole private, o per tutti gli "optionals" della scuola pubblica (prima chiamati diritti). Dal buono-scuola regionale all'abolizione del tempo pieno, tutto va in questa direzione; con l'aggravante dell'anticipazione dell'età nella quale si sceglie il proprio destino scolastico, che riporta dentro la vecchia cara famiglia le chiavi del futuro dei figli.
Il tutto nel disprezzo non solo della scuola pubblica (purtroppo nato prima del ministero Moratti), ma delle stesse istituzioni: nella giornata in cui il parlamento votava nella legge finanziaria la ri-riforma dell'esame di maturità (che col bilancio dello stato non ha niente a che vedere) l'efficiente ministro non si è neanche affacciata a Montecitorio. I governi locali - che di scuola si occupano per statuto - non sono stati degnati di uno sguardo. Ripagare Moratti con la sua moneta, e improvvisare - efficientemente - un numeroso auto-invito agli stati generali versione romana, è il minimo che possiamo fare.


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