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Il Manifesto - Apprendere dai banchi dell'esperienza

Apprendere dai banchi dell'esperienza Due modelli di trasmissione del sapere a confronto. Il primo vede all'opera un insegnate, allievi passivi e costi contenuti. Il secondo, invece, si basa sull'es...

06/11/2001
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il manifesto

Apprendere dai banchi dell'esperienza
Due modelli di trasmissione del sapere a confronto. Il primo vede all'opera un insegnate, allievi passivi e costi contenuti. Il secondo, invece, si basa sull'esperienza diretta, ma costa molto, anche se le nuove tecnologie potrebbero renderlo più economico. "La scuola si è rotta", un libro di Francesco Antinucci
ENZO ARTE

Se doveste insegnare a giocare a tennis a un adolescente, gli imporreste di farlo con la mano più "sfavorevole"? Con la sinistra se è destro, o viceversa? E, in questo caso, quali pensate che possano essere i risultati? Tutto diventa più difficile, vero? Sì, potrà anche imparare ma sarà certamente meno bravo e, soprattutto, quanta fatica! Ebbene l'essere umano ha due modi di apprendere, così come due mani, uno più naturale e immediato, l'altro più ostico, faticoso. Sembrerà strano ma sui banchi di scuola, quotidianamente, facciamo utilizzare ai ragazzi la seconda modalità di apprendimento, quella più sfavorevole. A raccontarlo, nel suo nuovo libro La scuola si è rotta - Laterza, pp. 208, L. . 18.000 -, è Francesco Antinucci, direttore della sezione Processi Cognitivi e Nuove Tecnologie dell'Istituto di Psicologia del Cnr, esperto di linguaggio e pensiero e della loro evoluzione negli esseri umani.
La scuola da secoli - da Gutemberg in poi, spiega Antinucci - si basa sull'apprendimento "simbolico-ricostruttivo", l'insegnante parla, l'allievo ascolta, poi legge il libro - o magari legge il libro senza ascoltare - e così impara. A questo modo di apprendere si "oppone" l'altro, che non avviene attraverso interpretazione di testi né ricostruzione mentale, è più naturale, quindi più facile e persino divertente. E' l'apprendimento "percettivo-motorio" (percezione e azione motoria sulla realtà), di tipo esperenziale. L'esperienza (la cultura) non viene trasmessa tramite parole ma tramite esperienza. Ci succede di imparare con questa modalità tutti i giorni vivendo, si apprendeva in questo modo nelle botteghe di un tempo, vecchio "modello" di scuola basato sul rapporto maestro-apprendista, in cui non si verbalizzava come fare una cosa dato che lo si poteva mostrare e si apprendeva per errori e correzioni successive.
Antinucci chiarisce che ormai da secoli nella nostra società si è imposto l'apprendimento simbolico-ricostruttivo perché la stampa ha dato la possibilità di estendere universalmente la cultura: un libro si pubblica velocemente in milioni di copie, un maestro e soprattutto un ambiente esperenziale a propria disposizione sono molto costosi perché difficilmente replicabili. Ecco il grosso limite dell'apprendimento esperenziale, "benché superiore da tutti i punti di vista, perché possa verificarsi bisogna che ci sia, appunto, esperienza - bisogna poter esperire e agire sull'universo pertinente, e dunque essere in presenza, in contatto fisico con esso - e bisogna essere in presenza e a contatto con un maestro".

L'analisi è impeccabile, anche quando presenta la possibilità di un'inversione di rotta. Le nuove tecnologie possono riprodurre, o meglio simulare, ogni ambiente e oggi tutti possono avere un computer tramite il quale fare esperienza su ambienti ricostruiti. Da qui la prima conclusione, ottimista: si può finalmente proporre l'apprendimento "percettivo-motorio" per tutti, basta usare appropriatamente la tecnologia. E Antinucci porta ad esempio delle meravigliose esperienze da lui condotte nelle scuole. Geografia: i ragazzi si siedono su "astronavi" computerizzate e vengono "trasportati" nel paese che desiderano visitare, basta un clic, un cd-rom, uno schermo. Fisica: grazie a un sistema di realtà virtuale "immersivo", speciali occhiali e guanti sensoriali, gli allievi navigano in un gigantesco campo magnetico, maneggiano le cariche elettriche e le scagliano per poi seguirle con la loro navicella e vedere dal vivo le leggi che ne governano movimento, leggi che difficilmente i libri riescono a spiegare anche ai più bravi studenti universitari.
Nella scuola potrà affermarsi questa rivoluzione culturale, si potrà passare all'apprendimento percettivo-motorio? La seconda conclusione di Antinucci, pessimista questa volta, è un no secco. La scuola non può modificare la modalità di apprendimento da stimolare senza cambiare l'intera struttura, le aule, gli insegnanti, il modo di insegnare, senza mettersi in gioco integralmente e non si vedono spiragli in questa direzione. Attenzione, però, ormai è disponibile per ciascuno di noi l'accesso alle tecnologie che possono riprodurre a basso costo un ambiente esperenziale. E i ragazzi hanno la scelta se apprendere a scuola o tramite ambienti simulati, e se l'essere umano può scegliere, naturalmente - cioè in modo naturale - sceglie l'apprendimento esperenziale e quindi sceglie di imparare fuori della scuola. Da qui il titolo, la scuola rotta. Se fate scegliere al ragazzo con quale mano impugnare la racchetta, non avrà il minimo dubbio. Se provate ad imporgli l'altra mano, non capirà, si rifiuterà, soffrirà, farà tutto controvoglia, ed appena vi voltate cambierà mano. Ed allora imparerà e si divertirà, anzi si divertirà e quindi imparerà.


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