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Il Giorno - Sciopero: ieri vuota una cattedra su tre.

da il Giorno 13 novembre 2001. Sciopero: ieri vuota una cattedra su tre. A spiegare i motivi dell'agitazione è Francesco Zaffuto, docente della Gilda Uno su tre. I dati forniti dalla Direzion...

14/11/2001
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Il Giorno

da il Giorno
13 novembre 2001.
Sciopero: ieri vuota una cattedra su tre.
A spiegare i motivi dell'agitazione è Francesco Zaffuto, docente della Gilda

Uno su tre. I dati forniti dalla Direzione scolastica regionale parlano, per Milano e provincia, di una partecipazione del 29,7 per cento allo sciopero della scuola indetto da Cgil, Gilda e Unicobas. Adesione che scende al 21 per cento su scala lombarda.
Scarso invece il successo dell'iniziativa di Cisl e Uil che avevano proclamato uno sciopero di un'ora e che hanno raccolto un'adesione del 3,6 per cento. Nel dettaglio risulta che la maggiore partecipazione all'agitazione targata Cgil e Gilda si è registrata nelle elementari e nelle medie inferiori con un 33 e un 48 per cento di adesioni. Sicuramente un successo. Anche se c'è chi fa notare che nelle ultime elezioni per le Rsu a Milano Cgil e Gilda hanno raccolto circa il 45 per cento dei voti e che di conseguenza, con un 30 per cento di adesioni, non sono riuscite a contare su tutti i propri elettori.
Al di là delle cifre resta la mobilitazione che ha portato in piazza ieri mattina circa 2mila persone per protestare contro i tagli ai posti di lavoro che deriverebbero dalla finanziaria. "Il ministro Moratti - ha detto il segretario della Cgil scuola milanese, Giampaolo Vigolo - smantella la scuola pubblica inserendo elementi concreti di privatizzazione". All'iniziativa hanno partecipato anche circa 500 studenti dell'Uds, mentre al liceo scientifico Volta prendeva il via un'occupazione contro la guerra e contro la "riforma Moratti". Dopo una sosta in piazza Diaz, davanti alla sede della Direzione regionale scolastica, il corteo ha raggiunto la Prefettura, dove una delegazione è stata ricevuta. La Gilda ha invece organizzato un'assemblea al Teatro di Porta Romana, dove docenti ed esponenti sindacali si sono confrontati sui temi della vertenza. Di questi parliamo con il professor Francesco Zaffuto, docente di Economia aziendale e coordinatore provinciale Gilda.


"In pericolo il futuro della scuola pubblica".

Professore, nella vostra assemblea hanno parlato molti insegnanti. Come hanno spiegato la loro adesione dallo sciopero?
"Un argomento su tutti. La richiesta che dalla finanziaria venga cancellato ogni riferimento al nostro orario di lavoro. Gli insegnanti si chiedono perchè, a differenza di quanto succede per tutte le altre categorie, proprio per i docenti, e per la prima volta nella storia, si tenti di definire l'orario di lavoro non con il contratto nazionale, ma attraverso la finanziaria".
Ma il ministro non ha fatto marcia indietro?
"Attenzione. C'è un'operazione chiarissima che, con la possibilità di estensione dell'orario a 24 ore settimanali, anche su base volontaria, porterà comunque alla cancellazione delle ore a disposizione e di tutti gli spezzoni di cattedre orario. In ogni caso si tratterà di una riduzione dei posti di lavoro".
Il 31 dicembre non scade il contratto di categoria?
"Vero. E in quella sede l'argomento verrà ripreso".
E sarà l'occasione per rilanciare la vostra opposizione...
"Certamente. E se questa prima mobilitazione ha raccolto un 30 per cento di adesioni, quando la questione sarà più chiara a tutti e gli insegnanti si renderanno conto che il problema li tocca direttamente la partecipazione arriverà all'#3980; per cento".
Allora, al primo posto fra i motivi di protesta mettiamo la finanziaria. E poi?
"Ci sono anche le preoccupazioni per altri aspetti del "progetto Moratti". A cominciare dal codice deontologico. Noi non ci scandalizziamo perchè in commissione è stato chiamato, come presidente onorario, il cardinale Tonini. Notiamo che il vero presidente è un esponente dell'Avvocatura dello Stato e ci chiediamo cosa significa. Normalmente un codice deontologico lo stabiliscono un ordine professionale o una libera associazione. Se viene deciso da una commissione governativa significa che in realtà si tratta di un codice disciplinare o di un mansionario. Il ministro vuole rivedere tutta la normativa".
E la parte economica?
"Qui lo scontento è massimo. Basta dire che gli stanziamenti sono tutti destinati ai fondi di istituto: per le retribuzioni dei docenti non c'è neppure la compensazione dell'inflazione reale. E a questo possiamo aggiungere le preoccupazioni per il progressivo depauperamento della scuola statale a vantaggio di quella privata. I segnali sono moltissimi. Anche il passaggio di ruolo dei docenti di Religione nasconde un indebolimento della scuola statale: perchè impone allo Stato di adeguarsi alle decisioni della Curia e non vicerversa. Altri segnali vengono dalla riforma della Maturità, con professori tutti interni. Un nuovo passo verso l'abolizione del valore legale del titolo di studio e verso la perdita di prestigio della scuola pubblica".
Tutte operazioni che non nascono certo adesso. Se ne parla da anni e per anni i sindacati scuola hanno digerito tutto. Perchè proprio ora si organizza la resistenza?
"Noi, come Gilda, possiamo dire che è dall'#3988; che non firmiamo un contratto. Però è vero che la capacità di reazione della categoria non è stata certo forte. Ora il ministro Moratti forse accelererà il processo di svilimento della scuola pubblica, ma si tratta di un processo iniziato anni fa, con D'Onofrio, con l'eliminazione degli esami di riparazione e l'invenzione di crediti e debiti, con l'avvio dell'autonomia e con gli interventi portati poi avanti dal governo della sinistra".
Nella giornata di sciopero molti ragazzi sono rimasti a casa pensando che non ci fosse lezione e le famiglie si sono lamentate...
"Noi già dobbiamo proclamare lo sciopero con 15 giorni di preavviso. Qualcuno ci chiede anche di far sapere chi aderisce e chi no, ma mi sembra davvero eccessivo. uno sciopero qualche disagio lo deve pur provocare. E' come con le ferrovie: uno va alla stazione e scopre se i treni ci sono o no".

di Giorgio Guaiti