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Il futuro dei nostri ragazzi non può essere affidato alle sentenze del TAR

La sentenza del TAR del Lazio che nei giorni scorsi ha annullato i test d’ingresso di Medicina, Veterinaria, Odontoiatria e Architettura disponendo l’ammissione di 2000 studenti negli atenei di Napoli, Tor Vergata, Bari e Salerno è l’ennesima dimostrazione del fallimento di questo sistema di selezione

24/07/2014
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l'Unità

di Enza Bruno Bossio 

La sentenza del TAR del Lazio che nei giorni scorsi ha annullato i test d’ingresso di Medicina, Veterinaria, Odontoiatria e Architettura disponendo l’ammissione di 2000 studenti negli atenei di Napoli, Tor Vergata, Bari e Salerno è l’ennesima dimostrazione del fallimento di questo sistema di selezione.
Lungi dal premiare il merito, i test di ammissione si sono trasformati in una sorta di grande lotteria, i cui esiti incerti sempre di più sono affidati (come ormai avviene sempre più spesso in Italia) alle valutazioni della magistratura.
Credo che, dopo quanto è successo, siano rimasti ben pochi in Italia, ormai, a difendere questo strumento di selezione.
Del resto non c’era bisogno di aspettare quest’ultima sentenza della magistratura amministrativa: esiste, ormai una vera e propria giurisprudenza contro i test di ammissione, senza contare le prese di posizione di illustri studiosi di docimologia.
Si possono fare tutti gli esercizi di fantasia di questo mondo ma davvero non si comprende che senso abbia, per accertare l’attitudine di un futuro medico, chiedere la soluzione di un “giallo” o di un esercizio di enigmistica oppure, al contrario, chiedere di rispondere a complessi quesiti di neurologia o di anatomia animale ad un adolescente appena uscito da un liceo !!! Si finisce quindi per oscillare, inevitabilmente, tra quesiti che con il piano di studi che si dovrà affrontare non hanno alcuna pertinenza o ne hanno troppa.
In un’intervista sul “Corriere del Mezzogiorno” del 9 aprile scorso l’illustre cardiochirurgo Giuseppe Di Benedetto dichiarava che, se avesse dovuto fare il test sottoposto agli studenti in quei giorni per potersi iscrivere a medicina, non sarebbe stato in grado di superarlo. Quanti futuri bravi medici hanno espulso i test di ammissione in questi anni ?
Occorre, quindi, dire la verità: i test di ammissione resistono soltanto sotto la spinta di pressioni corporative ed accademiche, senza contare il mercato che si è creato attorno ai corsi di preparazione. Tutto ciò in un paese in cui, come dimostrano tutti i dati statistici, i laureati sono sempre meno e, nello stesso tempo sono sempre di più i ragazzi costretti ad andare a studiare all’estero.
Scrive Antonio Galdo su “Il Mattino” del 19 luglio in un articolo intitolato giustamente Che si aspetta a cambiare ?: “non riesci ad entrare in una facoltà italiana per fare il medico, quella professione di cui abbiamo sempre più bisogno ? Nessun problema: se hai i soldi, e non devono essere pochi, puoi iscriverti, grazie a una università privata, in una facoltà di un altro paese europeo, e poi esercitare in Italia. Ti hanno fatto fuori a Giurisprudenza ? C’è pronta la strada alternativa: studi e laurea in un paese dell’Unione e poi esercizio della professione e tesserino di avvocato in Italia”. Per i ragazzi le cui famiglie non possono permettersi né di pagare i costosi (e spesso anche inutili) corsi preparatori né di poterli iscrivere all’estero, resta solo il ripiego verso facoltà poco desiderate o la rinuncia, con buona pace del diritto allo studio costituzionalmente garantito.
Sono state queste le motivazioni che ci hanno spinto il 3 marzo scorso, insieme ad altri 20 colleghi, a presentare alla Camera una proposta di legge per il superamento dei test di accesso all’università e la loro sostituzione con un sistema di quote minime di esami da superare negli anni di corso di laurea. Un percorso selettivo che duri almeno un anno e non la roulette russa di 90 minuti dei test di ammissione. In buona sostanza proponiamo che sia l’effettiva capacità ed attitudine degli allievi nell’affrontare la carriera universitaria a decretare chi può arrivare fino in fondo alla laurea.
Le dichiarazioni del Ministro Stefania Giannini di queste settimane ci sembrano andare nella giusta direzione.
Abolire i test di accesso è diventato, oggi, l’unico modo per dare una risposta concreta alla domanda di futuro dei nostri ragazzi, che è cosa troppo importante per essere affidata solo alle sentenze della giustizia amministrativa.