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Il filosofo Massimo Cacciari: da 30 anni la formazione non è una priorità

“Mancano idee e investimenti siamo un Paese in decadenza”

01/02/2013
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la Repubblica


GREGORIO ROMEO
ROMA
— «Siamo un paese in decadenza, chiaro? Estrema decadenza» Lo ripete più volte il filosofo e professore universitario Massimo Cacciari, commentando i dati del Cun: l’Italia sta arretrando «dal punto di vista sociale, culturale e politico». Un fenomeno irreversibile, in assenza di scelte che, a questo punto, «dovranno essere rivoluzionarie».
Professore, perché sempre meno giovani si iscrivono in università?
«Perché da 30 anni la classe dirigente ha dimenticato del tutto il tema della formazione. La politica ha il compito di definire le priorità, e l’idea dell’istruzione come priorità è stata tradita. Oggi l’università italiana sconta una drammatica assenza di investimenti. Ma anche di scelte coraggiose sul tema della didattica, della selezione di nuovi professori e sulla libertà di accesso agli studi: in barba al ’68, gli atenei sono tornati ad essere luoghi “di classe”».
Si profilano le elezioni. Ha notato qualche proposta utile per invertire la tendenza?
«Per niente. Nessuna agenda pone il tema dell’istruzione come priorità fra le priorità. Il dibattito si è avvitato sull’Imu. Capisce che, in quanto a rilevanza, tra i due temi non c’è gara».
Nessun segnale di speranza dunque?
«In questi casi emerge la retorica sulla bellezza del Paese e sul valore profondo degli italiani. Ma la verità è che l’Italia è un Paese in decadenza. La speranza, poca, è rimasta. Giusto perché è l’ultima a morire».