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Il decreto scuola non cancella il precariato e gli stipendi sono ancora fermi

Sit-in sindacati a Roma: "Non licenziare diplomati magistrali". E si muove anche la protesta dei ricercatori precari degli enti pubblici

12/11/2019
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il manifesto

Sotto una pioggia battente i sindacati della scuola di Cisl, Cgil, Uil, Gilda e Snals hanno manifestato ieri a piazza Montecitorio contro la non completa attuazione del decreto precari e per salvaguardare la continuità di servizio dei diplomati magistrali. Un segnale per le commissioni cultura riunite da oggi per le audizioni sul reclutamento scolastico. Un percorso lungo, e accidentato, quello che lega l’attuale governo ai sindacati. è iniziato il 24 aprile scorso quando firmarono con il governo gialloverde presieduto sempre da Giuseppe Conte un accordo che prevedeva anche non meglio precisati aumenti di stipendio. In quell’occasione i sindacati hanno revocato uno sciopero generale convocato qualche giorno dopo. L’intesa è stata rinnovata il primo ottobre dal nuovo ministro Lorenzo Fioramonti che conteneva anche norme sulle abilitazioni all’insegnamento. Nell’attuale decreto in discussione in parlamento manca la parte sulle proroghe dei contratti per i docenti prevista da un’ulteriore intesa stretta al Miur il 18 ottobre. «C’è una confusione totale – sostiene Pino Turi della Uil scuola – Un governo inerte non serve, bisogna agire». «Il decreto va migliorato, se è monco non serve a risolvere i problemi. Siamo in ritardo» sostiene Antonio Antonazzo della Gilda. Oggi a Montecitorio manifesterà anche l’Anief che presenterà trenta proposte di modifiche nel corso di un’audizione.

Da ieri manifestano anche i precari del Cnr. Anche oggi saranno a piazzale Aldo Moro il per un presidio intitolato «Viaggio alla Ricerca della Stabilità». Domani si sposteranno anche loro a Piazza Montecitorio per inserire nel decreto scuola una norma che stabilizzi i precari della ricerca. Al momento sembra certo il blocco delle stabilizzazione di circa 1200 precari storici in enti di ricerca come il Cnr, Inaf, Ingv, Inapp. In una nota del sindacato Usb è criticata anche l’istituzione dell’«Agenzia nazionale della ricerca»: «Un nuovo carrozzone della ricerca italiana totalmente condotto da politica e confindustria». Anche il ministro Fioramonti ha criticato la norma, contenuta nell’articolo 28, perché il nuovo ente che si dovrà essere guidato da una personalità scelta attraverso una selezione scientifica.


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