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Il concorso per Dirigenti scolastici in Lombardia: ancora una giornata di fulmini e saette.

09/03/2014
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ScuolaOggi

Giornata di fuoco ieri, 7 marzo,  a Palazzo Lombardia. Era prevista nella mattinata l’assegnazione della sedi ai vincitori del  concorso  a dirigente scolastico, da poco concluso.

Con lodevole tempestività, la DSR aveva pubblicato, già da un paio di giorni, la tabella delle assegnazioni,  con la comunicazione che  la sottoscrizione ci sarebbe stata nella mattinata di ieri e che l’incarico nelle sedi assegnate sarebbe partito da lunedì prossimo.

Ma, quasi subito, fulmine a ciel sereno: una comunicazione da parte del Ministero in cui, papale papale, si sconfessa l’operato del direttore Francesco De Sanctis: “impossibile l’adozione del provvedimento di immissione in ruolo e la contestuale assunzione in servizio in qualità di dirigenti scolastici”.

E si aggiunge che si potrà comunque “procedere alla formalizzazione del provvedimento di assunzione con l’assegnazione della sede, ma con il raggiungimento della stessa, a decorrere dal primo settembre prossimo”.

Tradotto: no a  provvedimenti di immissione in ruolo e assunzione in servizio; sì alla formalizzazione del provvedimento di assunzione con assegnazione di sede.

Un analista logico, di fronte a queste contorsioni lessical-sintattiche, preso dalla disperazione, collasserebbe all’istante. Ma, al ministero, solo ordinaria amministrazione.  Non hanno di questi problemi. Che richiedono, per essere affrontati e risolti,  troppi sforzi; o se si preferisce un minimo di linearità, trasparenza e un pizzico di coraggio.

E forse anche di onestà. Basti considerare il primo periodo  della “comunicazione” in cui, col classico gesto di chi lancia la pietra e nasconde la mano (ci vuole competenza, che credete!), si fa riferimento, per giustificare la nota, a presunte “segnalazioni delle organizzazioni sindacali”.

Segnalazioni? E relative a cosa? A pressioni di genitori o di scuole o altro, fatte proprie dal sindacato? No. Le segnalazioni riguardano la news secondo cui il Direttore “intenderebbe procedere all’immissione in ruolo dei vincitori con l’immediata assunzione in servizio presso le scuole”.

Capite il gioco? Insinuare senza chiarire (Suggerisco, a questo punto e gratuitamente, al dott. Panetta di scaricare sui Sindacati, con la stessa tecnica, anche la responsabilità del blocco degli scatti di anzianità. Chissà che non prenda).

Nella prima parte della mattinata, è la povera dottoressa Modenini, della Direzione Scolastica Regionale, a “fronteggiare” i 355 neo vincitori del concorso, visibilmente  in rivolta. A metà mattinata è arrivato anche il Direttore De Sanctis a spiegare la situazione che si era venuta a creare con la nota ministeriale e a invitare comunque a firmare la nomina.

Si è fatta viva, anche l’Assessore Regionale Valentina Aprea, per recitare la sua parte di eterna “pasionaria”, istigando i presenti a non firmare le nomine. Un caso da manuale di collaborazione tra Istituzioni.

Comunque la situazione è rimasta sempre tesissima. E   tangibile la delusione e la rabbia delle persone giunte lì per firmare un atto di nomina dovuto, ufficializzato tra l’altro da diversi giorni e per il quale avevano presi i dovuti accordi con le scuole e le loro classi. 

Proviamo ora a capire un po’ i termini della questione.

Il 5 marzo scorso è stato pubblicato il decreto di assegnazione delle sedi ai vincitori di concorso. Con tale pubblicazione sembrava chiudersi, si sperava definitivamente, la lunga, tormentata e allucinante pagina del concorso a dirigente scolastico della Regione Lombardia.

Indubbiamente, con tali nomine sulle presidenze “scoperte”, a metà anno scolastico, di problemi se ne prospettavano non pochi e a diversi livelli. Si pensi ai collaboratori esonerati,  richiamati nelle loro classi, e ai loro supplenti; o anche alle classi dei prof “promossi”, sostituiti a due mesi dalla fine dell’anno da docenti supplenti,

L’interrogativo era se il gioco valesse  la candela.

Il direttore scolastico regionale, che è persona esperta, avrà valutato le carte di cui disponeva e ciò che era più opportuno fare; e l’ha fatto con le nomine previste per ieri. 

Che dire? Ponendoci da un certo punto di vista (il presente delle scuole in reggenza, spesso pesante e rassegnato, e il loro futuro, fortemente condizionato), l’accellerazione del direttore De Sanctis – anche alla luce di altre valutazioni (i pronunciamenti del TAR, previsti per luglio, sul ricorso degli esclusi a seguito delle valutazioni della seconda Commissione subentrata) - un suo senso ce l’aveva senz’altro: garantire da subito una maggiore regolarità di funzionamento alle scuole “scoperte” e mettere le stesse in condizione di cominciare a pensare al proprio futuro, sacrificato da troppi anni di reggenza.

Una scelta che poneva certamente problemi per l’oggi, ma che guardava comunque al domani in termini meno precari.

È finita col Ministero che, su “segnalazione” e forte intesa istituzionale, ha fatto valere le sue ragioni quanto meno gustose. Che uno si chiede sempre come fanno – e tanto esemplarmente – in Viale Trastevere.

Nel nostro caso,  è stato nientemeno riscoperto “il divieto relativo allo spostamenti dei docenti, decorso il 20° giorno dall’inizio delle lezioni”. Che è un po’, per la scuola,  come il divieto del dentista  di mangiar caramelle  di sera quando ci si è già lavati i denti. Great!

Comunque, è finita così. Ma non è ancora finita. Cosa ci riservano le prossime tappe? Incrociamo le dita.