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Il Cnr assume 1.200 precari «Così si fa crescere la ricerca»

Il presidente Inguscio: le risorse trovate tagliando spese e stipendi

31/07/2018
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Corriere della sera

Giovanni Caprara

l Consiglio nazionale delle ricerche cambia marcia e affronta uno dei temi più spinosi che affligge il mondo della scienza nazionale, quello dei precari, trovando una risposta che rappresenta una svolta per il più grande ente di ricerca italiano. Il consiglio di amministrazione ieri ha approvato l’assunzione di 1.500 addetti, 1.200 dei quali sono, appunto, precari. «Andiamo a sanare una piaga che da anni aggravava la situazione nostra e della ricerca del Paese — nota Massimo Inguscio, presidente del Cnr —. La decisione è condivisa dal ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e colma la mancanza di reclutamento che da tempo ci penalizzava».

Il provvedimento prevede due fasi. La prima riguarda la stabilizzazione entro dicembre di quest’anno dei 1.200 precari comprendenti ricercatori, tecnologi e amministrativi che oggi lavoravano con contratti di varia natura. «A questi si aggiungeranno altri 300 entro il 2019 che assumeremo — aggiunge Inguscio — con dei concorsi riservati a sostenere le venticinque aree strategiche che abbiamo scelto tenendo conto delle eccellenze della rete scientifica del Cnr».

Aree che spaziano dal cambiamento climatico globale alle risorse naturali, dalle energie rinnovabili alla biomedicina, dalla nanoelettronica al patrimonio storico-culturale. Nella strategia rientra anche il secondo provvedimento approvato ieri riguardante la nascita di un nuovo istituto per le scienze polari; un campo di studio collegato ai cambiamenti climatici e che verrà affrontato in sinergia con altre istituzioni coinvolte nella complessa frontiera.

«Il passo compiuto — sottolinea Inguscio — è stato permesso da una serie di interventi che hanno razionalizzato la gestione del Cnr liberando delle risorse economiche finalizzandole al capitale umano. Abbiamo attuato una riduzione delle spese immobiliari, diminuito il numero dei direttori, rivisto le retribuzioni, eliminato varie spese non necessarie. In tal modo abbiamo recuperato risorse economiche interne alle quali si sono aggiunti i finanziamenti del Fondo ordinario degli enti di ricerca licenziato dal Miur. La scelta compiuta è molto coraggiosa ma siamo fiduciosi che l’attenzione del governo consenta di non ripetere gli errori del passato sostenendo un’adeguata politica di reclutamento».

«La stabilizzazione dei precari — aggiunge il presidente — permette di attrarre nuove risorse europee trattenendo i ricercatori nelle nostre istituzioni invece di vedere portare i finanziamenti conquistati in altri Paesi, dove poi finiscono col rimanere proprio perché lì trovano efficaci politiche di reclutamento». L’attuale decisione sarà rafforzata da un’altra già delineata. Presto saranno banditi dei «concorsi liberi per gente nuova», dice, attraverso i quali arriveranno ulteriori 152 ricercatori, sempre collegati alle strategie approvate dal Cnr e scelti secondo criteri meritocratici.

«È molto entusiasmante — conclude il presidente del Cnr — riuscire a trovare vie d’uscita ai problemi partendo dalle risorse umane, aprendo nuove prospettive di cui la ricerca ha bisogno rafforzando la competitività del Paese».


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