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I sindacati riscrivono la chiamata

Cgil, Cisl, Uil, Snals presentano al Miur il loro articolato. E pretendono sia un contratto

21/02/2017
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ItaliaOggi

Alessandra Ricciardi

Un contratto integrativo. Un contratto vero, come quello sulle utilizzazioni. No, dunque, a un semplice accordo che lascerebbe il tempo che trova. Ed è solo una delle correzioni che Flc-Cgil, Cisl scuola, Uil scuola e Snals-Confsal fanno alla proposta avanzata la scorsa settimana dal ministero dell'istruzione sulla disciplina della chiamata diretta dei docenti.

La controproposta sindacale è in queste ore all'esame del ministro Valeria Fedeli, e domani, quando ci sarà il nuovo incontro Miur-sindacati, si capirà quali sono gli spazi di manovra e di trattativa che ancora restano.

La bozza sindacale indica i requisiti nazionali tra i quali la scuola dovrà indicare, nel numero di tre, quelli utili per la selezione: sono validi allo stesso modo quelli maturati nel corso di un contratto a tempo indeterminato che durante il precariato.

Le esperienze professionali valutabili riguardano il servizio svolto nelle scuole statali all'estero, per almeno tre anni; l'esperienza in progetti di sperimentazione didattica autorizzati dal ministero e l'esperienza in progetti di insegnamento in aree a forte dispersione. Sono sei i titoli valutabili: ulteriori lauree rispetto a quella utile per l'insegnamento ai master, il dottorato di ricerca, le specializzazioni in Clil e le specializzazioni in italiano L2.

Nell'articolato unitario sono stati cancellati i requisiti relativi all'area organizzativa, uno dei punti più indigesti alle forze sindacali: essere stati collaboratori del preside piuttosto che responsabili di un progetto non sarà più titolo preferenziale.

Stretta dunque sui requisiti, rispetto a quelli proposti da viale Trastevere, ma soprattutto cambia il soggetto legittimato a decidere quali indicare nell'avviso di selezione: se il ministero aveva previsto il dirigente scolastico, «sentito il collegio dei docenti», i sindacati ribattono rafforzando il potere del collegio che con delibera dovrà confermare le esperienze e i titoli coerenti con il piano dell'offerta formativa proposti dal capo di istituto. Al punto che il preside, in assenza di delibera, è nell'impossibilità, prevede la bozza sindacale, di procedere alla pubblicazione degli avvisi per il posto indicato. I docenti dunque verrebbero assegnati alla scuola dall'ufficio scolastico regionale, in base al punteggio, e stop.

In base alle candidature pervenute, continua l'articolato, il dirigente dovrà pubblicare un elenco dei docenti graduati per requisiti. A parità di posizione, la scelta cadrebbe sull'insegnante che ha il punteggio più alto nella graduatoria per la mobilità o nella graduatoria del concorso. L'individuazione dell'insegnante che dall'ambito passa sulla singola scuola, nella versione dei sindacati, diventa dunque un passaggio fortemente proceduralizzato in cui il potere discrezionale del preside è pressoché nullo. Non si cita infatti il colloquio, a cui, come prevede la legge 107, il dirigente lo scorso anno ha potuto ricorrere per la scelta finale.

Un irrigidimento dell'iter che i sindacati motivano anche con la necessità di garantire la trasparenza della scelta, facendo proprie le richieste dell'Anac. L'Autorità anticorruzione guidata da Raffaele Cantone, che sulla discrezionalità della chiamata diretta aveva acceso un faro in quanto foriera di eventi discriminatori se non corruttivi. Arrivati a questo punto della trattativa, con una proposta ministeriale e una sindacale molto chiare, la mediazione si sposta al livello politico.