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I sindacati fanno ricorso al Tar: bonus da 500 euro anche ai precari

Impugnato il provvedimento che esclude i docenti precari e gli educatori dalla fruizione della carta del docente. I ricorsi sono stati presentati unitariamente al Tar Lazio

24/11/2015
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Corriere della sera

di Valentina Santarpia

La battaglia contro la riforma della Buona scuola si sta spostando nelle aule dei tribunali. Dopo il ricorso contro l’esclusione dal piano di assunzioni dei precari di terza fascia e dei collaboratori scolastici (Ata), i sindacati contestano la legge 107 per il cosiddetto bonus professori. Il nuovo ricorso, presentato al Tar del Lazio da Flc Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Snals-Confals e Gilda -Unams, attacca infatti la carta del docente, quei 500 euro destinati all’aggiornamento professionale degli insegnanti assunti a tempo indeterminato e non esteso, questo è il punto criticato a livello legale, agli educatori e ai supplenti, che pure «svolgono a pieno titolo la funzione docente per tutte le attività programmate dalla scuola».

I punti impugnati

Il ragionamento da cui parte il fascicolo depositato davanti ai giudici amministrativi è questo: «I lavoratori a tempo determinato non possono essere trattati in modo meno favorevole dei lavoratori a tempo indeterminato, comparabili per il solo fatto di avere un contratto o rapporto di lavoro a tempo determinato», come specifica la direttiva dell’Unione europea. Quindi perché discriminare lavoratori che svolgono il proprio servizio allo stesso modo - si chiedono i sindacati - e che hanno esigenze di formazione e aggiornamento identiche, pur avendo forme contrattuale di tipo o durata diverse? Tanto più che gli insegnanti a tempo determinato lavorano soprattutto nei convitti: e quindi la norma finisce per penalizzare proprio questo tipo di istituzione scolastica .

Le richieste

Per questo i sindacati, a nome dei lavoratori, chiedono che vengano sospesi e annullati i provvedimenti che escludono i professori a tempo determinato e gli educatori dal bonus. Nel ricorso viene anche chiesto al Tar che la questione venga rimessa alla Corte costituzionale, per quegli aspetti che possono determinare «una discriminazione di fatto anche tra scuole e convitti». In sostanza, il ricorso va contro quella parte della legge che si ritiene violare i principi di imparzialità del buon andamento del servizio pubblico, oltre che i diritti dei lavoratori della scuola esclusi dal beneficio del rimborso. E non è finita qui. Perché gli studi legali dei sindacati continuano a lavorare a pieno ritmo, da quando la 107 è andata in cantiere : e le sigle, unitarie su questo fronte, promettono di verificare la possibilità di impugnare «tutti i provvedimenti applicativi che ritenessero lesivi di diritti riconosciuti».


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