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I sindacati chiedono lo stop al concorso ma la ministra Azzolina va avanti: prove dal 22 ottobre a metà novembre

La lettera delle organizzazioni sindacali

01/10/2020
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Il Sole 24 Ore

Forse aveva ragione Giambattista Vico quando parlava di corsi e ricorsi storici. Specialmente se guardiamo al mondo dell’istruzione. Neanche il tempo di fissare le date del concorso stroardinario da 32mila cattedre riservate ai precari con tre anni di servizio dal 2008/2009 a oggi, che dal mondo sindacale è arrivata l’ennesima richiesta a fermare tutto causa pandemia. E, se possibile, di pensare a una stabilizzazione per soli titoli più al massimo un orale di conferma.A chiederlo sono stati ieri, in una lettera unitaria ai parlamentari, i sindacati della scuola. Raccogliendo il consenso di alcuni esponenti dem (e l’ostracissmo del M5S) e riportando di fatto le lancette del reclutamento scolastico nello stesso punto di fine maggio. Come se nel frattempo non ci fosse stato un compromesso politico, un emendamento al decreto scuola e la decisione di spostare la selezione a dopo l’estate in cambio di una rivisitazione delle prove (non più un test a crocette ma 6 quesiti a risposta aperta da completare in 150 minuti). Ma la ministra Lucia Azzolina va avanti: il concorso straordinario si svolgerà dal 22 ottobre a metà novembre (come anticipato dal Sole 24 Ore di Lunedì 28 settembre ) e a seguire si svolgeranno anche le prove dei concorsi ordinari per altre 46mila cattedre.

La lettera delle organizzazioni sindacali
«Avviare in un contesto di emergenza igienico sanitaria lo svolgimento delle prove del concorso straordinario (e a seguire un maxi-concorso con oltre 500.000 candidati) non produce alcun effetto immediato in termini di assunzioni mentre espone la scuola e il personale coinvolto a un possibile aumento dei contagi nelle scuole e alla possibilità che molti precari, trovandosi eventualmente in situazione di contagio o di quarantena come effetto del lavoro che svolgono e che li espone a tali condizioni, siano esclusi dalla partecipazione al concorso». Queste le parole contenute in una lettera unitaria a firma di Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda. Con annesso appello al Parlamento a «promuovere un più complessivo ripensamento su una procedura che, se nell’immediato si rivela unicamente un fattore di ulteriore stress per le scuole, meriterebbe comunque di essere riconsiderata alla luce di quanto avvenuto anche in altri settori della Pa, mettendo in atto percorsi di stabilizzazione per titoli e prova orale che consentirebbero di garantire l'assunzione in forma stabile di quei precari già oggi impegnati in cattedra con serietà e professionalità al servizio del nostro sistema di istruzione».
Torna dunque la richiesta di “sanatoria” (o quasi) per i precari di lungo corso che era già stata avanzata durante la conversione in legge del Dl Scuola, salvo essere accantonata dopo il raggiungimento del compromesso citato prima.

La ministra Azzolina va avanti
La presa di posizione dei sindacati ha trovato immediatamente la sponda di quegli stessi esponenti dem che tra fine maggio e inizio giugno si erano battuti per il rinvio a dopo l’estate delle prove concorsuali (da Matteo Orfini a Francesco Verducci). Ma non del M5S e, soprattutto, della ministra Azzolina.
Rispondendo al question time alla Camera la titolare dell’Istruzione ha ribadito che «il concorso straordinario si svolgerà in assoluta sicurezza grazie alla distribuzione territoriale e alla scansione temporale della prove non ci sarà assembramento nè concentrazione dei candidati al di là di quello che qualcuno dice in modo strumentale. Saranno concorsi seri, selettivi. Serve - ha aggiunto - una verifica concorsuale che selezioni chi merita di insegnare; le famiglie chiedono docenti preparati». Fornendo poi qualche dato in più sulle modalità di svolgimento.
Nel confermare che si partirà il 22 ottobre e si andrà avanti fino a metà novembre l’esponente pentastellata ha spiegato che «verranno allestite oltre 20 mila postazioni per una media di meno di 10 candidati per aula», che «nei prossimi giorni sarà emanato uno specifico protocollo», che «si svolgeranno due turni al giorno di prove» e che «non ci saranno scuole chiuse né ore di lezione perse». Ma a giudicare dalla controreplica dei leader sindacali (la ministra «descrive una realtà che non esiste», ha sottolineato Maddalena Gissi della Cisl) la partita non si chiude qui.


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