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I sindacati all'attacco: sugli stipendi tagli inaccettabili

Messi nell'angolo dal premier, che ha preferito la strada della consultazione pubblica on line

09/09/2014
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ItaliaOggi

N

on ascoltati, non citati. Accusati inderettamente dal governo, in un passaggio nelle Linee guida di riforma, di essere stati concausa del depauperamento del Mof, il fondo di istituto destinato al miglioramento dell'offerta formativa, che nel 2010 pesava per quasi un miliardo e mezzo e che si è ridotto a mezzo miliardo per pagare gli scatti di anzianità ai docenti. I sindacati potranno dire la loro sulla riforma, almeno in questa fase, utilizzando la piattaforma di consultazione che sarà avviata lunedì prossimo per raccogliere il parere sui singoli punti di tutti, docenti, dirigenti, genitori, studenti, imprenditori. E anche sindacalisti. Il 15 novembre la consultazione sarà chiusa, intanto ci sarà stata la legge di stabilità e saranno svelati anche i dettagli dei 20 miliardi di tagli alla spesa pubblica a cui tutti i ministeri, non escluso quello dell'Istruzione, università e ricerca, dovranno contribuire.

Una misura è già certa: non ci sarà il rinnovo del contratto nel 2015. Il governo sostiene, davanti alle critiche, che non è una novità, essendo stato messo nero su bianco nel Def di scorsa primavera. Nel documento di economia e finanza in verità non si parla di nessun aumento fino a tutto il 2019.

Insomma, entro fine anno i tempi saranno maturi per mettere a fuoco i rapporti tra governo e sindacati sulla riforma della scuola. Certamente, dicono da viale Trastevere, ci saranno fasi nelle quali il sindacato dovrà essere istituzionalmente coinvolto: dalle nuove posizioni stipendiali alla mobilità dei neoassunti. Per ora però resta il gelo. «Io ci sto alla distinzione dei ruoli, il governo si assume le sue responsabilità», dice Massimo Di Menna, segretario della Uil scuola, «ma, rifiutando ogni confronto con il sindacato, rischia di non avere il polso della situazione. E di fare errori di cui poi pagheranno le conseguenze i lavoratori». Lavoratori che sono avvertiti: «Il documento di riforma non prevede nessun aumento di stipendio, anzi toglie dalla voce retributiva un miliardo e 200 milioni di euro, tanto valgono gli scatti, fino al 2019. Bisogna valorizzare i docenti, è l'obiettivo condivisibile del governo, ma non lo si può fare togliendo i soldi! Questa è una manovra di riduzione della spesa», ragiona Di Menna. Dice Francesco Scrima, numero uno della Cisl scuola e coordinatore dei settori del pubblico impiego di via Po: «Vediamo come il governo svilupperà il confronto sulle linee guida. Una consultazione, se è fatta seriamente, è assai più di un semplice sondaggio...Eludere il confronto con i sindacati significa che probabilmente si rischia di assistere al replay della consultazione farsa condotta sulla riforma della pa». In merito agli scatti di anzianità: «Abbiamo difeso l'unico fattore che consente di rendere minimamente decenti gli stipendi del personale della scuola. E lo abbiamo fatto utilizzando il Mof che è costituito di risorse contrattuali. Tra l'altro, l'anzianità di servizio fa parte delle retribuzioni di tutti i docenti europei». Non intaccare i fondi per le attività di istituto era possibile? «Certo, bastava che il governo di turno mettesse le risorse necessarie a finanziare gli scatti. Servono fatti, non parole».

Per Mimmo Pantaleo, segretario Flc-Cgil, «siamo al paradosso che non solo non si rinnovano i contratti ma si chiede ai lavoratori la restituzione di soldi a cui hanno diritto per vecchi accordi contrattuali. Noi agli scatti non rinunciamo». Così come il sindacato della scuola della Cgil non è pronto invece ad accettare «la competizione individuale» che è alla base dei nuovi scatti, «perché i settori della conoscenza possono migliorare la qualità se si favorisce cooperazione, valorizzazione delle professionalità, partecipazione democratica e responsabilità collettiva». E invoca una mobilitazione unitaria del pubblico impiego. Perché sia credibile l'annuncio del governo sulla valorizzazione dei docenti, «serve un immediato avvio delle trattative per il rinnovo del contratto di lavoro dove, in presenza dello stanziamento di adeguate risorse, si affrontino congiuntamente gli aspetti normativi ed economici, compresi quelli legati al riconoscimento della professionalità», ribadisce Marco Paolo Nigi, segretario Snals-Confsal, che «deve tener conto sia dell'anzianità sia del merito». Il governo è partito «con il piede sbagliato», attacca Rino Di Meglio, coordinatore nazionale Gilda degli insegnanti: «Rivendichiamo il diritto alle progressioni di carriera legate all'anzianità di servizio, mentre contestiamo la possibilità che si vuole dare ai presidi di scegliere gli insegnanti più adatti alle loro scuole, ciò significherebbe aumentare i poteri già fin troppo ampi esercitati dai dirigenti scolastici. E poi è assurdo chiedere agli studenti quali materie vogliono studiare: i programmi devono essere elaborati in base ai curricula che servono per rendere i ragazzi competitivi».


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