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I ragazzi senza scuola, la didattica della lentezza

Questa emergenza ha ridotto il corpo a un oggetto sanitario. Vita o morte, conta solo la salute. Il piacere, un abbraccio, un bacio, il sesso, il sapere, la prestazione intellettuale: accessori minori. Quel che importa è evitare il contagio. I giovani lo hanno capito subito e benissimo. Stanno a casa, disciplinati

07/04/2020
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la Repubblica

Concita De Gregorio

Era il 13 aprile, ora è il 18 maggio. Si fa come con i bambini quando bisogna tenerli buoni, distrarli. Manca molto? No, siamo quasi arrivati. Ma non avevi detto che eravamo quasi arrivati? A maggio, ho detto maggio. Avevi detto aprile. Hai sentito male, ho detto maggio. La verità è che nessuno lo sa, quando finirà. Naturalmente non lo sa neppure la ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina.

La ministra ora propone due soluzioni - busta A e busta B - per promozioni e bocciature, esami di terza media, maturità. Una pratica che riguarda otto milioni e mezzo di studenti e, per moltiplicazione accuditiva ed emotiva, padri madri nonni fratelli e zii, esponente alla quarta: fate la moltiplicazione, siamo tutti a scuola. Se arriviamo prima del 18 maggio - se le scuole riapriranno per quella data - è un conto. Se si va oltre è un altro.
Allora facciamo così. Facciamo spoiler. A scuola per quest'anno non si torna. Nessuno fra un mese e dieci giorni si assumerà mai il rischio di far tornare in classe 25-30 studenti per aula, nemmeno se fossimo - e non lo saremo - al giorno della salute ritrovata, del contagio zero, ospedali deserti e cinema riaperti. Perché è un attimo, la ripartenza. Non basta uscirne, bisogna non rientrarci. Quindi diciamolo subito, almeno ci prepariamo: busta B. A scuola per quest'anno non si torna.

Quindi: tutti ammessi alla classe successiva ("Ammessi non significa promossi - ha spiegato la ministra confondendo ulteriormente il già incerto scenario - non ci sarà il 6 politico. Ci saranno valutazioni sulla base della frequenza e del profitto delle lezioni online").

Per la terza media basterà una tesina. Per la maturità ci saranno solo gli orali, è facile prevedere che saranno in Internet altrimenti sai che assembramenti, in assenza di mascherine per tutti. Orali con commissione interna e presidente esterno, ulteriori dettagli in cronaca. Il tema politico, in questa storia, è che non esiste una cabina di regia: non sappiamo chi decida, quale sia l'autorità coronavirus preposta a immaginare la rotta. Se c'è, la tengono segreta. Non una grande idea. Se non c'è, è quel che si vede: navigazione a vista. Giorno per giorno. Buona volontà, migliori intenzioni, pazienza. Magari il caldo, a luglio, risolve. Ok, magari.

Il tema pratico è che queste lezioni online tagliano fuori un terzo degli italiani, per cominciare. Dati Istat, 2018/19: il 33,8 per cento delle famiglie, un terzo esatto, non possiede un computer. Il 41% al Sud. Ora ci sono soldi - tanti, 70 milioni - stanziati per dare tablet in comodato d'uso agli studenti che non ne hanno. Quando arrivano, entro Pasqua? Difficile. Ricevo ogni giorno decine di lettere di insegnanti. Martina Maestri, da Arezzo, scrive: "Come faranno i ragazzi già in difficoltà? Senza contatto fisico, senza sostegno". Antonio Fresa, un altro docente: "Penso con dolore ai ragazzi che vivevano già prima di questo maledetto virus in condizioni di svantaggio.

La paura grande è che alcuni restino indietro, separati da noi da differenze economiche, sociali, tecnologiche". Resteranno indietro. La connessione a distanza esclude non solo chi non ha un computer, un terzo degli italiani, ma anche chi non ha una buona connessione. Anche in condizioni ottimali più di quattro videolezioni al giorno non si riescono a fare, salta tutto. Ci sono studenti che possono collegarsi solo col telefono. Ci sono insegnanti che hanno deciso di pagare per loro l'estensione dei giga che servono. Fanno la ricarica agli studenti in difficoltà. Bravi, più che bravi, strepitosi, ma basta? Seconda questione, vado veloce e salto: interrogare, valutare a distanza - da casa - prevede la possibilità che l'interrogato vada a vedere sul libro, che chieda suggerimento a chi c'è o a chi può contattare in chat. Che "bari", insomma. Certo, la responsabilità individuale. Barriera debole. Da una parte la fiducia, dall'altra la protesta di chi pretende che sia dato merito al merito: che i primi della classe restino tali e gli ultimi altrettanto. Molti genitori, in nefasta chat, sono in sommossa - in queste ore. E il mio bravissimo figlio, dovrebbe essere promosso come quel somaro?

Non sono certa che usciremo dalla prova migliori, come tanti dicono. Nel frattempo: i ragazzi si organizzano. Sono più esperti del loro prof nella prova digitale. Ho visto classi in Zoom dove il professore annaspava e i ragazzi mettevano come sfondo la scenografia di Minecraft, facendo ridere il resto della classe nell'inconsapevolezza del docente di greco. Come in classe, proprio. D'altra parte. Questa emergenza ha ridotto il corpo a un oggetto sanitario. Vita o morte, conta solo la salute. Il piacere, un abbraccio un bacio, il sesso, il sapere, la prestazione intellettuale: accessori minori. Quel che importa è evitare il contagio. I ragazzi lo hanno capito subito e benissimo.

Stanno a casa, disciplinati, si astengono, soldati. Vince chi conosce la voluttà della disciplina, che nemesi in questi tempi di desiderio al comando. Però poi dipende, sempre dipende. Dalle persone, da chi siamo noi. Ci sono due docenti, a Cinecittà Est, Roma, che all'istituto Lombardo Radice hanno proposto come compito di scrivere una canzone. I prof sono Federico Lama, matematica, e Marco Maurizi, filosofia. La canzone, che ciascuno ha composto e suonato da casa, si chiama El virus no pasa. È su Youtube, andate a vedere: è un fatto. Magari non si finisce il programma, quest'anno. Niente guerre puniche. Però forse si impara a stare insieme da lontano, pensa che prova di maturità. Le maestre della scuola d'infanzia - Rossella, Luisella - mi inviano link ai canali dove raccontano ai loro bimbi piccoli ogni giorno una favola. Tutto quel che si impara di fondamentale del resto si impara all'asilo, lo scrive Robert Fulghum: "Giocare correttamente. / Non fare male alla gente. / Rimettere le cose al posto. / Sistemare il disordine. / Non prendere ciò che non è mio. / Dire che mi dispiace quando faccio del male a qualcuno. / Lavarmi le mani prima di mangiare". Va avanti, è interessante. Poi: la ministra annuncia che si terrà il concorsone, 4500 posti di docente da assegnare. È bello, pensare all'anelato concorso in piena pandemia. Da casa, naturalmente. E allora. Se siamo certi che gli aspiranti insegnanti non bareranno, nel rispondere alle domande dalla loro stanza, che non ricorerranno a Wikipedia. Allora anche i ragazzi, no?

Dai, che ce la facciamo. Quanto manca? Non lo sappiamo, figli. È la didattica della lentezza, questa. Della fiducia. Giochiamo tutti alla classe capovolta: siete voi, che ci date lezione. Siate seri, per favore. Prendete il comando: fateci vedere che non si bara, a questo gioco. Tutti ammessi, perché pensa il disastro che sarebbero i ricorsi al Tar. Un inferno. Ma siate tutti seri, per una volta. Fateci vedere come si fa. Verso il 18 maggio, l'infinito, e oltre.


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