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I professori premiati regalano i soldi ai ragazzi: “La scuola è al verde, il bonus serve a loro”

La scelta dei docenti nella periferia di Torino: così compriamo lampade e libri

11/01/2017
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La Stampa
TORINO
«Duecentocinquantanove euro lordi non ti cambiano la vita. E meno che mai sono una ragione per rinunciare ai tuoi principi. Il “bonus per la valorizzazione del merito” che se lo tenga il ministero, noi crediamo che la scuola sia collaborazione e che un insegnante da solo, per quanto abile e meritevole, sia destinato al fallimento». È stato questo il primo pensiero degli insegnanti della media Bobbio, succursale di via Ancina, periferia nata con l’immigrazione dal Sud e ora abitata dal mondo. Quello immediatamente successivo, però, almeno per parte di loro, è andato agli allievi che non hanno libri, che non possono andare in gita o anche solo centro a vedere un film. «Vogliamo che il bonus vada dove sarebbe stato giusto fosse andato direttamente: alle necessità della scuola. Ora stiamo aspettando di sapere quanti colleghi della sede centrale si uniranno a noi, poi vedremo le modalità per affidare il denaro alla segreteria. Desideriamo che chi ha fatto questa scelta possa anche decidere come impiegare il bonus».  

BARRIERA DI MILANO 
A raccontare è Giampiero Frasca, docente di Lettere. Prima di approdare in Barriera di Milano, dodici anni fa, insegnava alle superiori. Per dieci ha tenuto corsi di Storia e critica del cinema all’Università. «Sono stato conquistato da un lavoro che è, insieme, di insegnante - dice serenamente -, di fratello maggiore, padre, psicologo, assistente sociale. Quasi tutti i colleghi che arrivano qui, ci restano per le stesse ragioni. Entri nel meccanismo e non riesci ad andartene. Siamo un bel nucleo affiatato, siamo amici».  

Questo conta. «Abbiamo costituito una commissione di valutazione che è emanazione del collegio docenti e abbiamo stabilito linee che tengono conto dell’idea che il super-insegnante da solo non va da nessuna parte, funziona soltanto al cinema. Quindi, il bonus è stato dato al maggior numero di colleghi con l’idea, appunto, di reinvestirlo».  

«LIBRI IN PRESTITO» 
Soprattutto tra insegnanti di italiano e di matematica alle medie ci si parla parecchio. «Sappiamo che per star bene tutti, dobbiamo far star bene i ragazzi», dice Ilaria Ceccon. In una lettera rivolta al ministero i prof di via Ancina (una quindicina), hanno scritto «non abbiamo bisogno di incentivi rispetto a un lavoro che amiamo: abbiamo bisogno di una riforma strutturale che ci doti di tutto quel materiale necessario e di cui siamo sempre più privi». Dal toner per la fotocopiatrice in avanti. Altre mancanze sono anche più sofferte: «Una mia allieva - dice Frasca - ieri ha preso un bel voto di storia perché durante le vacanze ho potuto prestarle il libro. Qui negli anni più duri della crisi metà genitori erano disoccupati, ora trovano qualche lavoretto». Giovanna Russiello insegna matematica: «Parecchi miei alunni non hanno i testi e io distribuisco vecchie edizioni in modo che a casa possano fare degli esercizi. Ma dopo dieci anni ho dovuto fare una nuova adozione e le vecchie copie non funzionano più: con il bonus spero di organizzare una piccola biblioteca con alcune copie del nuovo libro da dare in prestito. Poi, vorrei poter offrire un laboratorio scientifico tenuto da un’associazione esterna per rendere lo studio più interessante». Ciò che è normale in altre zone della città con un piccolo contributo delle famiglie, qui spesso diventa impossibile.  

Frasca: «Abbiamo rinunciato ad andare a una proiezione del View Fest. Il biglietto costava due euro, non tutti li avevano e la riserva di classe era vuota». Il «bonus» per i prof meritevoli servirà ad evitare qualche delusione. Ancora: «Abbiamo una bella aula magna con videoproiettore. Ma la lampada ogni tanto si brucia e costa 300 euro. Potremo cambiarla...».  


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