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I prof. ammettono: impreparati a certificare le competenze. E intanto spopola l'autovalutazione degli studenti

Il comitato scientifico nazionale proporrà al ministero di estendere la sperimentazione di nuovi strumenti

12/12/2017
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ItaliaOggi

Formazione per rispondere meglio ai cambiamenti che la certificazione delle competenze comporta. È la richiesta che emerge forte e chiara dai docenti nel Rapporto di monitoraggio sul terzo anno di adozione sperimentale dei modelli di certificazione delle competenze nel primo ciclo, realizzato dal Miur tra giugno e luglio 2017 sulle 2.689 scuole statali e paritarie che hanno partecipato alla sperimentazione nel 2016/17, aumentate costantemente dalle prime 1.477 nel 2015/16 passando per le 2.183 del 2016/17.

Una richiesta di formazione già evidenziata nei primi due anni della sperimentazione come accompagnamento sul campo dei processi di innovazione. E su cui ora il Comitato scientifico nazionale sulla sperimentazione pone come priorità del Piano nazionale di formazione chiedendo di «progettare una o più azioni strategiche nazionali di formazione sui temi della didattica per competenze e innovazione metodologica e della valutazione degli allievi, come ad esempio, un piano nazionale di formazione per formatori e figure sensibili».

Due gli aspetti sui quali nel monitoraggio si polarizzano i bisogni formativi dei docenti: la didattica per competenze (74,4%) e gli strumenti per la rilevazione delle competenze (65,5%). Altro passaggio cruciale per le scuole: i raccordi tra la valutazione degli apprendimenti e la certificazione, scelto dal 54,4% dei docenti e già emerso durante tutta la sperimentazione. Per il 42,5%, poi, è necessaria la formazione sul curricolo verticale per competenze, mentre per il 40,2% l'approfondimento della relazione tra discipline, profilo dello studente e competenze. Del tutto marginali gli aspetti amministrativi legati alla certificazione delle competenze: la procedura di adozione della certificazione si ferma all'1,5%.

Anche l'analisi delle risposte aperte conferma la necessità di un sostegno della formazione al processo di valutazione delle competenze. Il 18% di queste risposte, infatti, fa riferimento alla necessità di investire nella formazione dei docenti. Trovando la sua ragione anche nell'investimento delle reti, che in molti casi hanno attivato percorsi di formazione e autoformazione che hanno fruito di competenze interne alle scuole.

Il 35% delle scuole, infatti, ha dichiarato nelle risposte chiuse di aver attivato percorsi di formazione specifici. In particolare, le scuole ritengono necessaria una formazione che affronti tre complessità: l'utilizzo e la messa a punto di strumenti efficaci (compiti di realtà, rubriche valutative, diari di bordo, osservazione sistematica) per la valutazione delle competenze; la gestione dei cambiamenti sul piano della didattica che la valutazione delle competenze comporta, per esempio allestire e lavorare in una classe intesa come ambiente di apprendimento; la relazione fra apprendimenti disciplinari e competenze trasversali. Questa ultima resta un problema aperto, sottolineato anche dai report regionali.

L'usr Lombardia osserva che «la valutazione dei contenuti disciplinari continua a essere prevalente». Spesso si opera una giustapposizione tra competenze disciplinari e trasversali (imparare a imparare, competenze sociali e civiche), «senza comprendere quindi la comune matrice olistica», nota l'usr Veneto. Del resto, la certificazione delle competenze ha rappresentato uno stimolo al ripensamento del curricolo e alle innovazioni didattiche e valutative. Ben 1.357 scuole, il 69,6%, ha confermato o avviato la sperimentazione per gli aspetti pedagogici che il modello intende far emergere, il 63,4% e il 52,6% per superare le incertezze degli ultimi anni con una proposta nazionale e la corrispondenza del modello con il lavoro svolto dalla scuola sulla valutazione. Per accertare le competenze degli alunni le scuole si sono orientate, per oltre il 95%, sull'osservazione sistematica. A seguire, le prove strutturate (86,7%) e semistrutturate (83,9%). Confermato invece lo scarso utilizzo del dossier e del portfolio dello studente (13%). Leggermente aumentato l'utilizzo del compito autentico (83%).

Confermate le forme di autovalutazione degli alunni (73,9%), così come il forte incremento di compiti ed esercitazioni tradizionali (83,6%.) Di qui, tra le priorità del Comitato scientifico nazionale, proporre al Miur di considerare l'anno scolastico 2017/18 «un anno-laboratorio per l'adozione guidata di nuovi strumenti di valutazione e certificazione», supportando soprattutto a quel 50% di scuole non coinvolte nella sperimentazione, grazie alla consulenza degli staff regionali Indicazioni 2012.


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